Skip to main content

La dipendenza europea dal gas russo e l’esigenza di diversificazione a fini di sicurezza sono diventati per noi un mantra. Però, più esorcizziamo la dipendenza dalla Russia e più gas ne importiamo. È il paradosso del chi dipende da chi. Il budget federale russo è largamente tributario dell’esportazione di idrocarburi. Il valore delle esportazioni è stato nel 2016 di 73,6 miliardi di dollari, di cui 31,28 esportazione di gas. Circa il 75% dell’esportato è finito in Europa (al lordo della Turchia). Il gas non è liquido e il gasdotto unisce indissolubilmente un giacimento a un mercato. L’Europa è oggi quasi l’unico cliente della Russia. Dipendiamo (in parte) da Mosca per il nostro approvvigionamento energetico e Mosca dipende (in parte) da noi per il suo Welfare. Parrebbe una condizione, più che di dipendenza, di equilibrio. Dipendo da qualcosa o da qualcuno se non lo posso sostituire. Posso sostituire un fornitore solo se ho capacità di trasporto per la fornitura alternativa. Il petrolio va per nave, e dunque non c’è nessun problema a farlo arrivare da altre origini. Per il gas, via tubo o Gnl (Gas naturale liquefatto), l’infrastruttura è più complessa e ha tempi lunghi di realizzazione. Sei dipendente dal fornitore “X” se non disponi di un’infrastruttura ridondante, in cui la capacità di carico residua consenta il trasporto da altri fornitori di volumi equivalenti a quelli forniti da “X”.

Non è però il nostro caso. Il gas russo vale il 46% delle nostre importazioni; ma le infrastrutture su cui transita rappresentano meno del 30% della nostra capacità di importazione. Abbiamo potenzialmente un problema solo se i fornitori alternativi hanno criticità di produzione (e dalla Libia alla Norvegia varrebbe la pena di approfondire). Poi a sfumare la dipendenza c’è un principio di mercato. Dieci anni fa, cioè, i prezzi erano negoziati bilateralmente e indicizzati al prezzo del petrolio. Adesso la formazione del prezzo in Europa è prevalentemente pubblica e trasparente (avviene su mercati centralizzati simili alle borse valori), con rinvio a un prezzo (hub) di riferimento. E l’indicizzazione di lungo periodo nei contratti europei si è preponderantemente convertita da gas to oil a gas to gas. Alla scadenza dei contratti in essere è plausibile che i rinnovi avvengano per volumi minori, ampliando lo spazio delle vendite spot. E certamente sarà, come già è, lo spot a fare marginalmente il prezzo.

Il mondo (del gas) è cambiato; e la guerra del gas altro non è, in divenire, che ordinaria concorrenza tra produttori. Più mercato significa anche più Gnl, che tuttavia non è destinato per volumi a sostituire a breve i fornitori tradizionali via tubo. Può però, soprattutto quello americano, farsi price maker. La produzione americana viaggia per nave, ha flessibilità di destinazione, ha avuto sino ad oggi acquirenti finali solo su basi spot. Va dove la porta il prezzo, e solo se gli conviene viene in Europa. Uno dei rischi teorici della “dipendenza” è che il fornitore privo di alternative possa fare monopolisticamente il prezzo. La realtà è che se Gazprom lo facesse perderebbe quote di mercato in favore del Gnl. Il mercato è già abbastanza liquido da obbligare l’oligopolista a operare in regime di concorrenza. E così è stato.

Un’infrastruttura di trasporto, per stagionalità e altro, non è mai utilizzabile al 100% della capacità. Però che linee dalla Russia siano utilizzate oltre il 50% e i rigassificatori europei (al lordo della Turchia) sotto il 20% qualcosa significa. Se abbiamo una capacità di rigassificazione non utilizzata superiore in volume assoluto ai volumi che annualmente importiamo dalla Russia è un po’ per mancata integrazione della rete europea (che dovrebbe essere priorità rispetto alla diversificazione); ma è soprattutto segnale di prezzo. Il russo costava di meno. La Russia è l’unico nostro fornitore via tubo con significativa spare capacity produttiva. Gli altri hanno tutti qualche problema, in prospettiva, a mantenere i livelli attuali; e la produzione domestica europea cala visibilmente.

Guardando alla capacità produttiva e di esportazione anziché alla politica, i volumi che potrebbero venire meno e rispetto ai quali si pone un’esigenza di diversificazione non sono quelli russi, ma tendenzialmente tutti gli altri. Il problema di una diversificazione è infine che in una combinazione di mercato stagnante, offerta sovrabbondante e prezzi depressi, non possiamo confidare nel mercato. Nessuno, o quasi, è disposto a investire a proprio rischio in un sistema infrastrutturale già ridondante. Il rigassificatore si può fare solo se il ritorno sul capitale investito (Rab) è garantito vuoto per pieno sulle bollette del gas. Il tubo (Transmed?) si può fare solo se si fa credito molto agevolato, poiché a questi prezzi l’investimento non è (pienamente) recuperabile con la vendita del gas. La dipendenza è a prezzi di mercato e l’indipendenza è a costo di sussidio. Poi può cambiare; e tocca al pubblico realizzare infrastrutture fondamentali per supplire all’incapacità del mercato di pensare lungo. Purché però il pubblico giustifichi l’aiuto/sussidio con una rigorosa analisi costi/benefici, eviti il ricorso emotivo alla dipendenza e non usi il termine “strategico” a contrassegnare tutto ciò per cui non trova giustificazione economica.

russia, gas

Il prezzo della dipendenza dal gas russo

Di Massimo Nicolazzi

La dipendenza europea dal gas russo e l’esigenza di diversificazione a fini di sicurezza sono diventati per noi un mantra. Però, più esorcizziamo la dipendenza dalla Russia e più gas ne importiamo. È il paradosso del chi dipende da chi. Il budget federale russo è largamente tributario dell’esportazione di idrocarburi. Il valore delle esportazioni è stato nel 2016 di 73,6…

Giulio Tremonti

Perché fu politicamente criminale la lettera Bce-Bankitalia del 2011

Di Giulio Tremonti

Signor direttore, ho letto l’articolo di Gianfranco Polillo pubblicato sul giornale da lei diretto sotto il titolo: “Nota Def, vi spiego cosa farà davvero il governo, su spesa, tasse e debito”. Nell’articolo è scritto tra l’altro quanto segue: “… è la fine imminente di un antico tormentone. Quello delle “clausole di salvaguardia”: una copertura finanziaria “creativa” che ci trasciniamo dalla…

Il boicottaggio del Qatar è riuscito o è fallito?

“Ciò che conta è che abbiamo fermato qualsiasi azione militare”. Le parole dell’emiro del Kuwait, Shaykh Sabah Al-Ahmad Al-Jaber Al-Sabah, pronunciate in conferenza stampa alla Casa Bianca il 7 settembre, restituiscono tutta la gravità della crisi politica apertasi il 5 giugno fra Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Egitto e il Qatar. Perché l’emiro kuwaitiano, primo e vero mediatore, non ha alcun…

Tutti gli schieramenti alle elezioni regionali in Sicilia

Il prossimo 5 novembre in Sicilia si deciderà chi sarà il futuro governatore regionale. Gli schieramenti in campo sembrerebbero rispecchiare i futuri scenari nazionali: una sinistra alternativa, un centro sinistra di governo e un centro destra unito. Claudio Fava, attuale vice presidente della commissione antimafia, unisce tutte le diverse posizioni di sinistra attualmente in campo. Il PD come anche AP,…

Si può contare fino all'infinito?

Che i numeri sono infiniti non stupisce nessuno. Ma se ci chiedessero se esistono più mele o più spicchi? Non rispondiamo troppo affrettatamente... "Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia", ma quante cose ci sono esattamente tra i numeri? La risposta a questa domanda è, tra le molte, che racchiude…

Deutsche Bank, bund

Come in Germania si mugugna per la carenza di campioni nazionali dell'economia

L’economia tedesca continua ad andare a gonfie vele. La disoccupazione al 5,6 per cento è ai minimi storici. Va tutto benissimo, non fosse che: “Alla Germania mancano le vere stelle dell’economia mondiale” si legge nel numero di questa settimana dello Spiegel. “Nella seria A dei campioni globali siamo oramai la retroguardia”. Ai primi posti tra le imprese con il maggiore…

Vi spiego come nasce l'indipendentismo che solca la Catalogna

Il catalanismo (da non confondere con il nazionalismo e neppure con l’indipendentismo) ha una lunga storia. Dalla seconda metà dell’Ottocento fu rivendicazione regionalista di un’identità culturale. Con la sconfitta spagnola nella guerra Ispano-americana del 1898, si trasformò in un vero movimento politico che chiese autonomia sul piano amministrativo in nome del "fattore differenziale". Madrid respinse la richiesta e la dittatura…

Il ruolo dei Big Data nelle prossime elezioni politiche in Italia

Le prossime elezioni politiche italiane potrebbero essere le prime in cui una delle forze che si contende il governo del Paese farà uso delle nuove tecniche di analisi di Big Data. La notizia è arrivata nel corso dell'ultima presentazione del libro La fabbrica delle verità di Fabio Martini. L'autore, cronista politico del quotidiano La Stampa, ha affermato che uno dei…

GIUSEPPE SALAROBERTO MARONI

Ema, ecco vantaggi e svantaggi di Milano nella corsa all'agenzia europea del farmaco

Milano è ufficialmente in corsa per ospitare l'Agenzia europea del Farmaco (Ema). La Commissione europea, l'organo esecutivo del Vecchio continente, ha infatti validato la candidatura del capoluogo lombardo, presentata dopo la Brexit, nella speranza di poter ereditare da Londra l'importante amministrazione e il suo relativo indotto. Ma le avversarie europee sono numerose (18), dunque la partita è ben lungi dal…

Giuseppe Pennisi

Che cosa nascondono le nuove regole Bce sulle sofferenze bancarie

La autorità di vigilanza della Banca centrale europea hanno varato una bozza di aggiornamento al regolamento sul trattamento dei Non Performing Loans (NPL), ossia sofferenze di varia grado e tipo. La bozza è, quindi, ancora un elemento di discussione con le parti interessate. E’ fuor di dubbio che, data la materia, necessita un dibattito al Parlamento Europeo (PE) prima di…

×

Iscriviti alla newsletter