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Dopo i guai di piazza San Carlo, Chiara Appendino ha una grande preoccupazione: il G7 dell’industria, programmato a Torino per settembre. In un periodo delicatissimo per l’amministrazione grillina, il primo dei problemi della sindaca sarà garantire sicurezza e ordine pubblico. All’evento sono attesi, oltre ai grandi del pianeta, anche le manifestazioni degli antagonisti, che già negli ultimi giorni si sono mostrati turbolenti, come dimostrano i recenti disordini con la polizia a Vanchiglia.
L’INCONTRO CON MINNITI

Appendino lunedì ha incontrato il ministro dell’interno Minniti, che ha spazzato il campo dall’ipotesi di spostare il summit, un’idea che circolava negli scorsi giorni nei corridoi di Palazzo civico. Però la sindaca ha chiesto al ministro garanzie, ovvero uomini per poter gestire l’appuntamento.

Appendino viene da un mese infernale e sa di avere puntati addosso gli occhi di tutta Italia. Deve ripulire l’immagine della sua amministrazione dopo gli incidenti del 3 giugno di piazza San Carlo, che hanno causato un morto e 1500 feriti, e dopo le cariche della polizia che il 20 giugno hanno devastato piazza Santa Giulia all’ora dell’aperitivo. Contro di lei, le critiche sulla gestione dell’ordine pubblico sono state martellanti e durissime, e la sindaca non può permettersi altri passi falsi. Fermo restando che il summit si farà, come previsto, dal 26 al 30 settembre, dopo l’incontro con Minniti è possibile una modifica del programma. Confermato l’utilizzo della Reggia di Venaria, ma potrebbe saltare la location del Lingotto, più difficile da gestire in caso di contestazioni.

IL RAPPORTO DEI GRILLINI CON I CENTRI SOCIALI

Di certo le manifestazioni ci saranno. E, anche dal punto di vista politico, sarà interessante capire che atteggiamento terrà l’amministrazione grillina nei confronti degli antagonisti. Sia il Pd che il centrodestra accusano la truppa Appendino di essere legata, per motivi elettorali, ai centri sociali. Più di un indizio dà loro ragione. A partire dal fatto che la consigliera del M5S Maura Poli ha militato per anni al Gabrio, e che è rimasta coinvolta nei disordini del primo maggio. Ma a rinfocolare la polemica hanno contribuito i fatti di Vanchiglia, dove esponenti di Askatasuna hanno partecipato agli scontri con la polizia. Chi si aspettava dai grillini una chiara presa di distanza è rimasto deluso. La sindaca in un comunicato ha condannato le violenze, non senza stilettate contro Questura, ma non ha fatto esplicito riferimento ai centri sociali. E non l’ha fatto nonostante le sollecitazioni giunte sia dagli oppositori politici, per esempio il senatore Pd Stefano Esposito, che dai sindacati di polizia. Questi ultimi chiedevano la chiusura dei centri sociali, ma la risposta è arrivata dalla consigliera del M5S Viviana Ferrero che ha bollato la richiesta come “superficiale”. “I centri sociali fanno parte della città, come gli ospedali”, ha dichiarato, mentre Deborah Montalbano ha rifilato un’altra stoccata alla Questura: “Questa amministrazione non tollera la politica dei manganelli, non è così che si dà sicurezza”.

LE CRITICHE DELL’ARCIVESCOVO NOSIGLIA

Nel dibattito è intervenuto anche l’arcivescovo Cesare Nosiglia, in occasione del discorso alla città per la festa di San Giovanni. Parlando davanti alla sindaca, al prefetto Saccone e al questore, tutti presenti alla cerimonia, Nosiglia è tornato su piazza San Carlo. “C’è ancora molto lavoro da fare per educare a stare insieme in modo civile, oltre al dovere di programmare e gestire al meglio gli eventi cittadini” ha detto. Poi si è rivolto ai politici. “Il mondo della politica oggi a Torino appare silente. Per i cristiani, la politica è la forma più alta di carità, l’arte di costruire il futuro, disegnare un progetto unitario. Oggi manca questa passione per la politica intesa come amore per la città, voglia di costruire insieme che vada al di là delle priorità individuali o di gruppo”.

L’UNIONE INDUSTRIALE

Non è la prima volta che Nosiglia rivolge velate critiche all’amministrazione comunale. Ma, malgrado tutto, Appendino incassa anche il sostegno di pezzi significativi della città. Per esempio quello del presidente dell’Unione industriale Dario Gallina che, nell’insistere per non spostare il G7, durante l’assemblea annuale ha sottolineato la voglia di scommettere sul futuro della città “senza farsi influenzare dai recenti pessimi avvenimenti”. Ha poi invitato a evitare “speculazioni politiche”, per poi concludere “non è escluso che da questa esperienza si possa diventare più capaci”.

E che l’amministrazione stia cercando di fare tesoro dei propri errori lo si è visto già ai festeggiamenti del patrono, San Giovanni. Qui, dal punto di vista della sicurezza è andato tutto bene, anche se la festa è stata un grande flop in termini di partecipazione, segno che le scorie di piazza San Carlo non sono ancora state smaltite. Peraltro, anche in questo caso, l’amministrazione è stata duramente criticata, stavolta dai commercianti. Tutto per colpa di un’ordinanza, notificata la sera prima dell’evento, che imponeva di rimuovere i dehor entro la mattina successiva.

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