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Il Governo ha da poco introdotto l’obbligatorietà dei vaccini e la loro gratuità. Ma quanto costa il decreto Lorenzin alle casse pubbliche? E soprattutto: la copertura finanziaria è garantita? La risposta all’ultima domanda, almeno a leggere la nota pubblicata dal Servizio del bilancio del Senato, è no. Quindi potrebbero non esserci i soldi per vaccinare tutti, o quantomeno per dare piena attuazione al decreto.

COSA PREVEDE IL DECRETO LORENZIN

Anche in seguito all’epidemia di morbillo sviluppatasi in Italia negli ultimi mesi, il decreto Lorenzin ha stabilito l’obbligo, per le famiglie dei bambini che si iscrivono a scuola, di presentare la certificazione di aver effettuato dodici vaccini (prima erano quattro), o i certificati di esonero. Le malattie per cui occorre immunizzarsi sono la polio, la difterite, il tetano, l’epatite B, la pertosse, l’haemophilus influenzae tipo B, il meningococco B, il meningococco C, il morbillo, la rosolia, la parotite e la varicella. Il decreto ha inserito dure sanzioni per chi non si adegua, a partire da multe fino a 7500 euro per arrivare alla denuncia alla Procura dei minori, che può portare all’esclusione della patria potestà. Misure che tuttavia potrebbero essere smussate dal Parlamento, che sta modificando la legge.
Al netto del dibattito politico ed etico, che resta accesissimo, ci sono seri nodi contabili da affrontare. Sono riassunti dal Servizio del bilancio del Senato, che analizza la relazione tecnica allegata al decreto Lorenzin e in sintesi si chiede: lo Stato è obbligato a vaccinare tutti i minori fra 0 e 16 anni e a farlo gratis. Ma ha i soldi per farlo?

LA SOGLIA DEL 95%

Il decreto si pone l’obiettivo di arrivare a una copertura vaccinale del 95% della popolazione, quella raccomandata dall’Organizzazione mondiale della sanità, affinché sia raggiunta la cosiddetta immunità di gregge, ovvero la soglia considerata sicura per evitare epidemie. Tale obiettivo era già stato fissato, anche se non per tutte le malattie, l’anno scorso, prima del decreto. E per raggiungerlo erano stati stanziati 473 milioni nel triennio, così suddivisi: 100 milioni di euro per il 2017, 127 milioni nel 2018 e 186 milioni nel 2019. Questi soldi devono bastare.
Il problema è che il decreto Lorenzin ha sparigliato le carte, per esempio alzando le soglie della copertura per la meningite e la varicella. C’è poi un altro problema: le coperture finanziarie, in teoria, sono state fissate per raggiungere la quota di copertura del 95%. Ma che succede se, in virtù dell’obbligo introdotto, si supera quella soglia? La nota del Servizio di bilancio del Senato suggerisce che gli stanziamenti potrebbero non bastare, e quindi suggerisce l’introduzione di un meccanismo di monitoraggio dei nuovi vaccinati, “in modo da reperire ulteriori risorse ove si superasse il valore del 95%, prevedendo la riduzione di altri stanziamenti”.

PREVISIONI INCERTE

La relazione tecnica allegata al decreto, che fa una valutazione analitica su varicella e meningogocco B, si poggia su parametri incerti, essenzialmente due: il costo previsto dei vaccini, che è calato nel 2017 ma non è detto che rimanga costante in futuro, e una stima demografica dubbia, quella relativa alla natalità del prossimo triennio. Sono entrambi dati che incidono in maniera decisiva sugli impegni di spesa. Il Servizio del Bilancio del Senato, almeno per il meningococco B, giudica la stima “plausibile ma non sufficientemente prudenziale”.
Peraltro i maggiori oneri introdotti dal decreto, per esempio sulla varicella, risulterebbero coperti dai risparmi sul prezzo degli altri vaccini. Ma tali modalità di copertura, argomenta la nota del Senato, si sarebbero verificate anche in assenza del decreto Lorenzin e quindi dell’incremento dei costi di vaccinazione. Semplificando: come possibile che i soldi che dovevano bastare per vaccinare tot persone bastino per vaccinarne migliaia in più? E non si parla soltanto dei costi relativi alle dosi dei vaccini, ma anche degli aggravi per le Asl in termini di impiego del personale, sia impiegatizio che infermieristico.

I MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI

Secondo il decreto anche i minori stranieri non accompagnati hanno obbligo di vaccinarsi. Ma, sostiene il Servizio di bilancio del Senato, poiché fra il 2015 e il 2016 il numero dei minori stranieri non accompagnati è aumentato di oltre 2000 unità (in termini percentuali l’incremento è del 37%, gli oneri derivanti potrebbero compensare – e superare – i risparmi previsti per il probabile calo delle nascite. E quindi “andrebbero fornite maggiori informazioni sugli stanziamenti di emergenza”.

GLI INDENNIZZI

Altro capitolo spinoso è quello relativo agli indennizzi chiesti per i danni derivante dai vaccini. La nota del Senato suggerisce che, una volta introdotto l’obbligo, anche le richieste danni di chi riporta danni permanenti dovuti alle vaccinazioni “dovrebbero verosimilmente aumentare”. E quindi richiede “stime in ordine al maggiore impatto citato”. Per contro, la maggior copertura vaccinale dovrebbe consentire un risparmio relativo alle cure delle malattie. Ma, anche qui, il Senato esorta la previsione di una stima.

I CONTROLLI

Secondo il decreto, le attività di controllo degli adempimenti dell’obbligo di vaccinazione, delegate alle Asl e ai Tribunali dei minorenni, non comporterebbero maggiori oneri per la finanza pubblica, essendo già previste da leggi precedenti. Il Senato nulla obietta sul piano teorico, ma rileva che “l’estensione degli obblighi vaccinali potrebbe determinare un aumento degli oneri, un aggravio lavorativo”, e quindi finanziario.

LE ATTIVITA’ DI COMUNICAZIONE E PROMOZIONE

Il decreto Lorenzin prevede anche iniziative di comunicazione per informare la cittadinanza dei nuovi obblighi, tramite la Rai o attività pubblicitaria che utilizzo fondi della Presidenza del Consiglio. Resta da capire come verranno modulate le campagne, e se altri “capitoli” verranno ridotti per promuovere l’obbligo vaccinale.
Inoltre è stato stabilito, per il 2017, un budget di 200mila euro che copra le iniziative di formazione del personale scolastico sui temi di vaccinazioni e prevenzione sanitaria. I fondi dovrebbero entrare dalle sanzioni amministrative comminate agli inadempienti agli obblighi vaccinali. I corsi sono previsti per un unico insegnante per ciascuna autonomia scolastica, cioè in totale 5341 docenti. Ma c’è un problema: la successiva attività, rivolta a colleghi e studenti, oltre a essere di “mera sensibilizzazione” sarebbe da svolgersi a titolo gratuito. Una modalità che, a detta della nota del Senato “non sembra idonea a garantire l’effettiva realizzazione del programma formativo”.

GLI ONERI PER LE SCUOLE

Infine, il decreto Lorenzin impone ai dirigenti scolastici il controllo della documentazione che certifichi le vaccinazioni effettuate. Ma chi spiegherà al personale amministrativo delle scuole come valutare la documentazione? Il Senato suggerisce la creazione di un percorso formativo ad hoc, e comunque sottolinea che gli ulteriori impegni andranno a incidere sugli straordinari dei dipendenti. E quindi, in ultima analisi, sui conti pubblici.

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