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Raggiungere un accordo con il governo sull’autonomia della Lombardia prima della fine della legislatura per farlo ratificare dal prossimo Parlamento: è l’obiettivo del presidente lombardo Roberto Maroni, che a Roma ha portato le istanze autonomistiche risultato del referendum del 22 ottobre scorso, in cui si sono espressi oltre tre milioni di cittadini della regione. “Puntiamo ad arrivare ad un accordo prima delle elezioni politiche, magari già a gennaio – ha detto dalla Capitale dove è andato, affiancato dall’Emilia Romagna, per chiedere più autonomia in base all’articolo 116 della Costituzione – non sarà facile, e non mi illudo, perché le nostre richieste sono tante e molto ambiziose, ma ho trovato la disponibilità da parte del governo”.

L’INCONTRO

Il sottosegretario agli Affari regionali e autonomie Gianclaudio Bressa ha confermato i tempi: “Nell’incontro – ha detto – è stata definita una prima road map del negoziato, stabilendo di limitare il confronto a un certo numero di materie e consegnare alla prossima legislatura un primo accordo quadro”. La Lombardia punta ad ottenere dal governo il riconoscimento di specialità, una via intermedia tra le regioni ordinarie e quelle a Statuto Speciale. “Se non ce la faremo prima della fine della legislatura – ha aggiunto il presidente lombardo – manderemo al prossimo Parlamento, più autonomisti e federalisti ci saranno, tanto meglio”.

IL VOTO

Maroni è andato a Roma forte del mandato del consiglio regionale lombardo che il 7 novembre scorso ha approvato a larghissima maggioranza la risoluzione che gli dà il mandato a trattare per ottenere più competenze, e le conseguenti risorse, per la regione: ha incassato 67 voti favorevoli su 72 votanti, con il sostegno di tutte le forze politiche, da sinistra a destra. Hanno votato a favore Lega Forza Italia Ap, Lista Maroni, Fratelli d’Italia e Pensionati e poi Centro sinistra, Pd Patto Civico e M5S.

IL SOSTEGNO PD

Il sì al referendum del 22 ottobre aveva in precedenza ricevuto il sostegno di un gruppo di amministratori locali di centro sinistra guidato dai sindaci di Bergamo, Giorgio Gori, che sfiderà Maroni per la presidenza della regione alle prossime elezioni, e di Milano, Giuseppe Sala. “Non ho necessità di essere con Maroni al tavolo di Roma – ha dichiarato Sala – invece è importante fare sentire la mia voce nella duplice veste di sindaco di Milano e città metropolitana, lo incontrerò per capire dove sta arrivando a mirare”.

LA TRATTATIVA

La trattativa con il governo si farà su tutte le 23 delle materie a competenza concorrente tra regioni e Stato elencate dall’articolo 117 della Costituzione. Nella risoluzione del consiglio regionale c’è un inciso in base al quale l’elenco non è “esaustivo”. “Potrebbero emergere contenuti non riportati nel testo che vogliamo poter affrontare subito, senza dover tornare prima in consiglio regionale”, ha spiegato Maroni.

LE MATERIE

Le aree delle materie oggetto di trattativa sono sei per altrettanti tavoli di confronto: istituzionale; finanziaria; ambiente; protezione civile, territorio e infrastrutture; economica e del lavoro; cultura, istruzione e ricerca; welfare; rapporto con enti locali e definizione del sistema istituzionale interno. La proposta che la Lombardia ha fatto al sottosegretario Bressa è che uno si tenga a Milano per sottolineare la parità di status tra Lombardia e Roma nel negoziato. È proprio a Milano il 21 novembre partirà il confronto vero e proprio con il governo, per l’Emilia Romagna sarà il 17 a Bologna.

Come procede la trattativa della Regione Lombardia col governo sull'autonomia

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