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Mohammed bin Salman continua a consolidare il proprio potere sull’Arabia Saudita. Il principe ereditario prosegue il consolidamento del suo potere eliminando potenziali rivali alla corsa verso il trono del regno che custudisce i due luoghi più santi dell’Islam. Portano la firma di MbS, come lo chiama la grande stampa internazionale, gli arresti su ordine di una nuova commissione governativa anticorruzione creata appena poche ore prima. Tra gli arrestati ci sono il ministro dell’economia Adel Fakieh; l’ex ministro delle Finanze Ibrahim al Assaf, che fa parte del consiglio di amministrazione della compagnia petrolifera Saudi Aramco; l’ex governatore di Riyad, il principe Turki bin Abdullah; Bakr bin Laden, presidente del gruppo Saudi Binladin e fratello di Osama bin Laden.

Nomi altisonanti e di un certo peso specifico nel sistema economico e di potere di Riad. Salman sta, evidentemente, cercando scardinare i vecchi equilibri di casa Saud e dello Stato, due reti che molto spesso si sovrappongono. Salman ha anche ritirato i mandati al principe Miteb bin Abdullah, che era il capo della Guardia Nazionale, e all’ammiraglio Abdullah bin Sultan bin Mohammed Al-Sultan, il capo della Marina. Il principe Miteb bin Abdullah, che è figlio del re Abdullah, morto nel 2015, era considerato un possibile contendente al trono. Era infatti l’ultimo membro della famiglia del re Abdullah che ancora aveva un importante ruolo nel governo. Ora il comando della Guardia Nazionale è passato a MbS, che in quanto ministro della Difesa ha il controllo su tutte le forze armate saudite. Davanti a un terremoto di tale portata nel primo produttore di petrolio al mondo e una potenza economica che investe massicciamente sui principali mercati mondiali la comunità finanziaria non può che guardare con grande attenzione. Soprattutto se viene arrestato il principe Alwaleed bin Talal, il miliardario proprietario della società di investimenti Kingdom Holding. Bin Talal, forte di un immenso patrimonio impiegato anche per acquisire partecipazioni azionarie in Apple, Twitter, News Corporation di Rupert Murdoch, Citigroup, è una figura chiave nel sistema economico di Riad anche se gli analisti non lo ritengono un peso massimo della politica, per anni è stato capace di far sentire la propria voce sulle principali questioni della politica saudita.

Visto che siamo in Arabia Saudita per capire che forme sta assumendo il potere bisogna guardare al petrolio. Come fa notare il Wall Street Journal, il terremoto generato da Salman è arrivato quando i sauditi hanno stabilito di liberalizzare la propria economia partendo dall’offerta al pubblico di una quota di Saudi Aramco, colosso dell’energia statale, il più grande produttore di greggio al mondo. L’Ipo potrebbe generare fino a 100 miliardi di dollari, rendendo il fondo sovrano di Riad il più grande del mondo e aiutando il Regno a investire in altre aree oltre il petrolio per realizzare l’ormai celebre strategia “Vision 2030”.

Khatija Haque, responsabile degli analisti di Emirates Nbd (uno dei principali gruppi bancari del Medio Oriente) ha detto a Bloomberg: «Salman vuole diversificare l’economia saudita. Gli arresti sono il segnale che il principe ereditario si sta muovendo per rafforzare la propria posizione», mettendo da parte i centri di potere che potrebbero opporsi al suo disegno. Una scelta che sembra essere approvata dagli Stati Uniti. La notizia dell’arresto del principe arriva quasi in concomitanza con la grande notizia del fine settimana economico: quella che vede protagonista l’invito di Donald Trump a Saudi Aramco, affinché scelga Wall Street, ovvero il New York Stock Exchange, per lanciare la sua Ipo. Potrebbe essere una nuova fase della special relationship economico-energetica tra Riad e Washington. Gli Stati Uniti, grazie al boom dello shale gas puntano all’indipendenza energetica. Hanno, quindi meno bisogno del petrolio saudita ma Salman potrebbe portare la quotazione di Saudi Aramco a New York così da creare un nuovo flusso di denaro verso gli Stati Uniti.

Tutte le conseguenze degli arresti in Arabia Saudita su Aramco e risiko energetico

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