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Mobilità elettrica, ci siamo? Forse sì, a un patto. Che gli enti locali in particolare non frenino. D’altronde il meccanismo si è messo in moto e sarà difficile arrestarlo. Diesel e benzina hanno i decenni contati, anno più, anno meno. E il Libro Bianco sull’auto elettrica, edito dalla testata Start Magazine e presentato questa mattina alla Camera, arriva in un momento chiave per l’industria dell’auto.

IL LIBRO BIANCO DI START MAGAZINE

L’incontro è stato aperto da Michele Guerriero, direttore di Start Magazine, che ha presentato i principali contenuti del Libro bianco. L’Italia parte svantaggiata rispetto ad altri Paesi europei in questo settore: la mancanza di un’industria automobilistica nazionale ha giocato un ruolo pesante sulla situazione presente che ci vede con poco più di 8500 auto elettriche immatricolate sino a dicembre 2016, sottolinea il report. “Occorre puntare quindi – ha detto Guerriero – sull’infrastruttura di ricarica pubblica, che nonostante un programma nazionale non ha registrato passi in avanti; sostenere l’infrastruttura di ricarica privata e per i nuovi edifici, elemento questo che viene spesso sottovalutato, e puntare sul car sharing elettrico e su una serie di misure di incentivi indiretti e di restrizioni per le auto classiche è l’unica strada per invertire la rotta”.

IL GOVERNO DEVE FARE DI PIU’?

Ermete Realacci, presidente della commissione Ambiente di Montecitorio, ha elencato diversi casi di Paesi che nel giro di qualche anno, come l’India dal 2030, interromperanno la produzione di auto ad alimentazione tradizionale. Realacci ha in questo senso sollecitato una maggiore sensibilità da parte del governo, in favore di iniziative volte a rinnovare il parco auto nazionale, tirando in ballo direttamente la Strategia energetica nazionale (Sen), messa a punto dal ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda. “La Sen rappresenta una grande occasione per l’auto elettrica, non possiamo e dobbiamo perdere tempo”.

IL PUNTO DI VISTA DELLE CASE AUTOMOBILISTICHE

Per Stefano Solero, presidente e amministratore delegato di Bmw Italia, c’è anche un altro problema che frena la mobilità elettrica. Norme troppo varie e troppo diverse tra loro a livello locale. “Gli incentivi che posso trovare a Torino non sono gli stessi di Roma o Milano. C’è troppa frammentazione tra gli enti locali, così è difficile fare dei piani strutturali sull’auto elettrica. Bisogna evitare questa sorta di balcanizzazione normativa”, ha spiegato il manager.

LA RINCORSA ITALIANA SULL’AUTO PULITA

Non è una novità, ma l’Italia parte svantaggiata anche quando si parla di mobilità elettrica. La mancanza di un’industria automobilistica nazionale ha giocato un ruolo pesante sulla situazione presente che ci vede con poco più di 8500 auto elettriche immatricolate sino a dicembre 2016. E pensare che, secondo alcune stime della Cives, la commissione italiana sui veicoli elettrici che ha collaborato alla stesura dell’opera, puntare sulla mobilità elettrica porterebbe all’Italia un risparmio economico di quasi 1,8 miliardi di euro nei dieci anni di vita di tali veicoli, derivanti per il 69% come minor esborso per l’importazione di petrolio e gas, per il 14% come minori spese sanitarie per l’inquinamento dell’aria imputabile alla mobilità, e per il 17% come valore monetario delle emissioni di CO2 evitate, che sono oggetto di un trading internazionale.

LA SPINTA DELLA RAGGI

La sindaca di Roma Virginia Raggi ha deciso di sposare la causa della mobilità pulita. A Roma, ha detto, “noi non solo abbiamo avviato un progetto per la collocazione entro il 2020 di almeno 700 colonnine di ricarica elettrica all’interno della città, ma abbiamo implementato i partner per il car sharing, e il car sharing elettrico, e stiamo cercando di portarli nelle periferie, e di scooter sharing elettrico. Abbiamo avviato come progetto pilota una sperimentazione con un’azienda che ci ha dato 250 scooter elettrici”.

FARE UNA SCELTA DEFINITIVA

L’ultima parola è stata affidata a Raffaele Tiscar (nella foto), già alla presidenza del Consiglio e oggi capo di gabinetto al ministero dell’Ambiente. “Dobbiamo fare una scelta di campo, lo impongono gli stessi trattati europei. Ma oggi scontiamo un problema di infrastrutture che mancano. Strade, porti, aeroporti. Mancano vere infrastrutture a sostegno della mobilità elettrica. E se non ci sono infrastrutture, nessuno viene a investire qui”, ha spiegato Tiscar. “L’altra questione è quella delle metropoli: oggi il nostro sistema urbano è malato. E non si può certo pensare a un miglioramento delle nostre metropoli senza partire da un cambio della mobilità”. Tiscar ha poi fatto un ragionamento: “E’ l’offerta a guidare la domanda. Non c’è domanda di auto elettriche? E’ perché non c’è offerta di infrastrutture, colonnine ma non solo. Solo incrementando l’offerta si può aumentare la domanda”.

Tutte le potenzialità dell'auto elettrica. Il Libro Bianco di Start Magazine

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