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Rispetto a un anno fa, il calcio italiano non ha più bisogno degli antibiotici. Un’aspirina può bastare a curare il pallone tricolore, almeno a detta del presidente della Federcalcio, Carlo Tavecchio, dopo uno sguardo ai dati dell’ultimo ReportCalcio, realizzato da centro ricerche Arel e da PricewaterhouseCoopers. Nel calcio professionistico cresce il valore aggregato della produzione, migliora la situazione patrimoniale, benché ancora fragile, e diminuisce il rosso. La Serie A è lo specchio di tale situazione. Nella stagione 2015-2016 il conto economico-finanziario “si è fatto meno pesante”. Il risultato netto è rimasto negativo, ma le perdite si sono ridotte a 255 milioni da 379 milioni.

Quanto al valore della produzione, il balzo del 9,2%, sopra 2,4 miliardi, ha fatto registrare la crescita più consistente degli ultimi cinque anni. “A questo punto non è escluso che si possa sfondare il muro dei 2,5 miliardi”, è la previsione di Emanuele Grasso di PwC. Ma a crescere è il calcio professionistico nella sua totalità, con un valore della produzione aggregato che ha superato i 2,8 miliardi (+8,9%). La Serie A ha beneficiato dei nuovi contratti triennali per i diritti televisivi che, assieme a sponsorizzazioni e attività commerciali, rappresentano oltre metà dei ricavi dei club. Da soli i diritti tv valgono 1,1 miliardi (+8,5%).

Sponsorizzazioni e attività commerciali si attestano invece a 414,8 milioni. A differenza dei club europei, sottolinea ancora Grasso, in Italia continua a pesare troppo lo sponsor principale. E questo nonostante il numero complessivo di sponsorizzazioni (560) sia più alto rispetto a quello di altri Paesi. Si tratta infatti di accordi di taglia media. Un’altra differenza è la predominanza degli sponsor italiani, l’85% del totale (soltanto in Francia la percentuale, oltre il 90%, è più alta). Anche negli stadi si registra un lieve aumento dei ricavi: +1% a 224 milioni. Tanto che dalla Figc è arrivato un richiamo alla necessità di investire negli impianti e oggi, per restare in argomento, il nuovo progetto dello Stadio della Roma sarà presentato in Commissione Urbanistica al Campidoglio.

Dopo quattro anni la Serie A ha inoltre invertito il trend negativo delle plusvalenze: + 13% a 332 milioni. In media i ricavi da plusvalenza sono stati pari a 18,8 milioni. Va però detto che un terzo è finito nelle casse delle prime tre classificate (Juve , Napoli e e Roma) Il massimo campionato ha peraltro registrato un’ulteriore crescita del costo del lavoro:, del 9.7% a 1,3 miliardi, con l’incidenza degli stipendi sui costi di produzione passata dal 49 al 53% e con un rapporto stipendi-fatturato al 69%, al limite del benchmark del 70% fissato dalla Uefa. Torna a salire anche il patrimonio netto. Nella scorsa stagione è stato di 75 milioni (150 milioni quello di tutto il calcio professionistico) Un miglioramento che fa leva sulle ricapitalizzazioni effettuate da club di grandi dimensioni, mentre c’è stato un deterioramento nelle squadre minori. “Il calcio continua a soffrire per stipendi e costi”, ha spiegato il rappresentante della Uefa, Andrea Traverso, “il dato sul patrimonio netto dà un’idea della situazione, con l’Italia intorno ai 100 milioni e la Germania ben oltre 1 miliardo”.

(Articolo pubblicato da MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

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