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Nel primo intero giorno di lavoro a Washington da quando è rientrato dal primo, lungo viaggio all’estero, Donald Trump ha continuato una polemica che di quel viaggio è stata lo strascico internazionale: quella con la Germania. In uno dei classici tweet mattutini ha scritto che i tedeschi hanno con gli americani un enorme deficit commerciale (esportano molto di più di quello che importano) e in più non investono nemmeno il 2 per cento concordato dalla Nato in spese per la difesa: “Molto male per gli Stati Uniti. Questo deve finire”.

Prima di andare avanti, i dati: la Germania spende l’1,19% del Pil in armamenti, gli Stati Uniti il 3,61. Berlino esporta negli Stati Uniti 64 miliardi di dollari di merci in più rispetto a quelle che importa (dato 2016, 14,5 cumulati già nei primi tre mesi del 2017). Per un presidente che pensa all’America First sono numeri sconcertanti, segno di un rapporto che ovviamente va a favore dei tedeschi (e che non era sfuggito nemmeno a Barack Obama quando definì “free riders“, scrocconi, gli alleati in una una famosa intervista all’Atlantic).

Ciò detto vale la pena elencare allora la cronologia degli eventi per cui si è arrivati fin qui – ricordando che già a febbraio gli stessi temi erano stati occasione per scambi di battute velenose tra gli uomini di Trump e quelli della Cancelliere (in quell’occasione si mise in moto per la prima volta a livello internazionale il doppio binario dell’amministrazione americana, con l’azione di alcuni normalizzatori che sedarono la situazione).

Il 25 maggio, dopo un incontro a porte chiuse con i vertici dell’Unione Europea, uscì sulla stampa una spifferata che raccontava di Trump che ai notabili di Bruxelles aveva detto che “i tedeschi sono cattivi, molto cattivi” – la cosa fu smentita dal portavoce della Casa Bianca Sean Spicer, ma fu oggetto di uno strano imbarazzo tra Donald Tusk e Jean-Claude Juncker nella conferenza stampa dopo l’incontro.

Sabato 27, la giornata conclusiva del G7 di Taormina, è stata accompagnata da varie sottolineature sulle distanza di visioni tra alcuni membri europei – soprattutto Germania e Francia – e gli Stati Uniti, e le indiscrezioni dicevano che Angela Merkel fosse piuttosto frustrata dalle resistenze di Trump in materia ambientale.

Domenica 28 maggio la Cancelliera tedesca durante un comizio a Monaco di Baviera ha invitato i paesi europei a “fare da soli”, perché è finito “il tempo in cui si poteva fare pieno affidamento sugli altri”, e ora serve prendere in mano il “proprio destino”, sottintendendo – con scelte semantiche forti – che in questo periodo non ci si può affidare agli Stati Uniti come traino del blocco occidentale.

Lunedì 29 maggio il ministro degli Esteri tedesco Sigmar Gabriel ha caricato la dose: “Con Trump gli Stati Uniti perdono il loro ruolo di leader dell’Occidente”, sottolineando che a quanto pare la nuovo politica statunitense è contraria “agli interessi dell’Ue”.

Oggi, martedì 30 maggio, il tweet di Trump.

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