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Il Libro Bianco della Commissione, in gestazione da tempo, è stato pubblicato alla vigilia del Vertice previsto  in occasione dei 60 anni del Trattato di Roma. Come tale è un libro “datato”, che ha già assolto il suo compito (o avrebbe dovuto): ispirare ed influenzare il documento del Vertice del 25 marzo 2017; invece è vivo e vegeto perché sul suo contenuto si sta svolgendo un dibattito in tutti i paesi, lanciato dalla Commissione.

OSSERVAZIONI GENERALI

– C’è un grande divario tra quanto contenuto nella prefazione, ed in particolare, nell’introduzione, col riferimento al Manifesto di Ventotene, e l’insieme del contenuto del testo, che, praticamente non fa proposte, non indica soluzioni, ma ipotizza solo scenari (5 scenari!), rinviando a documenti futuri per quanto riguarda alcuni temi scottanti;

– Oltre la metà del testo è dedicato alla descrizione della situazione esistente, con dati già presenti in tutti i siti dell’Unione  ed  alcune analisi, piuttosto “povere” e note (e ripetute); al contrario, manca ogni  riferimento, che sia tale, alle cause ed alle gravi conseguenze, particolarmente nell’Eurozona,  della più grave crisi finanziaria ed economica che la storia ricordi! Una mancanza gravissima (Perché questa omissione?), fonte principale del distacco dell’opinione pubblica dall’UE, a cui si sono poi aggiunte le altre emergenze (terrorismo, immigrazione, disoccupazione). Una crisi che ha reso visibili a tutti le mancanze ed i gravi limiti, giuridici, strutturali e politici dell’UEM. Tutto appare incredibile.

– Purtroppo anche il linguaggio ne risulta impoverito e retorico (molto); valga, come esempio,  il modo (al limite del patetico) in cui viene affrontata la questione dei principi e dei valori (pag. 26): uno dei temi fondamentali (oggi messi in discussione) e vitali per il futuro ed il rilancio della UE.

– Appare, poco comprensibile la ragione per cui alcuni scenari vengono presentati (in particolare i numeri 1,2,4), mentre è, quanto meno, semplicistico il modo in cui gli scenari vengono formulati. È come se il Libro Bianco volesse ripartire da circa 10 anni fa, saltando tutto un periodo di avvenimenti che hanno profondamente mutato il quadro comunitario degli anni 90 o dei primi anni del 2000, generati dalla crisi e non solo, visto che, nel frattempo, c’è stata anche la Brexit, più la crisi sociale ed economica, l’immigrazione, il terrorismo, la sicurezza, ecc.

– Infine, l’errore che la Commissione avrebbe dovuto evitare, ma ormai è troppo tardi, è quello di lanciare “libri” con relativi dibattiti “finti”, cioè inutili, in quanto la CE sa molto bene che sia il libro sia gli altri documenti preannunciati, in particolare quello relativo al pilastro sociale, rimarranno tali, cioè solo “libri”, documenti, comunicazioni, ecc, che non avranno alcun seguito; non ne vedremo mai l’applicazione, come succede ormai da anni sugli stessi argomenti!

SCENARI

IL PRIMO (Avanti così): È difficile capire perché viene ipotizzato, visto che propone di andare avanti così come siamo e come stiamo, una condizione  che ha portato alla paralisi attuale dell’UE , ad una crisi profonda dell’UEM ed all’uscita del UK.  Non ci può essere nulla “PRO” questo scenario.

SECONDO (Solo il Mercato Unico): anche questo è uno scenario strano e poco comprensibile; potrebbe essere preso in considerazione per realizzare “un cerchio” o una velocità (la seconda?) dove inserire tutti quei paesi, compreso l’UK, ancora dentro l’UE,  ma che ci si trovano stretti: creare o ri-creare un’area economica (simile a quella che era la CEE all’inizio), con un mercato unico simile a quello che si sta realizzando dal 92. Ciò presuppone una semplificazione del processo decisionale, compresa l’uscita, eventuale, dal PE. Ciò permetterebbe di attrarre e di aggregare più facilmente altri Paesi, a partire da quelli in lista di attesa per entrare, (non nell’UE ma in una nuova CEE?).

IL TERZO (Chi vuole di più fa di più): Questo potrebbe essere, allo stato attuale, forse lo scenario più concreto, se attuato, a condizione che non si arrivi ai mille fiori, cioè all’Europa “à la carte”. Potrebbe consentire, secondo il Trattato attuale, di portare in porto molte delle politiche previste dal trattato stesso, ma mai realizzate (vedere parere del CESE, ECO….), anche per responsabilità della CE, visto che ha il potere di iniziativa ( sebbene  il Consiglio non fa altro che bloccare, bloccare…). Si potrebbe partire dai Paesi dell’Eurozona, che sono nella necessità di farlo, senza escludere altri che condividono le proposte (l’importante che nessun paese  eserciti il “diritto” di veto verso gli altri).

IL QUARTO (fare meno in modo più efficiente): questo scenario va ricollocato con il secondo e con la Brexit. (la CEE) Può cominciare, cioè, un processo di alleggerimento degli impegni e dei vincoli comunitari per i paesi che lo desiderano, ed avviando, contestualmente un processo di approfondimento per i paesi dell’Eurozona e/o tra  quelli che lo desiderano, sia per quanto riguarda le politiche da mettere in comune, a sovranità condivisa, sia, in particolare,  per quanto riguarda il processo decisionale,  e  la “questione” della democrazia , con un parlamento (che parta dell’Eurozona) senza menomazioni (vedere i pareri del CESE, i rapporti Bresso, Werhofstadt del PE, il rapporto dei 4 e dei 5 presidenti, la comunicazione della Commissione Barroso per far avanzare l’UEM)

IL QUINTO (Fare molto di più insieme): rappresenta una chimera ed un’illusione; gli attuali meccanismi, antidemocratici, che prevedono l’unanimità, su molte materie, tengono l’Unione bloccata sulla gran parte delle questioni, comprese quelle più facili o più urgenti. Sia la vicenda della crisi dell’Eurozona che quella sugli immigrati ,  sulla sicurezza, ecc…(una lista molto lunga ed importante) ne sono una dimostrazione lampante ed hanno portato all’attuale blocco dell’UE. Si potrebbe progredire un po’ su qualche altra politica,  ma non sono più sufficienti le cure “palliative”; oggi l’Europa non ha bisogno di questo (anche se qualunque progresso è il benvenuto).

PROPOSTA

Oggi va compiuto un salto di qualità radicale verso un’Unione Politica, cioè verso una Unione con organismi capaci di agire, attraverso un processo decisionale democratico e solidale. Non sono importanti i “modelli” di riferimento, anzi questi spesso vengono evocati per non fare nulla,  con soddisfazione reciproca di chi li propone e di chi vi si  oppone,  ma conta  quello che si fa concretamente. Chi non condivide il processo di approfondimento e di integrazione, vale per i paesi, i partiti, le forze sociali, le forze economiche,  ecc.. non può continuare ad opporsi a tale processo; dire sempre no, per non rischiare, per non cedere sovranità e per timore di rimanere tagliato fuori. Ciò  vale particolarmente per i politici, timorosi  di perdere un po’ di voti, mentre vogliono mantenere  i benefici che l’UE offre e le conquiste realizzate, ecc. Così un paese tiene tutti fermi, blocca l’azione degli altri. (Voto all’unanimità!) È come tenere  legati tutti intorno ad un masso, col rischio che se questo rotola verso il basso trascina tutti a fondo: è quello che sta man mano avvenendo, senza che l’Europa se ne  renda conto; vive con  indifferenza e rassegnazione, segno evidente del declino in corso  da tempo (la Francia, dopo aver provocato tante cadute all’Europa, rappresenta l’avvio di una rinascita? Forse!)

Perciò oggi serve fare l’opposto di quanto fatto finora: occorre cambiare completamente l’approccio per  la costruzione  di una nuova Unione: un’Unione Politica, imperniata sull’Eurozona, con un proprio Parlamento, dotato di pieni poteri decisionali, insieme  all’Eurogruppo,  (la seconda Camera), con  un proprio bilancio, ecc….

Osservazioni e proposte sul Libro Bianco della Commissione sul futuro dell'Europa

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