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L’eredità e l’attualità – non condivisa da tutti però – di Benedetto Croce per leggere e interpretare l’oggi, e soprattutto la fase che sta vivendo l’occidente. Si è parlato di filosofia, di storia e di politica ieri al Centro studi americani: una discussione approfondita che ha preso spunto da due libri scritti dal filosofo – e firma di Formiche.netCorrado Ocone, entrambi dedicati uno dei grandi padri del liberalismo e dello storicismo italiano: “Attualità di Benedetto Croce” (Castelvecchi Editore) e “Il liberalismo del Novecento. Da Croce a Berlin” (Rubbettino).

All’appuntamento – introdotto da Roberto Arditti e moderato dal direttore di Tempi Alessandro Giuli – hanno partecipato, oltre all’autore, l’ex presidente della Camera dei Deputati Fausto Bertinotti, il fondatore del movimento Idea e presidente della Fondazione Magna Carta Gaetano Quagliariello e i professori della Luiss Marco Gervasoni e Luciano Pellicani: il primo docente di Storia comparata dei sistemi politici e il secondo di Sociologia politica.

Controcorrente e provocatorio l’intervento iniziale di Bertinotti che ha messo in dubbio l’attualità del pensiero crociano. “Nell’epoca che esalta l’istante come l’alfa e l’omega della vita e della politica, come si fa a far rivivere uno dei grandi pensatori dello storicismo?“, si è chiesto l’ex segretario di Rifondazione Comunista. Durissimo il suo j-accuse nei confronti della politica: “Croce è morto perché è morta la politica, ormai completamente vittima del mercato e contraddistinta solo dalla sua aderenza all’economia“. Una realtà – ha concluso l’ex presidente della Camera – che “ha messo in fuorigioco le grandi ideologie politiche del secondo dopoguerra“: e cioè – secondo l’interpretazione di Bertinotti – il cristianesimo sociale, il socialismo e il movimento operaio.

Una versione che nel corso del dibattito è apparsa, però, minoritaria: chi si è succeduto negli interventi ha, infatti, rintracciato l’attualità di Croce nel suo contributo all’elaborazione dei valori occidentali, primo tra tutti quello della “libertà individuale“, ha sottolineato Gervasoni. Che poi ha aggiunto: “Croce era convinto che il totalitarismo comunista fosse la principale sfida che l’occidente avrebbe dovuto affrontare“. Ma questa sua visione come potrebbe essere attualizzata? “Finito il comunismo, l’occidente non è salvo“, ha osservato ancora lo storico: “Oggi c’è un nuovo totalitarismo, il totalitarismo islamico. La jihad è un attacco diretto al cuore dell’Occidente e dei suoi valori“.

Punto di vista condiviso da Pellicani: “La costante è che la civiltà occidentale ha prodotto e continua a produrre numerosi nemici esterni”, ha detto. Ma in che modo? “La nostra è una cultura imperialista, nel senso che riesce a penetrare ovunque grazie alla tecnologia e non solo“, ha commentato il sociologo. Con un risultato: “Aver determinato e determinare ancora reazioni di difesa da parte di chi, a torto o a ragione, si sente minacciato e sotto attacco“.

Le ragioni di questo scontro drammatico – in cui rientra a pieno titolo anche la strage di lunedì scorso a Manchester – sono pero anche di natura storica. “Hanno contribuito pure la fine della Guerra Fredda e l’implosione dell’Urss che in qualche modo disciplinavano quel mondo“, ha rilevato Quagliariello. Che, poi, ha anche individuato quello che – a suo dire – rappresenta uno dei principali errori commessi in questi anni dall’Occidente: “Colto di sorpresa, ha risposto per troppo tempo con un atteggiamento giustificazionista. Ancora oggi troppe parti della cultura occidentale non si stanno dimostrando in grado di elaborare una critica condivisa sul momento storico che stiamo vivendo“. Per poi concludere: “Croce è attuale perché rappresenta un antidoto contro questo senso di colpa che caratterizza oggi l’occidente“.

Questo incontro ci ha consentito di riscoprire il Croce che lotta contro i totalitarismi“, ha tirato le fila del dibattito Ocone. Che ha, infine, chiuso con una domanda-provocazione: “La crisi dell’occidente non è la crisi dello storicismo?“.

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