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Dichiarazioni dei redditi disponibili online, calcolo delle imposte con un click, fatture elettroniche che viaggiano solo su portali certificati, il progetto di una digitalizzazione totale del sistema fiscale in Italia sognata in primis dal neo direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini (nella foto), ma da tutti auspicata si sta rivelando più problematica di quanto si poteva immaginare.

Il negativissimo riscontro sull’invio dello spesometro, strumento pubblicizzato come la soluzione al tax gap Iva italiano in procinto di essere prorogato per la terza volta, è infatti solo la punta dell’iceberg di un processo di digitalizzazione che, ad oggi, sembra quasi complicare maggiormente il nostro già iper complesso sistema fiscale.

A differenza di quanto accade in tutti gli altri settori, l’impatto della tecnologia sul fisco sembra proprio non essere garanzia di semplificazione, anzi.

Dal 2015 infatti, in nome del 730 precompilato sono iniziati a proliferare nuovi adempimenti a carico di professionisti ed imprese, dalle certificazioni uniche all’invio delle spese sanitarie fino ai più recenti obblighi introdotti in nome della lotta all’evasione IVA ovvero le LIPE (liquidazioni iva periodiche) e lo spesometro stesso.

Solo nel 2017, considerando anche quelli introdotti dalla norma airbnb siamo a ben 8 nuovi adempimenti periodici in un sistema fiscale già denso scadenze ed obblighi mensili e che annualmente viene ulteriormente arricchito da interventi e misure one shot come la rottamazione delle cartelle, quella delle liti pendenti ed i vari appuntamenti con rivalutazioni e bonus.

E’ chiaro che un processo di digitalizzazione non può che avvenire con un’interazione massiccia tra istituzioni e contribuente e che gli intermediari rivestono un ruolo decisivo nell’invio dei dati, ma in questo caso sia per il numero irragionevole di adempimenti sistemici, sia per la difficoltà nella predisposizione ed invio degli stessi, la situazione è diventata insostenibile, un vero e proprio caos fiscale.

Per come si sta strutturando, il processo di informatizzazione del sistema tributario sta avvenendo a senso unico, con unico beneficiario l’Agenzia delle Entrate che, ricevendo quantità innumerevoli di dati, riesce ad essere più performante e veloce su riscossione ed accertamenti.

Resta da chiarire quindi quali siano i vantaggi ed i benefici per chi materialmente ed economicamente sopporta l’onere di tutto questo processo, ovvero contribuenti e professionisti.

Per ora l’unica innovazione introdotta è il 730 precompilato, strumento estremamente pubblicizzato ma che interessa solo una ridotta fetta di popolazione fiscale, assolutamente insufficiente quindi a giustificare i costi indiretti della digitalizzazione, traslati su imprese e professionisti e l’inferno di adempimenti in gestione agli intermediari, commercialisti in primis, trasformati ormai da figure consulenziali a professionisti dell’invio di dati.

Ecco tutti i problemi della digitalizzazione del fisco italiano

Dichiarazioni dei redditi disponibili online, calcolo delle imposte con un click, fatture elettroniche che viaggiano solo su portali certificati, il progetto di una digitalizzazione totale del sistema fiscale in Italia sognata in primis dal neo direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini (nella foto), ma da tutti auspicata si sta rivelando più problematica di quanto si poteva immaginare. Il negativissimo…

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