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Con un’operazione lampo la Spagna ha sistemato la pedina più zoppa del sistema bancario. Banco Santander ha rilevato per 1 euro il Banco Popular e gli strumenti di capitale (i bond AT1 e i Tier2) di quest’ultimo applicando la normativa sulla risoluzione ed evitando così il bail-in e il potenziale coinvolgimento nel crack dei correntisti e dei possessori di obbligazioni senior. Al contrario sono stati azzerati i circa 300 mila azionisti della banca, i detentori delle obbligazioni AT1 in mano a investitori istituzionali per 1,2 miliardi di controvalore (si tratta dei cosiddetti CoCo bond perpetui, i primi sacrificabili in caso di risoluzione) e quelli di titoli Tier2 per circa 560 milioni sottoscritti soprattutto dal retail.

L’OPERAZIONE

Per il Single Resolution Board della Bce il Popular, che aveva perso metà del suo valore in borsa nell’ultima settimana ed è il sesto istituto spagnolo paragonabile per dimensione al Montepaschi, «a causa del significativo deterioramento della situazione della liquidità negli ultimi giorni» non sarebbe stato capace, nel prossimo futuro, di pagare i suoi debiti e altre passività. «La decisione presa salvaguarda i correntisti e le funzioni chiave del Banco Popular», ha commentato il presidente dell’Srb, Elke Koenig. «Questo dimostra che gli strumenti di cui sono state dotate le autorità di risoluzione a seguito della crisi sono efficaci nel proteggere i contribuenti».

L’OK DI BRUXELLES

La Commissione europea ha spiegato di aver appoggiato lo schema di risoluzione e cessione in blocco perché «sussistevano tutti i presupposti» del caso e perché la strada decisa «era la migliore per assicurare la continuità delle importanti funzioni svolte dalla banca e per evitare effetti avversi sulla stabilità finanziaria»; con un comunicato, l’esecutivo comunitario ha inoltre rilevato come «in questo caso specifico, le perdite sono state pienamente assorbite da azionisti e obbligazionisti subordinati», che si sono visti azzerare i titoli. Le condizioni per procedere alla risoluzione, ha ricordato la Ue, erano che «la banca stava fallendo, che non c’era una soluzione di mercato al di fuori della risoluzione e che non c’erano interventi dell’autorità che avrebbero potuto prevenire il fallimento». In questo modo la banca salvata, che come analizzato nell’articolo a pagina 5 aveva superato gli stress test, continuerà a operare in normali condizioni di solvibilità e liquidità.

I PROSSIMI PASSI

Con questa operazione tutta privata («l’operazione è avvenuta senza l’utilizzo di risorse pubbliche e senza che si producesse un’eventuale contagio per il rischio sovrano dello Stato e per quello bancario», ha sottolineato il minostro dell’Economia, Luis de Guindos) nasce il più grande gruppo bancario spagnolo per depositi e prestiti con 17 milioni di clienti, superando così Bbva e LaCaixa. Al prezzo simbolico di un euro Santander dovrà aggiungere un aumento di capitale di 7 miliardi (già interamente sottoscritto) per adeguare i livelli di capitale e ripulire il bilancio di Banco Popular, zavorrato da 37 miliardi di pignoramenti e npl accumulati con l’esplosione della bolla immobiliare che hanno appesantito il bilancio 2016 chiuso con perdite per 3,5 miliardi di euro malgrado un aumento di capitale di 2,5 miliardi e che ora deve far fronte a nuove perdite in arrivo per le rettifiche sui 35 miliardi di crediti deteriorati che intaccheranno ulteriormente l’indice di capitale (Cet 1 al 7,1%).

LE MIRE DEL SANTANDER

Le riserve che l’istituto guidato da Ana Botin dovrà accantonare per gli npl di Banco Popular ammontano a 7,9 miliardi di euro, in modo da alzare il tasso di copertura dal 45 al 69%. Santander ha detto che dall’operazione avrà un ritorno sull’investimento tra il 13 e il 14% entro il 2020. La presidente del Banco Santander ha spiegato che con l’acquisto del Popular è stata realizzata una operazione che «darà certezza e stabilità al settorefinanziario spagnolo». Botin ha precisato che per la prima volta una entità in crisi è rilevata in base alla nuova regolamentazione europee e senza usare danaro pubblico. L’operazione, ha insistito, «non avrà alcun costo per i contribuenti». La banchiera ha tenuto poi a tranquillizzare i clienti del Popular per i quali «non cambierà nulla». La fusione, ha aggiunto, «sarà positiva per la Spagna, per l’Europa, e contribuirà alla crescita dell’economia spagnola».

IL RATING BALLERINO

Ieri mattina gli analisti di Kepler Cheuvraux hanno tagliato il rating del Santander, che ha archiviato la seduta di borsa con un ribasso contenuto allo 0,88% a 5,749 euro, da buy a hold mantenendo però il target price invariato a 6,5 euro (in attesa di analizzare tutti i dettagli dell’operazione per poi rivedere le stime). Il downgrade dipende, scrivono gli esperti, dal rischio dell’operazione e per questo motivo la banca è stata tolta dalla lista delle Spanish Top Picks di Kepler. Gli analisti temono che sui bond AT1 e Tier 2, per i quali come detto gli accordi prevedono l’azzeramento, possano insorgere complicazioni. Ovvero cause pesanti contro la banca per misselling, ovvero la vendita dei titoli in maniera fraudolenta. Kepler nota che la maggior parte dei Tier 2 è in mano ai clienti retail, dai quali gli esperti si attendono il rimborso del capitale investito. E non escludono a questo punto ulteriori cause legali anche dai detentori degli AT1.

IL NODO BOND SUBORDINATI

I bond subordinati sono al centro del problema di Mps, perché i sottoscrittori dei 2,2 miliardi di obbligazioni Tier 2 dovranno partecipare all’aumento di capitale della banca assieme allo Stato. Questa è una speciale categoria di obbligazioni il cui rimborso, nel caso di problemi finanziari per l’emittente, avviene successivamente a quello dei creditori ordinari. AT1, invece, sta per Additional Tier 1 e riguarda le obbligazioni che partecipano all’assorbimento delle perdite della banca nel caso in cui gli indici patrimoniali dell’istituto dovessero scendere sotto un certo livello (da qui il riferimento al Tier 1, uno degli indici di patrimonializzazione più importanti per gli istituti bancari). I bond in questione sono di tipo perpetuo perché non vengono mai rimborsati se non, eventualmente, dopo anni a discrezione dell’emittente e non pagano alcuna cedola in caso di perdita.

COSA DICE IL REPORT DI KEPLER

Kepler spiega poi che il Santander ha avuto solo pochi giorni per completare la due diligence sulle esposizioni nel settore immobiliare e sui bad loan che zavorrano il Banco Popular per un valore complessivo di 36 miliardi di euro, così come altri rischi e costi potenziali legati alla rottura delle joint venture. E questo fa sorgere dubbi agli esperti sul fatto che le misure intraprese per assorbire i rischi siano adeguate. Inoltre Kepler ricorda che non è noto l’ammontare dei depositi perduti almeno alla data del 31 marzo, ma suppone che sia stato sostanziale (la stima è del 5-10%), dato che proprio questo motivo ha richiesto un rapido intervento da parte delle autorità di risoluzione.

(Estratto di un articolo pubblicato sul quotidiano Mf/Milano Finanza diretto da Pierluigi Magnaschi)

Ecco come il Banco Santander si è pappato il Banco Popular

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