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La Brexit è un lontano ricordo. I negoziati per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea hanno portato i britannici al voto anticipato: dovevano essere l’argomento principale di dibattito sul quale scegliere tra le proposte del Partito Conservatore o il Partito Laburista.

Theresa May aveva convocato le elezioni ad aprile con 20 punti di vantaggio. Era certa della vittoria con ampio margine che le avrebbe permesso più libertà di azione per i negoziati della Brexit che cominciano il 19 giugno. Ma il terrorismo ha rubato la scena durante la campagna elettorale.

L’INCUBO DEL TERRORISMO

In meno di quattro mesi, i britannici hanno dovuto fronteggiare tre attacchi terroristici di matrice islamica che hanno provocato la morte di 33 persone e centinaia di feriti. Sono preoccupati per la sicurezza nazionale e le condizioni del divorzio dall’Europa restano in un secondo piano. Le analisi sulla gestione della difesa non si sono fatte attendere (qui il commento di Stefano Cingolani su cosa dimentica May nella guerra contro il terrorismo).

I SONDAGGI

Secondo l’ultimo sondaggio di YouGov e il Times, ci sarà probabilmente un riequilibrio delle forze politiche nel Parlamento britannico. La Camera dei Comuni potrebbe essere integrata da 310 tories, 257 laburisti (con un recupero di 30 seggi), 50 nazionalisti scozzesi e 10 liberali. Il resto dei partiti, come l’Ukip (che nel 2014 era in testa nei sondaggi per le elezioni europee) e i Verdi, resterebbero fuori con circa il 4 per cento dei voti. Per Patrick Dunleavy, esperto della London School of Economics, “la crisi del bipartitismo in Gran Bretagna è arrivata alla fine”.

Così, il 68enne Jeremy Corbyn si gioca tutto il suo futuro politico in queste elezioni. Ecco il programma elettorale del leader del Partito Laburista. Dal sito ufficiale si legge che “non è per pochi” e cerca “di costruire un Paese dove tutti possiamo investire le nostre ricchezze per potere dare ognuno la migliore opzione di prosperità”.

DIFESA, FINE DELL’INTERVENTO MILITARE

Corbyn crede che gli attacchi terroristici a Londra e Manchester sono conseguenza diretta della presenza delle truppe britanniche in Siria e Irak per combattere l’organizzazione dello Stato Islamico. Una volta arrivato a Downing street 10, ordinerà il ritiro dei militari dal campo di battaglia. La politica estera si concentrerà sulla cooperazione con i soci internazionali per il disarmo nucleare e ridurrà le spese per le armi della Nato del 2 per cento. Aumenterà invece il numero di poliziotti e militari nelle strade britanniche. Sull’immigrazione non vuole stabilire una quota d’ingressi.

BREXIT E SCOZIA, AMICI CON L’UE

Sulla Brexit, Corbyn vuole accettare i risultati del referendum ma cercherà di costruire “un rapporto stretto con l’Unione europea, per aiutare la creazione di nuovi posti di lavoro e difendere i diritti dei lavoratori che ci sono”. Cercherà di garantire la legalità degli accordi per chi risiede nel Regno Unito e spingerà per dare più poteri al Parlamento nei negoziati con Bruxelles. Sulla Scozia si opporrà ad un secondo referendum per l’indipendenza e aprirà una banca di investimenti per gli affari con imprese scozzesi e per lo sviluppo del Galles e l’Irlanda del Nord. L’unità della Gran Bretagna sarà la sua priorità politica.

NAZIONALIZZAZIONI, TORNA IL CONTROLLO DELLO STATO

Sulle nazionalizzazioni, Corbyn vorrebbe ridare allo Stato la proprietà della rete ferroviaria, dopo la scadenza delle concessioni private; vuole riprendere il controllo statale sulle infrastrutture energetiche e di acqua, per dare la gestione alle regioni. Inoltre, vuole mettere fine alla gestione privata di Royal Mail, le poste britanniche.

ECONOMIA, IL RITORNO DELLA TASSA ROBIN HOOD

In materia economica, il leader laburista cerca di aumentare la politica fiscale a 48,6 milioni di sterline con l’aumento del 5 per cento delle tasse per i redditi più alti e per le imprese con più profitti. Corbyn vuole creare anche un Fondo di Trasformazione Nazionale che investirà più di 250 milioni di sterline in 10 anni per la modernizzazione dell’economia e riprendere la tassa “Robin Hood” sulle transazioni finanziarie per finanziare ambiziosi progetti sociali.

ISTRUZIONE, LAVORO E PENSIONI

Corbyn è a favore dell’istruzione elementare gratuita e la soppressione della matricola universitaria. Cercherà anche di abolire l’iva per le matricole delle scuole private. In materia di welfare, vuole combattere il ritardo dell’età pensionabile proposto dal Partito Conservatore e spingerà per l’housing benefit (i sussidi per l’affitto) per i minori di 21 anni. Aumenterà gli stipendi di 5,7 milioni di residenti che vivono con meno del salario minimo, che cercherà di fissare in 10 sterline all’ora per il 2020.

populisti, jeremy corbyn

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