Skip to main content

C’è la guerra commerciale e c’è la guerra dei prezzi. Non che la prima sia peggiore della seconda, anzi. In Cina, come questo giornale racconta da tempo, è in atto un gioco al massacro sulla pelle di molte imprese. Tutto è iniziato con l’azienda più foraggiata dal governo, quella Byd che sta cannibalizzando il mercato automobilistico occidentale. Il costruttore riceve da anni miliardi di sussidi, al punto da potersi permettere di vendere auto a prezzi di gran lunga inferiori alla concorrenza. Inoltre, sempre grazie ai sussidi, Byd ha potenziato le sue linee produttive, aumentando l’offerta. Ma da quando il mercato cinese è andato in saturazione, i veicoli che non vengono venduti in patria esondano oltre confine, e sempre a prezzi stracciati. Morale, una gigantesca distorsione di mercato su scala globale.

Ora il contagio si allarga e un po’ con lo stesso canovaccio. Ma il fronte si sposta sulle banche. Succede che la guerra dei prezzi cinese ha colpito l’investment banking, ovvero quella parte della scienza bancaria rivolta ai risparmiatori e alla diffusione di strumenti di investimento. Ebbene, i banchieri cinesi sono in allarme: c’è troppa pressione da parte delle banche statali cinesi sul sistema privato, nel senso che le prime emettono una tale quantità di obbligazioni e bond, da costringere gli istituti privati a fare lo stesso, ma con commissioni estremamente più basse. Altrimenti i risparmiatori bussano a un’altra porta.

In buona sostanza, le banche controllate dal governo stanno inondando il mercato di bond sovrani, ma lo stanno facendo alle loro condizioni, ovvero con commissioni molto basse e costringendo così il settore privato a fare altrettanto, per non rimanere tagliato fuori dal mercato. Gli stessi regolatori del Dragone, le autorità di vigilanza, hanno espresso preoccupazione per le commissioni insostenibilmente basse. “Quello che stiamo vedendo è una vera sovraccapacità nella sottoscrizione di obbligazioni”, ha detto un banchiere. “Le basse offerte mostrano come le guerre dei prezzi spietate della Cina, che hanno colpito i settori, dai veicoli elettrici alla consegna di cibo, ora stanno coinvolgendo l’investment banking”.

Non è certo un caso che, tornando all’auto, i costruttori minori abbiano duramente attaccato Byd e le sue politiche. I dirigenti di aziende quali Geely (proprietaria della Volvo dal 2010) e Great Wall, hanno accusato pubblicamente la casa di Shenzhen di giocare sporco. I costruttori se le sono date di santa ragione, con il direttore generale del branding e delle pubbliche relazioni di Byd, Li Yunfei, che ha da parte sua messo all’angolo le case concorrenti, accusandole di ricorrere a “sporchi trucchi” e “campagne diffamatorie” e “tattiche subdole” volte a manipolare l’opinione pubblica. Yunfei ha addirittura definito i colleghi delle altre case come “stupidi e maliziosi” e ha chiesto alle autorità governative di intervenire contro quelle che ha descritto come campagne di disinformazione coordinate. Per tutta risposta, il vicepresidente senior di Geely Holding, Victor Yang, ha tacciato i vertici di Byd di ipocrisia e pubblicità ingannevole. Succederà lo stesso tra le banche.

Dalle auto alle banche. Il passo (breve) della guerra dei prezzi in Cina

Dopo il caso di Byd, che ha costretto i costruttori minori ad abbassare i costi dei veicoli, risucchiandoli nella concorrenza sleale, ora anche le banche statali applicano lo stesso schema. Vale a dire vendere obbligazioni a commissioni estremamente basse, distorcendo un altro pezzo di mercato

Cosa lega cibo e geopolitica. Meloni al vertice Onu

L’Italia ha messo in piedi progetti, iniziative, partenariati in Senegal, Ghana e Congo, con l’ambizione di coinvolgere presto anche Costa d’Avorio e Kenya. Uno schema che sta funzionando anche in Tunisia, spiega Meloni, dove Roma sta rafforzando le capacità e le competenze per l’utilizzo dell’acqua, “risorsa attorno alla quale si giocherà sempre di più una sfida anche geopolitica e di sovranità”

I dazi umorali di Trump e il rischio di un disordine globale. La lezione di Einaudi e Patuelli

Di Luigi Tivelli e Francesco Subiaco

Luigi Tivelli e Francesco Subiaco, presidente e vicesegretario generale dell’Academy Spadolini del Talento, leggono le parole del presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, che ha evidenziato i rischi di logiche neo-protezioniste che non solo spaventano l’economia produttiva, ma creano profondi pericoli per i Paesi che li fanno e li subiscono

Meloni incontra Abiy, Ruto e Youssouf. L’Italia tessitrice di alleanze nel Corno d’Africa

Non solo un vertice alimentare, ma una fase caratterizzata dall’attivismo programmatico del governo che già due settimane fa a Roma aveva avuto modo di ribadire l’importanza del Piano Mattei, mettendolo a confronto con il Global Gateway dell’Ue: ovvero come far camminare il Piano nella fase due, quella che attiene l’universo delle alleanze con Ue e Usa

Causa o nazione. Un paradigma globale da Teheran a Washington

Di Uberto Andreatta

A quasi vent’anni dall’intuizione di Kissinger, il dilemma tra essere una causa o una nazione torna centrale. Dall’Iran che espelle milioni di afghani agli Usa di JD Vance, due traiettorie divergenti ma speculari

Chi pagherà il 15% di dazi imposti da Trump sulle merci europee? La versione di Maffè

Di Carlo Alberto Carnevale Maffè

Questi dazi sono irrazionali, controproducenti e illegali, in base agli accordi definiti in sede di Wto: ma se si confermeranno questi livelli di pass-through, gli impatti totali stimati per le esportazioni italiane dovrebbero essere significativamente inferiori al danno indiretto creato dall’incertezza e dalle ripetute violazioni degli accordi internazionali da parte dell’amministrazione Usa. La versione del prof. Carlo Alberto Carnevale Maffè

Accordo sostenibile, la linea del governo Meloni sull’intesa Trump-Ue

“Nelle more di valutare i dettagli dell’intesa, giudichiamo sostenibile la base dell’accordo sui dazi al 15%, soprattutto se questa percentuale ricomprende e non si somma ai dazi precedenti, come invece era previsto inizialmente”. Ecco cosa hanno detto Meloni, Tajani e Salvini dell’accordo raggiunto sulle tariffe Usa-Ue

Ecco quanto impatteranno i dazi di Trump su Europa e Italia

L’intesa raggiunta tra i campi da golf della Scozia rappresenta senza dubbio la fine della guerra commerciale tra Stati Uniti ed Europa. Ma per il Vecchio continente e le sue imprese non sarà un pasto gratis. E attenzione ai dazi ombra come il cambio tra euro e dollaro. I numeri di Ispi

Jco e Rand hanno simulato un attacco con droni in territorio Usa. Ecco come è andata

Con oltre 350 incursioni di droni solo nel 2024, le basi militari statunitensi si preparano a una nuova era della difesa. Un wargame ha messo alla prova le tecnologie disponibili e la capacità delle agenzie americane di rispondere in modo coordinato a minacce sempre più agili e diffuse

Macron rilancia sulla Palestina, ma all’Onu potrebbe prevalere la prudenza italiana

Alla vigilia della riunione Onu, la Francia rilancia l’ipotesi di un riconoscimento anticipato dello Stato di Palestina. L’Italia condivide l’obiettivo politico, ma insiste sulla necessità di un processo negoziale strutturato. Roma lavora con Parigi e Riad a una posizione comune, evitando passi simbolici privi di basi concrete

×

Iscriviti alla newsletter