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Anche dopo il mancato rinnovo del memorandum d’intesa sulla Belt and Road Initiative (Via della Seta), la Cina considera l’Italia un importante obiettivo economico, industriale, tecnologico e geopolitico. Per questo, ha stabilito una presenza in ognuno di questi settori per portare avanti i suoi obiettivi strategici. È uno dei risultati di uno studio di Emily de La Bruyere e Nathan Picarsic, cofondatori di Association for the New Century e Horizon Advisory, intitolato “Controlling Controlled Designation: China’s Ambitions for Italy, the Stakes at Play, and the Trans-Atlantic Opportunity”.

Proprio oggi inizia la missione in Cina di Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, per porre le basi per un nuovo corso sulle sinergie industriali tra i due Paesi. Come evidenziato in un nota ministeriale, la visita avviene a poche ore dall’applicazione provvisoria dei dazi europei alle importazioni di auto elettriche cinesi, si concentrerà infatti su una serie di dossier riguardanti le partnership industriali negli ambiti della tecnologia green e della mobilità elettrica, degli accordi riguardanti la proprietà intellettuale e sulla cooperazione tra le Pmi.

Si tratta della prima visita ministeriale italiana a Pechino dopo l’uscita dalla cosiddetta Via della Seta, a seguito della quale i due governi hanno deciso di puntare sul partenariato strategico globale siglato nel 2004. Attesa a Pechino a fine mese anche Giorgia Meloni, presidente del Consiglio. Si lavora su ottobre, invece, per la missione di Sergio Mattarella, presidente della Repubblica.

Per la Cina, l’Italia è una fonte di ricerca di base, si legge nel rapporto: infatti, la collaborazione scientifica tra Cina e Italia in settori critici continua ad approfondirsi nonostante l’uscita dalla Via della Seta. Ma non solo: la Cina continua a cercare l’accesso alle infrastrutture critiche italiane alla luce del posizionamento geografico dell’Italia tra Europa, Nord Africa e Medio Oriente; la Cina mantiene una significativa influenza locale in Italia: infatti, è l’Italia a vantare il maggior numero di capitoli locali della Belt and Road Initiative. Le leve di influenza che la Cina continua a mantenere in ambiti critici e strategici rappresenta una minaccia per la sicurezza dell’Italia e dell’Unione europea, concludono de La Bruyere e Picarsic sottolineando la necessità di “misure concrete per rafforzare la base industriale e i vantaggi economici” e definendo il ritiro dalla Belt and Road Initiative “solo un primo passo”.

Gli autori hanno discusso il rapporto oggi nella redazione di Formiche insieme a un gruppo di parlamentari, diplomatici, rappresentanti di aziende ed esperti. Dall’incontro è emersa una maggiore consapevolezza dell’Italia davanti alle minacce (ibride) poste dalla Cina ma anche una mancanza degli strumenti necessari per affrontarla ed evitare che dalla dipendenza energetica dalla Russia si passi a quella tecnologica dalla Cina. Il prossimo decennio è cruciale, hanno spiegato gli esperti.

Anche fuori dalla Via della Seta Xi punta all’Italia. Report

Gli analisti de La Bruyere e Picarsic hanno pubblicato un’analisi sul rapporto bilaterale evidenziando gli sforzi economici, industriali, tecnologici e geopolitici di Pechino su Roma. Oggi inizia la missione di Urso, la prima di un ministro dopo il mancato rinnovo del memorandum

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