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L’Imec (acronimo di India-MiddleEast-Europe Corridor) ossia il progetto per collegare Europa e Asia lanciato al G20 di New Delhi, “è un’opportunità in effetti anche per l’Italia, che in ragione della propria posizione geografica è naturalmente candidata a rappresentarne un terminale”, è scritto in una risoluzione che porta come primo firmatario il nome di Paolo Formentini, vicepresidente della Commissione Esteri della Camera (e sostenuta dai colleghi Andrea Orsini, Giangiacomo Calovini, Franco Tirelli e Simone Billi). Per questo, la misura parlamentare firmata giovedì 4 aprile “impegna” il governo a seguire con attenzione lo sviluppo del progetto del corridoio infrastrutturale, “approfondendo i rapporti con i Paesi coinvolti e valutando la possibilità di nominare un inviato speciale”.

Se è vero che la guerra a Gaza ha complicato il percorso per la costruzione del corridoio di connettività— perché ha reso più ostica la normalizzazione tra Arabia Saudita e Israele che servirebbe al progetto — è anche vero che sono state le stesse dinamiche collegate al conflitto a dimostrare quanto sia importante la creazione di quel corridoio. Le azioni degli Houthi, che dallo Yemen hanno destabilizzato le rotte indo-mediterranee per apparente solidarietà con i palestinesi, hanno reso chiaro che il collegamento tramite Suez-Bab el Mandeb non può essere l’unica forma di connessione rapida tra Europa e Asia (a maggior ragione pensando ai processi di de-risking dalla Cina già innescati).

“A dispetto delle attuali difficoltà contingenti — continua la risoluzione — l’Imec ha generato notevole interesse in Francia, come prova la nomina, da parte del presidente francese Emmanuel Macron, di un inviato speciale sul tema nella persona di Gerard Mestrallet, ex presidente del gruppo energetico Engie, con l’obiettivo dichiarato di fare della Francia un attore chiave del progetto”. Nomina che peraltro è arrivata appena prima di una visita ufficiale del presidente Macron in India, la grande potenza che con Imec diventerà perno nell’Indo Pacifico di questo asse euroasiatico e per questo è tornata a spingere sul progetto.

“La scelta operata dalla Francia è potenzialmente destinata a rafforzare l’influenza francese sul progetto Imec, rendendo Parigi più competitiva nei confronti degli altri Stati europei coinvolti”, scrivono i parlamentari (tutti appartenenti a forze di maggioranza e di governo).

A Roma c’è consapevolezza che il corridoio sia uno dei grandi fattori attorno a cui si snoda la connettività del futuro. Esserci è un “imperativo strategico” per l’Italia, commentava Mohammed Soliman del Mei. E la destabilizzazione del Mar Rosso (che segue di appena due anni la sua interruzione parziale dovuta all’incaglio del cargo Ever Given) dimostra che i circa 150 milioni di tonnellate di merci che ogni anno entrano ed escono dall’Europa da quelle rotte, rappresentando circa il 12% del commercio mondiale, possono trovare forme di scorrimento alternativo. Imec di queste è la principale.

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