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Carlo Calenda ci mette la faccia e su Twitter risponde alle domande e alle critiche sulla vicenda Alitalia. Un botta e risposta ripetuto – dai toni esplicativi e mai polemici – che è alla fine gli è valso anche il riconoscimento da parte di numerosi utenti. “Grande conversazione social, non è così usuale per un ministro italiano“, ha commentato, ad esempio, un cittadino straniero. “Con tutti i soldi che avete/abbiamo messo il minimo che si possa fare è rispondere alle domande e spiegare i razionali dell’azione del governo“, ha chiosato il ministro. Che con i suoi tweet di risposta ha anche chiarito alcuni nodi ancora irrisolti.

Il primo è rappresentato dall’ammontare del prestito ponte che il governo ha concesso all’ex compagnia di bandiera per continuare a volare. Inizialmente – come il ministro dello Sviluppo economico aveva indicato – si era parlato di una cifra tra i 300 e i 400 milioni di euro, poi lievitati a 600 milioni. Perché? La risposta l’ha data lo stesso Calenda: perché “lo IATA (l’organizzazione mondiale che raggruppa quasi tutti vettori, ndr) ha chiesto una garanzia di 128 milioni per continuare a far volare gli aerei“. Un aspetto che ha sollevato un’altra domanda sulle modalità e i tempi del recupero dei soldi prestati da parte dello Stato. La sicurezza in tal senso – ha osservato il ministro – sta nel fatto che queste risorse “vanno in prededuzione” e che per questo vengono pagate “prima di ogni altro addebito“. Lo Stato, in parole povere, ha il diritto ad essere soddisfatto con precedenza rispetto agli altri creditori di Alitalia. Che, come noto, non sono pochi.

Calenda non si è neppure sottratto alle domande sui tre commissari nominati ieri – Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari (qui una foto gallery loro dedicata) – per gestire l’amministrazione straordinaria. Un utente lo ha chiamato in causa per sottolineare i costi delle nomine, ma lui ha chiarito che la scelta di tre persone invece di una sola non comporterà alcuna spesa aggiuntiva: “Costano quanto un commissario perché dividono l’importo del compenso“. Il ministro è poi intervenuto anche a proposito delle polemiche sulla nomina di Laghi, professore di economia alla Sapienza e, soprattutto, uomo dalle molte poltrone specie in aziende in stato di crisi. “Si dimetta dai suoi incarichi in Unicredit e Cai“, chiede un utente alludendo ai conflitti d’interesse sottolineati da alcune forze politiche per via dei suoi incarichi come membro del collegio sindacale di Unicredit (uno dei principali creditori di Alitalia) e del consiglio di amministrazione di MidCo S.p.A., la società di Cai (Compagnia aerea italiana) che detiene il 51% di Alitalia. “Lo ha già fatto, altrimenti non lo avrei nominato“, ha risposto ancora Calenda.

Calenda ha difeso con forza la decisione di intervenire (nonostante abbia confermato, questa volta via radio però, cheil governo esclude la nazionalizzazione di Alitalia“): “Mettere a terra gli aerei dalla mattina alla sera e scaricare 4,9 milioni di persone con una prenotazione non è la soluzione“. E a tal proposito ha citato, in un altro tweet, anche quanto avvenuto in Svizzera nel 2001 ai tempi del fallimento di Swissair, sulle cui ceneri è poi nata la compagnia Swiss. Un esempio da non seguire secondo il ministro: “Gli svizzeri hanno messo gli aerei a terra per 4 giorni ma poi si sono precipitati a fare un prestito ponte da 450 milioni per riprendere le operazioni di volo“.

Di seguito, ecco tutte le risposte fornite via twitter da Calenda:

Carlo Calenda

Alitalia, i commissari e il prestito ponte lievitato. I tweet di Calenda

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