Skip to main content

I sostenitori del M5S hanno approvato, sulla piattaforma Rousseau, le linee guida del programma sull’immigrazione con cui i grillini si presenteranno alle prossime politiche.
I punti chiave votati dagli 80.085 iscritti sono quattro, in ordine di priorità: creazione di vie di immigrazione legale, ricollocamento dei profughi in altri stati Ue, riforma delle commissioni che vagliano le richieste d’asilo e potenziamento della cooperazione internazionale. La prima impressione della proposta grillina sembra strizzare l’occhio ai toni salviniani: il titolo del programma è “Obiettivo sbarchi zero”, l’Italia non è il campo profughi d’Europa”. In realtà, però, la politica che si delinea attraverso il programma votato dai grillini è alternativa rispetto al modello-Salvini: per i grillini il canale umanitario deve rimanere aperto, anche se va reso più trasparente e impermeabile alle infiltrazioni criminali.

VIE DI IMMIGRAZIONE LEGALE
Lo si capisce dal punto numero uno, votato da 20.195 iscritti, ovvero la creazione di vie legali di accesso all’Europa: un modo per limitare l’immigrazione clandestina e soprattutto il traffico illegale di migranti che dal mare raggiungono le nostre coste. Con le leggi attualmente in vigore, la maggioranza dei profughi giungono in Italia via mare da clandestini, e presentano richiesta di protezione una volta sbarcati. In sintesi, il M5S propone di consentire ai consolati e alle ambasciate italiane nei paesi di transito (o di partenza) di vagliare le richieste di asilo dei migranti. Chi ottiene l’avallo potrebbe dunque giungere in Europa legalmente, evitando, o comunque limitando, la carneficina del Mediterraneo e il traffico illegale di esseri umani.

RICOLLOCAZIONE NEGLI STATI UE
In Europa vige oggi il regolamento Dublino III, che impone ai richiedenti asilo di presentare la loro richiesta nel primo paese Ue di accesso. In pratica una condanna per gli stati di confine, come l’Italia e la Grecia (che però ha risolto molti dei suoi problemi con la chiusura della rotta balcanica), costretti a subire un pressione migratoria imponente. Il programma dei grillini, votato da 20.168 iscritti (con solo 721 contrari), prevede la rinegoziazione di Dublino con l’obiettivo di imporre “un meccanismo automatico e obbligatorio di distribuzione dei richiedenti asilo in tutti gli Stati membri”. Va detto che il proposito è condiviso da pressoché tutti i partiti italiani, anche se i tentativi per metterlo in pratica visti fin qui hanno miseramente fallito. Basti pensare che l’Europa nel 2015 un primo piano di ricollocamento l’ha sì approvato, ma è rimasto lettera morta: sono soprattutto i paesi dell’est, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia, che si rifiutano di attuarlo. A complicare tutto si è inserita la Francia, che qualche giorno fa, tramite la Ministra degli esteri Nathalie Loiseau, ha detto no alla revisione di Dublino. Un’altra doccia fredda, per l’Italia, è arrivata di recente dalla Corte di giustizia dell’Ue. La contrarietà di Parigi e Berlino alla revisione del trattato Dublino III è presto spiegata: i profughi hanno tutto l’interesse a richiedere protezione ai paesi più ricchi e, se potessero farlo, il grosso del peso dell’immigrazione cadrebbe sulle spalle di Macron e Merkel.

IL POTENZIAMENTO DELLE COMMISSIONI
Un problema tutto interno, invece, è quello relativo alla Commissioni che vagliano le richieste di asilo. In Italia sono una ventina (più una decina di sedi distaccate) e impiegano una media di 18 mesi per emettere il loro verdetto, il triplo del resto d’Europa. Una lentezza che si traduce in costi per la collettività, visto che i richiedenti asilo, nel frattempo, sono ospitati nei vari centri. Il M5S intende velocizzare le pratiche. Fra le proposte avanzate dall’avvocato Guido Savio su Rousseau c’è la formazione di 15mila nuovi commissari laureati in materie sociali, giuridiche e umanistiche, che integrerebbero le commissioni attualmente al lavoro. L’operazione costerebbe 540milioni di euro annui, “pari a tre mesi e mezzo di “mantenimento” di 150mila richiedenti asilo” spiega Savio. Questo punto è stato votato da 20.037 iscritti, di cui 18.633 favorevoli alla proposta.

LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
L’ultimo punto è il potenziamento di programmi di cooperazione internazionale, votato da 19.685 iscritti. Qui, ferma restando la necessità di incrementare l’impegno dell’Italia, il M5S proponeva agli iscritti tre opzioni, La prima è il finanziamento di tanti piccoli programmi di sostegno allo sviluppo rurale. La seconda è l’aiuto alle Istituzioni dei paesi in via di sviluppo nella promozione della lotta alla corruzione. La terza, l’erogazione di fondi per la realizzazione di grandi infrastrutture. Il primo punto, caldamente “sponsorizzato” da Nancy Porsia, l’esperta di turno nel post sul blog, ha ottenuto oltre 13mila voti. “In questi ultimi anni la cooperazione italiana si è spesso concentrata sul finanziamento di mega infrastrutture, accessibili solo a grandi società – si legge nel programma – Queste operazioni hanno causato ricollocamenti forzati di intere comunità, basti pensare alle mega dighe che hanno provocato allagamenti in territori fertili, deviazioni di fiumi e prosciugamento di laghi”. Insomma, per “aiutarli a casa loro” come direbbero Renzi e Salvini, per i grillini è meglio puntare su micro-progetti accessibili a tutta la popolazione.

LE PROPOSTE COLLATERALI
Nell’introduzione al programma, inoltre, si fa cenno a un paio di proposte collaterali: per esempio l’introduzione di un embargo alla vendita di armi ai paesi in guerra civile, per contrastare l’instabilità causa di migrazioni. Oppure la pubblicazione trasparente di tutti i bilanci delle cooperative e associazioni che in Italia si occupano di accoglienza, per evitare infiltrazioni criminali. O ancora, la stipula di accordi bilaterali con i paesi d’origine per consentire i rimpatri. E infine il rafforzamento dei programmi di rimpatrio volontario assistito (nel programma non è esplicitato, ma si suppone a pagamento) per chi deve essere rimandato in paesi in cui non vigono accordi bilaterali.

Immigrazione, ecco il programma del Movimento 5 Stelle votato su Rousseau

I sostenitori del M5S hanno approvato, sulla piattaforma Rousseau, le linee guida del programma sull'immigrazione con cui i grillini si presenteranno alle prossime politiche. I punti chiave votati dagli 80.085 iscritti sono quattro, in ordine di priorità: creazione di vie di immigrazione legale, ricollocamento dei profughi in altri stati Ue, riforma delle commissioni che vagliano le richieste d'asilo e potenziamento della…

Ecco come il Vaticano e la Chiesa in Venezuela seguono le malefatte di Maduro

In Venezuela “i morti sono troppi”, ha detto sabato il segretario di Stato della Santa Sede Pietro Parolin, rispondendo alle domande dei cronisti al termine di una celebrazione, in provincia di Belluno. Sono infatti almeno diciassette le vittime delle ultime giornate, caratterizzate dalle votazioni di domenica per la nuova Assemblea Costituente, che si sommano alle centoventi totali registrate da quando è scoppiata…

"Dieci piccoli infami" e la resa dei conti, almeno letteraria

Chi non ha incontrato uomini spregevoli nel corso della propria vita? Chi non è rimasto deluso, umiliato e offeso da certe persone? Quanti di noi vorrebbero stilare una personale blacklist citando tali soggetti? “Dieci piccoli infami” di Selvaggia Lucarelli edito da Rizzoli, da circa due settimane in vetta alle classifiche dei libri più venduti dell’estate 2017, racconta dieci incontri fatti…

Paolo Simioni, chi è (e cosa pensa di Atac) il manager voluto da Casaleggio al posto di Rota

Rivoluzione in Atac, l'ennesima dall'elezione a sindaco di Virginia Raggi, che dall'inizio del suo mandato ha già cambiato due amministratori unici e due direttore generali. Il Campidoglio ieri ha annunciato il nome del nuovo presidente e amministratore delegato della municipalizzata dei trasporti e il cambio della governance: non più un amministratore unico - com'era stato negli ultimi tempi - bensì il ritorno…

Il Pd, Piero Martino e la democratica concorrenza fra Renzi e Franceschini

L’uscita dal Pd di Piero Martino segna una sorta di spartiacque nel partito guidato da Matteo Renzi. Questa volta, infatti, non se n’è andato un rappresentante della minoranza, un critico del segretario, un pericoloso ribelle, ma un deputato da sempre vicino a Dario Franceschini (è stato anche il suo portavoce) che mai aveva manifestato, almeno ufficialmente, critiche al renzismo. “Me ne…

Tim, Enel, Open Fiber e Cdp. Ecco gli ultimi balletti sulla società unica delle reti

Rientra nella mission di Cdp acquisire asset tecnologicamente non avanzati da società quotate? È la domanda, tra il pleonastico e il malizioso, che esternano alcuni componenti dell’esecutivo, dove peraltro i pour parler sul tema della rete fissa di Tim non mancano e le posizioni sono diverse, come testimoniano i continui fuochi d’artificio mediatici innescati pure dall’ex premier Matteo Renzi (qui l’articolo…

Claudio Descalzi

Eni e Libia, ecco come Gentiloni e Descalzi si muovono

Lunedì 31 luglio Fayez Serraj, il capo del Consiglio di Presidenza del governo libico, ossia colui che guida il tentativo dell'Onu di riunire il paese, ha ospitato a Tripoli l'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi. È sempre interessante leggere le mosse di coloro che dirigono certi colossi aziendali, perché sono azioni politiche oltre la politica. LA DIPLOMAZIA DEL GAS Questa…

Bannon, siria, donald trump isis Corea

Afghanistan, l'attentato Isis a Kabul e le attese per il piano Mattis-Trump

Lo Stato islamico torna a fare notizia con un nuovo fatto di sangue consumatosi a migliaia di chilometri dalle sue ormai ex roccaforti siro-irachene. Ieri la filiale aghano-pakistana del gruppo jihadista, conosciuta come Isis-K (Khorasan), ha messo a segno un attentato all’ambasciata irachena a Kabul, costato la vita a due guardie afghane. L’attacco è stato realizzato da quattro uomini, il…

Come e perché Kelly ha fatto licenziare Scaramucci

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha già licenziato il proprio capo delle Comunicazioni Anthony Scaramucci, dopo appena undici giorni dall'assunzione. Gideon Rachman, compassato capo dei commentatori di affari internazionali per il Financial Times, commenta su Twitter che "Mooch", il soprannome con cui è conosciuto l'estroso Scaramucci, è stato "trattato come un cane", e il pensiero corre al febbraio 2016, quando…

Angelino Alfano e Giuseppe De Giorgi

Perché l'Italia deve dire no alla Francia sul polo per la difesa navale. Parla l'ammiraglio De Giorgi

No, l'Italia non deve accettare la spartizione al 50% dei Cantieri Saint-Nazaire, nemmeno alla luce delle ultime avances francesi. Sull'affaire Fincantieri Giuseppe De Giorgi, ammiraglio, ex Capo di Stato Maggiore della Marina (qui uno speciale di Formiche.net dedicato al suo addio al vertice della Marina), ha le idee piuttosto chiare. Quali? COSA DICE DE GIORGI Per esempio, quando il ministro dell'Economia Bruno Le Maire (che oggi alle…

×

Iscriviti alla newsletter