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Il lanciatore spaziale europeo Vega ha portato a termine questa mattina con successo la sua decima missione, la seconda del 2017, posizionando in orbita due satelliti. Entrambi trasmetteranno dati e immagini relativi all’osservazione della terra e agli impatti dei cambiamenti climatici, mentre altre applicazioni non saranno probabilmente mai rese note. La missione è partita dal centro spaziale di Kourou, in Guyana francese, il 1 agosto alle ore 22,58, le 3,58 del 2 agosto in Italia.

CHE COS’È VEGA

Vega è il lanciatore europeo progettato, sviluppato e realizzato in Italia da Avio attraverso la controllata Elv, partecipata al 30% da Asi. È un vettore di ultima generazione studiato per trasferire in orbita bassa (tra 300 e 1.500 km dalla terra) satelliti per uso istituzionale e scientifico, per l’osservazione della terra ed il monitoraggio dell’ambiente. È finanziato per il 65% dall’Italia ed è stato realizzato nello stabilimento Avio di Colleferro, vicino Roma.

I DUE SATELLITI

I due satelliti, Optsat-3000 e Venus, portati in orbita questa mattina dal razzo, sono stati costruiti in Israele. “Optsat 3000 è stato costruito su incarico del ministero della Difesa italiano da Israel Aerospace Industries, che ha realizzato il satellite nell’ambito di un accordo di cooperazione internazionale tra Italia e Israele, e Ohb Italia. Telespazio (Leonardo 67%, Thales 33%) ha gestito come prime contractor la commessa”, si legge sul sito dell’Asi. 

Il satellite Venµs (Vegetation and Environment on a New MicroSatellite) è frutto della collaborazione tra Cnes (agenzia spaziale francese) e Isa (agenzia spaziale israeliana). La missione è finanziata da ministero per la Scienza e la Tecnologia di Israele e dal Consiglio nazionale delle Ricerche francese (Cnrs).
“È progettato per fornire un monitoraggio dettagliato e costante della vegetazione sulla superficie terrestre. Osservando la crescita delle piante e il loro stato di salute il satellite aiuterà gli scienziati a determinare gli impatti sulla superficie terrestre dei fattori ambientali, le attività umane e i cambiamenti climatici”, ha spiegato Andrea Zanini sul sito dell’Agenzia Spaziale italiana.

IL RUOLO DI LEONARDO

Il sistema del satellite Optsat-3000 è fornito interamente da Leonardo, ex Finmeccanica, attraverso Telespazio (Leonardo 67%, Thales 33%). Telespazio, primo contraente, è alla guida di un gruppo internazionale di aziende fra le quali c’è Israel Aerospace Industries (Iai), che ha realizzato il satellite nell’ambito di un accordo di cooperazione internazionale tra Italia e Israele, e Ohb Italia, responsabile del lancio.
“Con il lancio di Optsat 3000 l’Italia si dota di un asset in grado di migliorarne significativamente le capacità di difesa e protezione”, ha dichiarato l’amministratore delegato di Leonardo, Alessandro Profumo. “Siamo orgogliosi di aver contribuito a raggiungere questo importante traguardo guidando con le nostre competenze e tecnologie d’eccellenza un programma strategico per la sicurezza nazionale. Con Optsat-3000 Leonardo dimostra ancora una volta di saper e poter giocare un ruolo di primissimo piano nei grandi progetti spaziali internazionali”, ha aggiunto Profumo.

QUANTO INVESTIRÀ L’ITALIA

I dati e le immagini fornite dai nuovi satelliti da sorveglianza andranno ad aggiungersi a quelli ottenuti dagli altri satelliti orbitanti italiani: “Ne abbiamo già quattro – ha scritto su Repubblica Gianluca Di Feo – i Cosmo Skymed, con un sistema radar che scruta attraverso le nuvole e in certi casi riesce pure a vedere sotto il terreno. E ne sono stati ordinati altri due di ultima generazione, che saranno operativi dal prossimo anno”.
Ma quanto spenderà l’Italia per ottenere queste preziose informazioni? “Sono in parte finanziati dalla Difesa, in parte dal ministero della Ricerca e dall’Asi, la versione nazionale della Nasa – ha spiegato Di Feo -. Questa sovrapposizione di competenze rende difficile stabilire quanto l’Italia spenda per le sue guerre stellari. Il conto complessivo per i quattro Skymed è stimato in 1.137 milioni, mentre i prossimi due peseranno sulle casse pubbliche per circa 700 milioni. E tra satelliti da sorveglianza e da telecomunicazioni militari, il governo Gentiloni prevede fondi extra nel prossimo decennio di 192 milioni, oltre ai circa 90 stanziati ogni anno dal bilancio della Difesa. Soltanto per il nuovo Opsat-3000 made in Tel Aviv sono stati investiti 270 milioni”.

COME FUNZIONANO

Leonardo ha specificato in una nota che le immagini raccolte da Optsat-3000 arriveranno ai tre centri che le gestiranno: il Centro interforze di telerilevamento satellitare di Pratica di Mare, il Centro interforze di gestione e controllo Sicral di Vigna di Valle e il Centro spaziale del Fucino di Telespazio.

A COSA SERVONO

Tra le possibili applicazioni Repubblica cita il ruolo svolto dai satelliti nel censire i danni conseguenti a calamità naturali, come terremoti e frane. “Il resto dell’attività è top secret, senza che mai sia trapelata la minima informazione”, ha scritto Di Feo aggiungendo che “di sicuro le sentinelle orbitanti coprono le spalle in maniera discreta alle missioni sparse per il pianeta, dall’Iraq all’Afghanistan: notte e giorno circolano sui continenti fotografando le zone calde dove si potrebbero concentrare le minacce”.
Una di queste missioni, mai confermata, come sottolinea Repubblica, riguarda la Corea del Nord, ed in particolare la capacità di queste sentinelle di tenere d’occhio le iniziative atomiche nord-coreane.

LE POTENZIALITÀ

I satelliti potrebbero inoltre essere utilizzati per tenere sotto controllo le rotte dei migranti. “Il nuovo Opsat-3000, ad esempio, riesce a contare il numero delle persone presenti su un gommone o carpire i dettagli dei cortili dove i trafficanti libici nascondono i migranti in attesa dell’imbarco. Gli Skymed invece sono portentosi nei deserti e sanno distinguere le camionette in movimento nel Sahara così come possono individuare ogni scafo in un’area enorme di mare”, ha scritto Repubblica.

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