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Lo Ior ha il dovere di riformarsi radicalmente. Di trasformarsi in una banca etica da banca di affari con investimenti ad alto rischio qual è oggi. E di pubblicare i suoi bilanci. Parola dell’economista Luigino Bruni, docente alla Lumsa ed editorialista di Avvenire.

Professor Bruni, lo Ior continua a staccare generosi assegni in soccorso del bilancio della Santa Sede. Cosa significa?

È un grande punto interrogativo. Che lo Ior, una banca medio-piccola, abbia realizzato 50 milioni di utili in un anno – ma saranno probabilmente di più – lascia francamente perplessi.

In questo modo si concorre comunque al funzionamento della Santa Sede, al servizio del Papa e della Chiesa.

Sì ma attenzione: se realizzi tanti profitti, vuol dire che hai fatto investimenti ad alto rischio. E questo coi soldi degli ordini religiosi e delle diocesi che hanno i loro conti lì. Di fatto lo Ior si presenta come una banca d’affari, e queste per loro natura sono soggetti fortemente speculativi. Poi che si muova come una banca d’affari mi stupisce meno del fatto che lo faccia con investimenti rischiosi.

Cosa propone?

Lo Ior dovrebbe trasformarsi in una banca etica, sostenere lo sviluppo, aiutare i poveri. Che continui a lavorare così, nonostante i frequenti richiami del Papa contro il denaro idolo e l’economia che uccide, lo trovo sorprendente.

Il prossimo giugno lo Ior compirà 75 anni. Per i vescovi è l’età del pensionamento. Pochi anni per la vita di un istituto bancario e parecchi casi o scandali che dir si voglia. Che sia il momento di mettere a riposo la banca di Pietro?

Il problema non è questo. Le istituzioni bancarie e finanziarie sono indispensabili nell’economia moderna. Certo: Pietro non aveva una banca. Ma oggi le banche sono utili. Nella misura in cui diventano più sociali, più inclusive. E si occupano meno dei profitti e più dell’aiuto che possono fornire.

Da tempo si lavora ad una riforma dello finanze vaticane e dello Ior. C’è però l’impressione che sia rimasto un campo di scontro tra gruppi di potere. O no?

Il processo è cominciato, si fanno esperimenti. Ma attualmente resta una banca in cerca di identità, che non ha ancora messo a fuoco la propria vocazione. Evidentemente il processo di riforma delle finanze vaticane incontra delle resistenze. Lo abbiamo visto anche con la cacciata di Ettore Gotti Tedeschi. È un cammino lungo. So che hanno cercato contatti con il mondo delle banche etiche. Ma non credo per ora si sia fatto nulla.

Il popolo cristiano come guarda ai movimenti della finanza vaticana?

Sicuramente per molti lo Ior rimane un mistero. E in effetti lo è. Non si capisce perché l’Istituto non pubblichi i suoi bilanci come fanno le banche. Serve trasparenza. Poi, è vero, alcuni attacchi sono spesso eccessivi. Non credo a certi retroscena di continui complotti interni. Non dimentichiamo che lo Ior è un istituto particolare che fino agli anni Novanta ha ricoperto un ruolo fondamentale nei tempi della Guerra fredda, del muro di Berlino. Oggi deve ripensarsi radicalmente. Come dicevo, nella direzione di una banca di servizio, di una banca etica. Senza demonizzare. Come mai la pecunia non puzza se è sterco del diavolo? È un’ambivalenza che è sempre esistita. La moneta è uno strumento affascinante per realizzare le cose buone.

Lo Ior si trasformi in una banca etica. Parla l'economista Luigino Bruni (Lumsa)

Lo Ior ha il dovere di riformarsi radicalmente. Di trasformarsi in una banca etica da banca di affari con investimenti ad alto rischio qual è oggi. E di pubblicare i suoi bilanci. Parola dell'economista Luigino Bruni, docente alla Lumsa ed editorialista di Avvenire. Professor Bruni, lo Ior continua a staccare generosi assegni in soccorso del bilancio della Santa Sede. Cosa…

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