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La strage avvenuta in Egitto, nel giorno in cui la Cristianità celebra la pace, è l’ennesimo atto di crudeltà verso gli innocenti che si consuma nel mondo soltanto in questa settimana.

Un’esplosione nella chiesa copta Mar Girgis nella città di Tanta, a nord del Cairo, ha causato la morte di almeno 25 persone e il ferimento di altre 42. Questo è quanto riferisce l’emittente Al Arabya, anche se, come accade sempre in questi casi, il bilancio delle vittime andrà aggravandosi nelle prossime ore.

il Papa all’Angelus  ha manifestato subito il suo cordoglio a “Tawadros II, alla Chiesa Copta e a tutta la cara nazione egiziana”. Questo eccidio si collega alla persecuzione che i cristiani di ogni confessione subiscono ovunque nel mondo, specie se minoranze, e al clima più generale di odio e guerra che si diffonde a macchia d’olio nei diversi continenti.

La strage siriana, quella svedese ed oggi il turpe eccidio egiziano esprimono con chiarezza due verità precise: la prima è la mancanza di controllo della violenza dilagante dappertutto  e la seconda legata alla necessità di riportare il mondo all’ordine quanto prima per evitare il peggio.

Se il primo dato rivela quanto la fragilità complessiva delle società sia un terreno fertile per far crescere la guerra, il secondo rende sempre più obbligata e legittima l’azione che Trump e gli Stati Uniti hanno avviato in Siria esortando l’Europa a fare lo stesso a sud del Mediterraneo.

L’ipotesi di lasciare il mondo arabo a se stesso e fare a meno di una presenza politica e militare dell’Occidente si sta rivelando non solo fallimentare ma addirittura correa di questa guerra mondiale che sta facendo a pezzi gli innocenti. Come diceva Ugo Grozio la guerra non è naturale per l’uomo semplicemente perché la pace lo è. Proprio per questo però  è necessario e naturale appunto difendere la pace con tutti i mezzi.

Nel giorno in cui i Cristiani si scambiano l’ulivo e si riconoscono fratelli si risponde ad essi con bombe e massacri. È questo che sconvolge e inquieta.

Sappiamo bene tutti, al di là di inutili ipocrisie, che oggi la pace consiste soltanto nel non essere vittime della violenza, e che abbiamo bisogno di trovare la forza per non pensare che sia sufficiente essere europei per non avere rischi.

In tale caos generale ognuno deve fare la sua parte. E noi dobbiamo fare la nostra anche come cristiani. Perché ogni ritardo in questo senso aggrava progressivamente la situazione rendendola ingestibile.

Fin quando, infatti, non si tornerà ad intervenire, come ha fatto Trump in Siria, laddove si viola la dignità umana in modo tanto efferato, difficilmente si uscirà dal vortice che affonda la civiltà nel terrore e la speranza in utopia.

manchester

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