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La politica come pensiero. Da qui riparte il percorso verso il “nuovo centro” che vede come promotore principale un Ciriaco De Mita preoccupato della crisi politica attuale.

Per l’ex presidente del Consiglio il Pd ha fallito perché la sua nascita è stata frettolosa e non è stata accompagnata da una riflessione. L’errore è nato dal fatto che “Nella versione prodiana era un partito maggioritario. Era come dire io faccio un figlio cresciuto. No, fai il figlio, poi devi vedere se cresce”, ha detto De Mita nel corso dell’incontro “Popolari al bivio”, organizzato dal nipote Giuseppe al Teatro Santa Chiara e moderato da Stefano Folli, firma di Repubblica.

Sul palco, accanto a De Mita, erano presenti il ministro degli Esteri e leader di Area Popolare, Angelino Alfano, e i deputati Lorenzo Dellai di Democrazia Solidale- Centro Democratico, Giampiero D’Alia dei Centristi per l’Europa e l’ex ministro Marco Follini.

(I POPOLARI AL BIVIO VISTI DA UMBERTO PIZZI. TUTTE LE FOTO DELL’INCONTRO)

De Mita attacca Renzi, pur senza mai citarlo: “Poi c’è stato l’avvento di un fiorentino ma, purtroppo nella tradizione fiorentina, ci sono i Medici e Ciompi”, dice davanti a una sala semivuota ma che nelle prime file vede un democristiano del calibro di Paolo Cirino Pomicino e i deputati di Alternativa Popolare Fabrizio Cicchitto e Sergio Pizzolante. Grandi assenti il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa, dato in riavvicinamento a Silvio Berlusconi, e Pier Ferdinando Casini, che la mattina era a un ricordo di Helmuth Kohl con Mario Monti e Giorgio Napolitano.

“La rottamazione non è un pensiero. Può essere anche un’operazione necessaria ma non un principio”,  ha ribadito il sindaco di Nusco. Dinanzi alla presenza di “due pezzi del Pd che si fronteggiano” e di un Berlusconi che, per non sbagliare, prevede due maggioranze, ecco riaffiorare la necessità del ritorno dei democristiani in politica. “Dico a noi che siamo stati Dc, perché non riflettere recuperando la tradizione di un grande partito popolare? La politica è pensiero. Secondo me – osserva De Mita – non dovremmo fare fatica, c’è il ricordo di questa grande storia che non rottamava nessuno e mai emarginava gruppi dirigenti”.

Anche per il nipote Giuseppe, vicesegretario nazionale dell’Udc, è necessario ritrovare l’unità dei popolari dato che “la situazione che si è verificata nel 2013 è la stessa del ’92 e il linguaggio del leghismo del ’92 è lo stesso del grillismo del 2013”. L’errore è stato “esserci piegati a non avere una posizione rigorosa ma inseguire la vulgata ci ha mantenuto al punto di partenza”.

(I POPOLARI AL BIVIO VISTI DA UMBERTO PIZZI. TUTTE LE FOTO DELL’INCONTRO)

Secondo Marco Follini, invece, il problema consiste nel fatto che la Seconda Repubblica è andata in pezzi perché ha fatto troppo affidamento alla leadership e ha attribuito alla “novità” un merito che non aveva. Oggi ci troviamo con due sinistre e tre destre (quella semplice e rozza di Salvini, la destra di Berlsconi quella di Grillo, secondo Follini) ma neanche un centro. “Nessuno di noi – spiega – ha nostalgia del passato, nessuno immagina di rifare la Dc e tantomeno la caricatura della Dc. Ma siamo stati interpreti di un tentativo di unificazione politica e civile del paese: dopo di allora tutte le forze che si sono avvicendate erano divisive”.

In realtà, chi ha l’ambizione di guidare il nuovo centro è Angelino Alfano che rivendica la scelta fatta nel 2013 di rompere con Berlusconi per evitare che si tornasse alle urne e vincesse Grillo. All’epoca, con Ncd, aveva l’ambizione di rifondare il centrodestra ma, ora, con la presenza di una Lega fortemente antieuropea, “il centrodestra è irriformabile”. A sinistra, invece, c’è un leader “che postula la scomparsa del centro e l’assorbimento di esso in una sinistra che sia autosufficiente”. Perciò, secondo il ministro degli Esteri e leader di Alternativa Popolare, “dobbiamo inchinarci al principio della realtà” che Renzi “non vuole le alleanze e non riconosce un centro autonomo”.

Una forza di centro cui può far parte solo chi ne è fortemente convinto: “Se non ci si crede, è inutile cimentarsi. Come dice il Vangelo di Matteo, occorre passare da una porta stretta. Questa porta è stretta, ma sappiamo che, se la attraverseremo, la strada sarà quella giusta…”. Una frase che ha il sapore della frecciatina nei confronti del deputato di Democrazia Solidale-Centro Democratico, Lorenzo Dellai, che, nel suo intervento si è definito un “coalizionale per natura” e che per l’immediato futuro propone un’alleanza con la sinistra riformista. “Mentre la sinistra si divide dovrebbe essere il centro popolare a sfidarla nel progetto della costruzione di un’area comune di governo”, ha detto.

Insomma, il “nuovo centro” parte già diviso al suo interno e il commento che, al termine dell’incontro, Pomicino rilascia ai suoi (“dobbiamo stare tutti uniti”) la dice lunga sulle difficoltà di partenza.

(I POPOLARI AL BIVIO VISTI DA UMBERTO PIZZI. TUTTE LE FOTO DELL’INCONTRO)

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