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L’ultima rivelazione sulle manovre turche in Europa confermano il trend: a febbraio, durante la conferenza sulla sicurezza di Monaco, il capo dell’intelligence di Ankara ha consegnato al suo omologo tedesco una lista di 300 cittadini turco-tedeschi e 200 associazioni, con la richiesta di spiarli. Si tratterebbe di soggetti e organismi legati all’imam Fetullah Gulen, che vive in esilio in Pennsylvania. Gulen è accusato dal governo turco di aver organizzato il golpe dello scorso luglio.

Un’accusa che difetta di prove, ma in Turchia le prove contano poco. Decine di migliaia di persone sono finite in galera, tra cui un centinaio di giornalisti, mentre almeno centomila funzionari pubblici sono stati licenziati. La reazione sproporzionata di Erdogan ha fatto preoccupare non poco l’Europa, che non nasconde ormai più la propria opposizione all’uomo forte di Ankara. Il quale procede diritto sulla sua strada, con un importante tornante alle porte: il referendum del 16 aprile che, se approvato dagli elettori, conferirebbe al capo dello Stato – ossia, sempre lui – poteri praticamente assoluti.

Ma l’esito delle urne non è affatto scontato: i sondaggi fotografano un paese spaccato, con una parte dell’elettorato che non sembra digerire la svolta autoritaria con cui Erdogan vuole coronare la sua lunga carriera politica. Si capisce, in questo senso, quanto siano importanti per lui i voti della diaspora turca in Europa, che potrebbero fare la differenza.

Ma per Erdogan le regole della democrazia sono sempre subordinate agli interessi nazionali, come lui li concepisce. La priorità è vincere il referendum, e per centrare l’obiettivo il sultano ricorre ad ogni mezzo. Inclusa la sfida diretta ai governi europei, colpevoli di aver negato ai ministri turchi di tenere comizi per il sì al referendum di aprile.

Un diniego cui sono seguite immediatamente le accuse di “nazismo” rivolte a Olanda e Germania. La tensione tra Turchia ed Europa si taglia a fette, con quest’ultima che nutre preoccupazione anche per il ricatto turco, che minaccia di inondare il Vecchio Continente di profughi qualora il nostro atteggiamento non fosse accondiscendente.

Eccoci, pertanto, all’ultima richiesta di Erdogan, rivolta alla Germania: spiare i cittadini turchi sleali. Una richiesta che, non appena divenuta di dominio pubblico, ha inorridito i tedeschi. I quali hanno avvertito le persone della black list, consigliando loro di pensarci due volte, prima di rimettere piede in patria. Una patria che, per centinaia di migliaia di immigrati turchi, è ormai irriconoscibile, avviata com’è in una spirale di violenza e oscurantismo fondamentalista. C’è da scommettere che i turchi europei sono i primi ad opporsi ad un ingresso della Turchia in Europa. Il secondo è, come noto, Erdogan.

turchia, erdogan, gas

Perché la Germania è inorridita per la richiesta spionistica di Erdogan

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