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Cosa farò lo Stato ancora per Alitalia? E’ la domanda che si pongono in queste ore addetti ai lavori e osservatori sul destino della compagnia aerea in cui il Tesoro non ha alcun ruolo. Eppure vertici della società e sindacati di fatto attendono segnali dal governo. L’ipotesi più probabile è che l’esecutivo possa prevedere forme di ammortizzatori sociali per i dipendenti in esubero secondo il piano industriale che ha delineato l’amministratore delegato del vettore, Cramer Ball, espressione dell’azionista Etihad che detiene il 49% di Alitalia.

LA RIUNIONE DI IERI

Nella riunione di ieri tra vertici della compagnia, rappresentanti sindacali e i ministro Carlo Calenda (Sviluppo economico) e Graziano Del Rio (Infrastrutture e Trasporti) era presente il neo consigliere di amministrazione di Alitalia, Luigi Gubitosi, che secondo le volontà dei soci bancari della compagnia presto sarà nominato presidente esecutivo al posto di Luca Cordero di Montezemolo. E Gubitosi avrebbe appoggiato le linee del piano messo a punto da Ball con i consulenti dando di fatto un aut-aut ai sindacati: “Accordo o si chiude”, come ha titolato oggi il quotidiano Il Messaggero di Roma fornendo una sintesi dell’incontro di ieri nell’articolo di Umberto Mancini.

IL RUOLO DEL GOVERNO

Se gli ammortizzatori sociali sono altamente probabili per alleviare gli effetti i 2.037 esuberi sia nel personale di volo che in quello di terra, più controverso e dibattuto è il ruolo potenziale ed eventuale della Cassa depositi e prestiti, che è controllata con l’80% dal ministero dell’Economia. Ieri Calenda e Delrio hanno detto che non è ipotizzabile alcun sostegno pubblico, perché l’azienda è privata e va sostenuta come tale. Delrio ha aggiunto – secondo la ricostruzione del Corriere della Sera – che qualunque sostegno alla compagnia verrebbe male interpretato dai cittadini, scottati dal salvataggio del 2008 che è costato ai contribuenti oltre tre miliardi di euro. Anche l’ipotesi di una garanzia statale per la creazione di un fondo in cui far confluire capitale da parte delle banche azioniste (Intesa Sanpaolo e Unicredit) dovrebbe convivere con le norme europee sugli aiuti di Stato, scrive il Corriere della Sera.

LE IPOTESI DEL SOLE

“Secondo ipotesi in discussione, ufficialmente smentite – scrive Gianni Dragoni del Sole 24 Ore – ci potrebbe essere una garanzia pubblica attraverso l’intervento di una società dello Stato, la Cdp, per coprire la quota necessaria al primo finanziamento del piano industriale che le banche azioniste non intendono sostenere”. Etihad, secondo il Sole, è disponibile a mettere la sua parte sui circa 400 milioni – quindi circa 200 milioni – che i soci dovrebbero versare come liquidità. L’altra metà della somma dovrebbe arrivare da Unicredit e Intesa Sanpaolo. Le banche non credono al piano di Ball perché lo ritengono troppo ottimista”.

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