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Il drammatico viaggio in Svizzera di dj Fabo alla ricerca del suicidio assistito riporta in auge il dibattito attorno alla legge sul fine vita. La storia di Fabiano Antoniani, testimonial di una battaglia politica per l’eutanasia condotta dall’Associazione Luca Coscioni, entra nella discussione in corso alla Commissione Affari Sociali della Camera dove i parlamentari si confrontano su un testo (“Norme in materia di consenso informato e di dichiarazioni di volontà anticipate nei trattamenti sanitari al fine di evitare l’accanimento terapeutico”) che però non introduce formalmente né l’eutanasia né tantomeno il suicidio assistito. Anche se il drappello di deputati cattolici ritiene che questo provvedimento in realtà introduca qualcosa di simile alla “dolce morte”.

COSA STA SUCCEDENDO ALLA CAMERA

Come ipotizzato da Formiche.net due settimane fa, c’è stato un nuovo rinvio per l’avvio della discussione della legge alla Camera. Niente 30 gennaio e niente 20 febbraio, quindi. I lavori della Commissione Affari Sociali di Montecitorio, dove l’opposizione trasversale di alcuni parlamentari si fa sentire a suon di emendamenti, non sono ancora del tutto conclusi. Questa mattina a diffondere ottimismo rispetto a un breve approdo alla Camera è Repubblica: “Mercoledì la legge sul fine vita con buona probabilità uscirà dalla Commissione Affari Sociali e potrà entrare alla Camera. Per la discussione in mare aperto, forse già da lunedì 6 aprile”. Data confermata anche da altri quotidiani, mentre a spiegarne le motivazioni è stata sul Messaggero la relatrice del ddl, Donata Lenzi (Pd): “Si è trattato di un problema tecnico perché con la richiesta di fiducia che c’è stata, le Commissioni si sono dovute fermare e mancava ancora il parere indispensabile delle Commissioni Giustizia e Affari Costituzionali”. Insomma, dopo tre rinvii la discussione parlamentare dovrebbe avere inizio “non prima del 6 marzo” puntualizza la Stampa, ricordando come sia partita “esattamente un anno fa, il 4 febbraio 2016”. Si è andati avanti fino al 7 dicembre, quando è stato elaborato un testo basato sui provvedimenti depositati, di seguito sono piombati in Commissione Affari Sociali i 2800 emendamenti ridotti a 288 dal presidente della Commissione Mario Marazziti (nella foto con il cardinale Angelo Bagnasco).

IL MEDIATORE CATTOLICO

In questa partita parlamentare, un ruolo fondamentale lo ha assunto lo stesso Marazziti. Ex montiano eletto a Montecitorio tra le fila di Scelta Civica, ora passato in Democrazia solidale e quindi in maggioranza di governo, Marazziti è un dirigente Rai e già portavoce della Comunità di Sant’Egidio, uomo di fiducia dell’ex ministro del Governo Monti Andrea Riccardi Secondo Repubblica, è lui il “perno del compromesso tra cattolici e laici di maggioranza allargato ai Cinque Stelle”, e una certa riconoscenza verso il lavoro di mediazione svolto gliel’ha tributata pure la deputata Roccella, contraria al provvedimento. Marazziti ipotizza che la legge sul fine vita possa venire approvata da entrambi i rami del Parlamento già entro l’autunno, ma sono in tanti a temere le forche caudine del Senato. Di sicuro, se si spingerà sull’acceleratore come fatto per il ddl Cirinnà sulle unioni civili, la strada potrebbe essere quella. Ma di mezzo c’è un Pd dilaniato che va a congresso, un Matteo Renzi depotenziato che non ha più bisogno di bombe a orologeria dentro la sua maggioranza, oltre a un Governo Gentiloni a scadenza forse anticipata.

LE INCOGNITE LUNGO IL PERCORSO

I promotori del ddl sul fine vita hanno un obiettivo preciso, chiarito dal radicale Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, sulle pagine di Repubblica: “Il vero passaggio – dice – sarà definite l’obbligo dei medici nel rispettare la volontà del paziente ed evitare ad ogni caso i tribunali”. Ossia, la formulazione dell’articolo 1 comma 7 che tanto fa infuriare i parlamentari cattolici. Di incognite lungo questo percorso ce ne sono diverse: se da un lato il Pd dovrebbe in linea teorica trovare una buona convergenza sul testo, lasciando ai margini le voci dissenzienti come quella di Beppe Fioroni, dall’altro il dibattito congressuale potrebbe interferire in questa discussione. Renzi, una volta fissate le primarie dem al 30 aprile, non ha più bisogno di leve da azionare per fare traballare la sua maggioranza e andare al voto anticipato. E quella sul fine vita sarebbe stata davvero un’ottima leva, soprattutto grazie alla componente centrista di Area Popolare. Già, che faranno i parlamentari legati ad Angelino Alfano a sostegno del Governo? Troveranno un nuovo compromesso come sul ddl Cirinnà oppure si metteranno di traverso? Cercheranno di negoziare qualcosa in cambio? Le ultime dichiarazioni della capogruppo al Senato Laura Bianconi preannunciano qualche grattacapo per l’insolita maggioranza Pd-M5S-SI che va definendosi su questo provvedimento.
Quanto al centrodestra, l’impegno dei parlamentari di area cattolica che a suon di ostruzionismo hanno finora impedito la rapida discussione del ddl, non basta a fare sintesi di tutte le sensibilità e posizioni presenti. Se in Forza Italia non sono mai mancate le voci laiche su questi temi, ora una breccia è stata aperta persino all’interno della Lega Nord dopo l’apertura del governatore veneto Luca Zaia, convinto che il testamento biologico debba diventare realtà.

Fine vita, a che punto è la legge in Parlamento

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