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Intorno alle 4 di oggi pomeriggio l’Ansa ha battuto per prima la notizia di un incontro tra il capo del consiglio presidenziale (PC) libico Fayez Serraj, che sta cercando di costruire un governo in Libia sotto egida Onu, e Khalifa Haftar, il generale che rappresenta il potere politico militare che si oppone al processo di riappacificazione delle Nazioni Unite. Il summit sarebbe avvenuto al Cairo. Da settimane l’Egitto, che sostiene Haftar, sta cercando di organizzare questo vertice, forte anche del fatto che il cavallo su cui ha scommesso gode adesso del suo massimo splendore dopo che la Russia scoperto le carte sul proprio sostegno. Il Cairo sa che Haftar non ha la forza necessaria per conquistare tutto il paese, e per questo cerca la mediazione da una posizione di forza acquisita.

Al momento non è chiaro se questo incontro sia già avvenuto, se sia attualmente in corso (al momento della stesura di questo post alle 20:44, ndr), se sia imminente (domani, martedì 14 febbraio) o nei prossimi giorni. Queste sono le versioni cavalcate dai siti libici e sostenute anche dagli inviati dei giornali italiani. Altra ricostruzione: Serraj e Haftar sarebbero entrambi al Cairo, ma ancora non hanno avuto contatti faccia a faccia; Serraj comunque avrebbe avuto una conversazione con il capo di Stato maggiore egiziano, Mahmoud Hegazy. Fonti locali contattate da Formiche.net non hanno dato dettagli ulteriori sui rumors, ma suggeriscono che al momento non esiston immagini a proposito.

Oggi, nel pomeriggio, s’è diffusa anche la notizia (data da fonti anonime al Libyan Express) secondo cui Serraj avrebbe proposto ad Haftar la possibilità di entrare a far parte di un “mini-government”, ossia una riedizione ristretta del consiglio presidenziale, all’interno del quale Haftar avrebbe il compito di dirigere la Difesa. Si tratterebbe di un’importante modifica del Libyan Political Agreement, l’accordo onusiano chiuso a dicembre 2015 su cui si basa l’impalcatura del processo di unificazione: il Lpa prevede al punto 8 che il controllo delle forze armate sia nelle mani del presidente del PC, anche per evitare che Haftar abbia il potere delle armi (scritto non scritto). Dietro a questi contatti c’è il lavoro diplomatico di sponsor esterni, come Mosca e Roma.

 

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