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14 febbraio, San Valentino. Festa degli innamorati. Ma anche una giornata speciale, soprattutto per l’Unione Europea. Stando a wikipedia, nel lontano 842 Ludovico il Germanico e il fratello Carlo il Calvo pronunciano a Strasburgo  i Giuramenti contro il terzo fratello Lotario, ciascuno nella lingua dell’altro, in antico francese e in antico tedesco. E il 14 febbraio 1885 veniva per la prima volta rappresentata The Importance of Being Earnest di Oscar Wilde, poi ritirata dalle scene per lo scandalo che colpì l’autore. Per le altre, tantissime, chicche vi lascio in mano a wikipedia, che tra l’altro vi farà scoprire come oggi, nel 2005, veniva fondato Youtube.

Ma torniamo all’Europa: il 14 febbraio 1984 veniva approvato a larghissima maggioranza dal Parlamento Europeo il Progetto di Trattato sull’Unione Europea noto come Progetto Spinelli. Un documento ambizioso, volto a trasformare la CEE in un soggetto dotato di sovranità autonoma, insieme a quelle degli Stati membri; capace di agire sul piano internazionale e rispondere alle esigenze dei propri cittadini (europei).

La storia non era ancora pronta per quel passo. Michail Gorbačëv sarebbe stato eletto alla Segreteria Generale del PCUS solo l’anno successivo, e non era ancora chiaro che si stava per chiudere definitivamente un’era: quella della guerra fredda, del bipolarismo, dei piccoli passi nell’integrazione europea. Il progetto fu semplicemente ignorato dai governi, che senza ratificarlo di fatto ne decretavano l’accantonamento. Allo stesso tempo, non potevano fingere che non vi fosse stata una decisione politica importante in seno all’assemblea che rappresenta tutti i cittadini europei, una richiesta di cambiamento radicale. Cercarono così di dar vita a quella serie di compromessi, limitati tuttavia al campo economico, che hanno portato poi al mercato unico, a Maastricht, all’euro.

Da oggi vengono posti in discussione al Parlamento Europeo i rapporti Verhofstadt, Bresso-Brok e Böge-Berés. Tre documenti complementari, per cercare di spingere ancora una volta in avanti il processo d’integrazione europea arenatosi negli ultimi anni sotto la falce della crisi economico-finanziaria e le evidenti carenze della governance economica e politica di questa Europa.

In vista di questa scadenza, e soprattutto delle celebrazioni del sessantesimo anniversario della firma dei Trattati di Roma del 25 Marzo 1957, che istituivano la Cee, è uscito ieri sulle principali testate giornalistiche europee (in Italia sul Corriere della Sera) un appello di accademici ed intellettuali per rilanciare il processo d’integrazione, per cambiare dalle fondamenta questa Europa intergovernativa, destinata all’immobilismo politico ed all’austerità economica (Testo).

Non è uno dei soliti appelli. È un grido disperato. Un appello alla ragione.

L’Europa, in mano alle volontà dei singoli governi, com’è ora, non può funzionare. Tutto va bene finché non vi sono crisi, l’economia mondiale tira, le relazioni internazionali sono sostanzialmente pacifiche. Appena qualcosa non va, tutte le debolezze di questa costruzione europea senza alcun coraggio emergono in modo eclatante.

Per questo l’appello, così come i tre documenti in discussione al Parlamento Europeo, ed infine le iniziative previste a Roma per il prossimo 25 Marzo, sono una sorta di “ultima spiaggia”. Sono l’ultima chance che abbiamo di difenderci dal ritorno della paura; e con essa dell’intolleranza, del razzismo, del nazionalismo, del fascismo. Di tutte le peggiori illusioni che hanno popolato la nostra storia, per fortuna non più troppo recente.

Sperando che, come invece spesso accade, la storia (quella storia) non si ripeta.

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