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Al massimo si aspettava che Andrea Orlando (la cui candidatura, secondo le cronache, era stata caldeggiata da lui e dall’amico di una vita il presidente emerito Giorgio Napolitano) non andasse oltre il 25 per cento alle primarie del Pd. Quindi Emanuele Macaluso, in questa intervista con Formiche.net, non si dice deluso da quel circa 20 per cento ottenuto dal ministro della Giustizia, che da ragazzo militava nella corrente del cosiddetti “miglioristi” del Pci. Lo vede come un risultato prevedibile e lancia un’accusa: “Se penso all’ondata del Mezzogiorno per Renzi, dove questo partito è clientelizzato in maniera impressionante, la presenza di un gruppo che vuole rimettere al centro una battaglia politica si trova in difficoltà”.

L’ex direttore dell’Unità e del Riformista, padre nobile della sinistra, mai iscritto al Pd, è convinto che se Renzi vorrà andare a un governo con Silvio Berlusconi, nel partito si aprirà una battaglia contro il segretario, per rifare, invece, un nuovo centrosinistra, come ha ribadito Orlando. Vede difficile anche la prospettiva di elezioni anticipate: “Il capo dello Stato è contrario”.

Macaluso, con quell’oltre 70 per cento che ha reincoronato l’ex premier alla guida del Pd è nato il partito di Renzi?

Io credo che il partito di Renzi ci sia sempre stato, semmai è stato confermato. Tuttavia, anche se c’è una minoranza certamente non consistente – quella di Orlando è attorno al 20 per cento – la ritengo una testimonianza di una parte minore del Pd che pensa solo a una prospettiva con il centrosinistra. E siccome io penso che ci sono ora anche degli appuntamenti importanti che sono la legge elettorale, le elezioni amministrative e le elezioni politiche, se Renzi, come lui ha previsto, intende andare a un possibile governo con Berlusconi, è chiaro che nel partito si apre un problema. Quindi, la presenza di una minoranza che ha una prospettiva alternativa alla sua credo che sia importante.

Orlando, pur con il suo 20 per cento, si dice convinto che alla fine prevarrà la sua linea e cioè quella di un nuovo centrosinistra. A lei e al presidente emerito Napolitano è stato attribuito un forte sostegno a questa candidatura. Si aspettava di più da Orlando? È un po’ deluso?

No, non mi aspettavo che andasse molto oltre il consenso ottenuto. Io pensavo che potesse arrivare al 25 per cento, non di più. Anche se non faccio parte del Pd, seguo la politica e vedo cosa è il Pd. Se penso all’ondata del Mezzogiorno per Renzi, dove questo partito è clientelizzato in maniera veramente impressionante, non c’è dubbio che la presenza di un gruppo che vuole rimettere al centro una battaglia politica si trova in difficoltà. Però, siccome ritengo che c’è una sinistra al di fuori di quella del Pd, e non solo i gruppetti, il fatto che cali in modo così forte l’affluenza (soprattutto nelle Regioni rosse, ndr) dimostra chiaramente che c’è una forza non organizzata. Una forza che non è solo quella di Bersani, penso anche a Pisapia. Quindi, la prospettiva di una battaglia politica non è finita, la consistenza di questa forza che è fuori, non va trascurata.

Renzi sembra insistere nel suo disegno di sfondare tra i voti di Forza Italia, ma il referendum del 4 dicembre è stata una battuta d’arresto da questo punto di vista. Nonostante questo, l’impressione è che lui pensi sempre al partito della Nazione. È cosi?

Più che il partito della Nazione, lui ha il 28 per cento. Ma il punto vero è se fa un’alleanza con Berlusconi, il quale non glielo consentirà gratuitamente. Lo condizionerà, quindi diventa un’altra cosa, si tratterebbe di una scelta politica non di uno stato di necessità sulle larghe intese. E Forza Italia se la giocherà, quindi Renzi sarà condizionato e il Pd avrà un andamento che non è quello del centrosinistra. A questo punto si aprirà una battaglia politica dentro e fuori dal Pd per una prospettiva di centrosinistra contro Renzi.

Le elezioni politiche si avvicinano e il governo Gentiloni sarà messo in sofferenza da Renzi tornato in sella, forte di tutti quei consensi?

Non credo che Renzi abbia molti spazi. C’è tutta una serie di appuntamenti come il G7 e c’è tutta la situazione economica da affrontare a cominciare dal nuovo bilancio dello Stato, c’è Alitalia ecc. Io non credo sia facile. Poi cosa dovrebbe fare Renzi? Dovrebbe dire a Gentiloni di dimettersi. Ma vedo che il Capo dello Stato è contro le elezioni anticipate. A quel punto se Gentiloni si dimette Mattarella gli dice: ora torna al parlamento e ti fai dare un voto di fiducia o di sfiducia, deve essere il parlamento a decidere. La sfiducia deve venire anche dal Pd. Quindi Renzi sarà messo in condizioni di votare contro il suo governo. La cosa non è facile dal momento che il Capo dello Stato non è d’accordo con questa prospettiva.

Renzi scalpiterà per il voto anticipato, però Mattarella dirà no. Parla Macaluso

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