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Il Venezuela cerca di resistere al totalitarismo del regime di Nicolás Maduro. Durante una partita di calcio, ai giocatori delle squadre di Lara e Anzoátegui è stato vietato di rendere omaggio alle 30 persone che sono morte durante le proteste dell’opposizione. Così, dopo il fischio iniziale, i calciatori sono rimasti fermi per un minuto, come dimostrazione che il lutto e la solidarietà non possono essere censurati.

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PROTESTE IRREFRENABILI

In un tentativo di fermare le proteste, Maduro ha aumentato lo stipendio minimo del 60 per cento (è il terzo aumento in cinque mesi, ma lo stipendio resta sotto la soglia dei 50 dollari) e le pensioni.

Ma lo scontento popolare non si riesce a silenziare. Militari, polizie e altri corpi di sicurezza continuano a reprimere con violenza le manifestazioni, ormai odierne. Ad ogni divieto, i venezuelani escono più numerosi. Fieri del diritto di potere manifestare liberamente, come recita la Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela, approvata nel 1999. Quella Costituzione è stata promossa e voluta dal presidente Hugo Chávez. Sulla base di nuove regole, ha cercato di istituire una nuova Repubblica, la V, per lasciare nel passato l’era corrotta della IV Repubblicana venezuelana.

L’ANNUNCIO DI MADURO

Oggi Maduro non può contare sul consenso popolare di Chávez e neppure sul reddito economico degli anni in cui il prezzo del barile era di circa 120 euro. Così, il 1° maggio ha annunciato la convocazione di una nuova Assemblea Nazionale Costituente, per scrivere un’altra Costituzione e rifondare un’altra volta la Repubblica. A reti unificate, il presidente venezuelano ha detto: “Nell’uso delle attribuzioni presidenziali come capo dello Stato costituzionale, e d’accordo con l’articolo 347, convoco il potere costituzionale originario perché la classe operaia e il popolo convochino ad un processa nazionale costituente”. Secondo lui, non c’è un’altra alternativa per sconfiggere il colpo di Stato in atto in Venezuela e fare regnare finalmente la pace.

VOTO CIRCOSCRITTO

A differenza della costituente promossa da Chávez nel 1999, che è stata con un voto aperto, quella di Maduro sarà conformata da “costituenti” eletti con il voto popolare “per fortificare la Costituzione pioniera, saggia, quella bolivariana del 1999”. Con il voto, saranno eletti 500 costituzionalisti dalla classe operaia, dalle “comune” (associazioni che sostengono il governo), le missioni sociali e i gruppi indigeni. Non sarà un voto universale, diretto e segreto, ma per circoscrizione municipale, cioè quelle zone in cui il consenso del governo è più alto.

OBIETTIVO: DISSOLVERE IL PARLAMENTO

“Assumo tutte le conseguenze e responsabilità – ha detto Maduro – e chiamo al popolo a prepararsi per una grande vittoria costituente, la vittoria popolare”. Il presidente ha spiegato che la nuova Costituzione avrà “come obiettivo trasformare lo Stato, soprattutto quell’Assemblea nazionale putrida che c’è”. L’Assemblea nazionale, cioè il Parlamento, è a maggioranza dell’opposizione dopo la vittoria elettorale di dicembre del 2015.

E LE ELEZIONI REGIONALI?

Anche se molti media internazionali si sono confusi, Maduro non ha convocato nuove elezioni, ma vuole riscrivere la Costituzionale. Nonostante gli appelli, il presidente socialista non ha voluto convocare il referendum abrogativo del presidente della Repubblica, previsto nella Costituzione di Chávez, per superare questo tipo di conflitti interni dopo la metà di un mandato presidenziale. Era questa una delle condizioni dell’opposizione per sentirsi al tavolo di negoziati. Ugualmente, Maduro ha annullato la realizzazione delle elezioni regionali programmate per il 2017 e probabilmente farà lo stesso per quelle presidenziali del 2018.

UN NUOVO COLPO DI STATO

La Mesa de la Unidad Democrática (Mud), coalizione dei partiti dell’opposizione, ha avvertito che la decisione di Maduro è un altro indizio del auto-colpo di Stato del regime. Dopo avere cercato di annullare l’Assemblea nazionale con un decreto del Tribunale Supremo di Giustizia, ora si cerca di fare lo stesso attraverso un’irregolare Assemblea Costituente. Il presidente dell’Assemblea nazionale, Julio Borges, ha dichiarato in conferenza stampa che l’annuncio “è il colpo di Stato più grave nella storia del Venezuela. Nicolás Maduro sta dissolvendo la democrazia e la Repubblica”. Chiamiamo al popolo a ribellarsi”.

“Di fronte alla frode costituzionale dell’Assemblea Costituente che ha annunciato il dittatore Maduro, chiamiamo al popolo in piazza per disobbedire questa pazzia”, ha scritto su Twitter il leader dell’opposizione, Henrique Capriles Randoski.

LE DICHIARAZIONI DEL PAPA

Dopo mesi di un silenzio assordante da parte del Vaticano (qui l’articolo di Matteo Matzuzzi sulle cause), Papa Francesco si è pronunciato sul Venezuela nelle conversazioni con i giornalisti durante il volo di rientro a Roma dal Cairo: “Credo che devono esserci le condizioni ora, condizioni molto chiare. Parte dell’opposizione vuole questo ed è curioso che la stessa opposizione è divisa. Inoltre, sembra che i conflitti aumentano ogni volta ma c’è qualcosa in movimento”. In risposta, la Mud ha negato le divisioni interne e ha detto che il dialogo promosso dal Vaticano nel 2016 strumentalizzato a favore del governo. “I venezuelani siamo più uniti che mai intorno alla richiesta di un cambiamento politico nel Paese – ha detto Capriles -. E l’opposizione lo è anche, negli obiettivi e nelle azioni […] Siamo delusi da un dialogo senza risultati. Il dialogo ha il voto come unico mezzo per risolvere la crisi e riprendere la democrazia […] Il Papa è un essere umano, e che tutti gli esseri umani, può sbagliare”.

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