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L’attacco contro la Siria è una dimostrazione di quanto sia importante avere un’arma atomica: è questo il commento che i media nordcoreani fanno uscire dopo che la Casa Bianca ha deciso di agire unilateralmente contro Damasco per punire l’attacco chimico che martedì ha ucciso decine di civili nell’ultima delle aree del paese rimasta sotto il controllo dei ribelli (un “intollerabile atto d’aggressione contro uno stato sovrano” sostiene Pyongyang.

UNA CRISI PROFONDA

Il nucleare nordcoreano è diventato negli ultimi mesi uno degli argomenti centrali per l’amministrazione americana. Le mosse del dittatore Kim sono state tutt’altro che limitate dalla postura adottata finora dagli Stati Uniti — che con Barack Obama pensavano di fiaccare l’economia di Pyongyang fino allo sfinimento attraverso le sanzioni. I test missilistici e nucleari del Nord sono anzi aumentati, e le intelligence fanno sapere ai media che dalle osservazioni un nuovo test potrebbe essere imminente.

IL CONFRONTO GEOPOLITICO

Contemporaneamente la crisi è diventata terreno di confronto geopolitico. Washington vuole rassicurare gli alleati regionali, in primis il Giappone e la Corea del Sud, che sentono la pressione della Bomba pesare sui propri territori. L’atteggiamento aggressivo che Donald Trump sta tenendo nei confronti dei nordcoreani si porta dietro però anche una linea da tenere con un rivale sistemico: la Cina, con cui il confronto si sposta anche sul terreno economico globale. Pechino è considerato l’unico Paese che ha influenza sul Nord, al quale dà una sorta di copertura diplomatica oltre che garantire molti dei metodi clandestini per aggirare le sanzioni internazionali. Allo stesso tempo la situazione si ricollega a un’altra delle questioni critiche che la Casa Bianca si trova davanti: la crisi nel Mar Cinese, dove sono coinvolti gli stessi attori (eccezion fatta per la Corea del Nord, che però diventa un proxy anche per l’altra situazione). Sono queste le due crisi su cui Trump è più focalizzato anche secondo l’analisi che il generale Vincenzo Camporini ha fatto in una conversazione con Formiche.net: Camporini valuta l’azione contro la Siria come un gesto simbolico, mentre quello che succede nell’area del Pacifico assume per Washington un interesse strategico.

IL PERICOLO

In un ragionamento simile, un altro generale italiano, Carlo Jean, spiegava sempre a Formiche.net che la situazione nel Nord richiederebbe un impegno notevolmente superiore rispetto ai Tomahawk lanciati per avvertimento su Idlib, perché sarebbe necessario disarticolare completamente il sistema militare di Kim — per evitare le rappresaglie di Pyongyang, che potrebbero coinvolgere Seul, procurando secondo le simulazioni decine di migliaia di morti civili.

LE OPZIONI MILITARI

Washington valuta varie opzioni. Mentre il gruppo da battaglia della portaerei nucleare “USS Vinson” si sta spostando da Singapore verso le coste del Nord (invertendo la rotta stabilita in precendenta verso l’Australia), escono informazioni sul possibile dispiegamento di armi nucleari in Corea del Sud — questione delicata, che irriterebbe non poco la Cina, già indispettita per l’installazione del sistema anti-missile THAAD. Guido Olimpio, corrispondente da Washington del CorSera e tra i più attenti osservatori italiani della satrapia nordcoreana, fa notare che è interessante che queste opzioni militari siano state fatte uscire sui media, mandando una sorta di messaggio al nemico e a chi lo sostiene. Altri segnali dal peso più psicologico: un team di forze speciali americano specializzato nell’eliminazioni di personaggi sensibili (è lo stesso che uccise Osama bin Laden) è in una base in Corea del Sud, una pressione che pesa sul cerchio del potere intorno a Kim (e magari potrebbe qualcuno a un voltafaccia). Altro scenario di confronto è quello cyber: i nordcoreani hanno un apparato dedicato alla guerra informatica piuttosto sviluppato, terreno di confronto per il CyberCommand del Pentagono. Nel frattempo partiranno le esercitazioni con cui dall’isola di Guam decolleranno i bombardieri strategici (a potenziale nucleare) simuleranno attacchi in Corea del Nord.

Bannon, siria, donald trump isis Corea

Perché il nucleare di Kim in Corea del Nord è un vero cruccio per Trump

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