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Si può scommettere sul futuro dell’industria nazionale? Io ritengo di sì e il gruppo Leonardo può rappresentare la piattaforma di un vero e proprio riscatto della produzione italiana sui mercati internazionali.

Ad inizio d’aprile sono stato nello stabilimento della Divisione Aerostrutture di Leonardo, ubicato nel comune di Grottaglie, in provincia di Taranto, per tenere un’assemblea tra i lavoratori. Si tratta della divisione del gruppo in questione (che dal prossimo mese sarà guidato dall’ad Alessandro Profumo) che  è partner di importanti programmi aeronautici civili europei e nord-americani, dal Boeing 787 realizzato in materiali compositi, al grande Airbus A380, fino ai biturboelica regionali ATR; dal primo gennaio 2016 ha assorbito parte delle attività di Alenia Aermacchi. Qui ho visto da vicino l’alto livello tecnologico della produzione manifatturiera e l’elevata capacità professionale di uomini e donne che ci lavorano.

È bene ricordare che l’intero gruppo in questione rappresenta il principale player italiano nel campo delle alte tecnologie che sono contenute nelle piattaforme (elicotteri, aerei, satelliti) e nei sistemi Ict. È ora inderogabile guardare al tempo che verrà e a quel che urge fare.

A nostro giudizio, bisogna investire sulla rete commerciale diretta e indiretta, con la consapevolezza di portare a casa nuovi contratti; occorre determinare nuove forme di integrazione internazionale, attuando una più efficace strategia di alleanze; deve esser  assicurato ai clienti un più efficiente supporto logistico; ci vuole un utile posizionamento per assicurarsi i prossimi finanziamenti europei e, perché ciò accada, non si possono rimandare nuovi investimenti in sviluppo, ricerca ed innovazione. Le potenzialità di questa strategia andranno principalmente raccordate con quella Tecnologica e Industriale della Difesa, come si può leggere dal Libro Bianco della sicurezza internazionale e della difesa, recentemente implementato nei contenuti.

È strutturale il ruolo che l’industria della difesa europea potrà avere, attraverso partnership e collaborazioni sempre più avanzate. Va tenuto presente che per realizzare davvero l’Unione della difesa europea sarà fondamentale anche quello che le grandi imprese europee del settore sapranno fare insieme, collaborando tra loro e con gli Stati promotori. La dimensione europea della difesa, passando anche dall’industria, potrà concretizzare una sinergia e una comunanza di interessi tra i grandi Paesi fondatori dell’Unione e le grandi aziende che sono ubicate in quei paesi. In parole povere si tratta di processi di aggregazione che, salvaguardando gli interessi di ciascuno Stato, possono consentire anche a Paesi come il nostro di specializzarsi ulteriormente nelle eccellenze. Un processo che può portarci a buoni risultati di sistema per diventare competitivi rispetto agli altri grandi produttori internazionali

Ecco perché occorre arrivare al 2% del Pil speso per la difesa, come richiesto ai singoli governi  in ambito Nato, per partecipare a una sicurezza europea. Così si arriverebbe a disporre di risorse per almeno 22 miliardi di euro. E non vanno tralasciati nemmeno i continui solleciti della Nato affinché i Paesi membri dell’Alleanza impieghino in investimenti circa il 20% delle succitate spese, perché rappresentano la prova provata di un’esigenza comune di innalzare il livello delle capacità difensive in ambito comunitario.

Va segnalato, solo a titolo d’esempio e in tal senso, che varrebbe la pena di valorizzare la proprietà di DRS Technologies, industria americana di punta nelle tecnologie militari, che non è mai entrata realmente nella strategia industriale complessiva dell’attuale Leonardo. E ci vorrebbe pure il rafforzamento nella produzione di equipaggiamenti e sistemi innovativi nel campo della cyber-security che il gruppo italico potrebbe assicurare adeguatamente anche con opportune joint venture a livello internazionale.

Ma c’è molto altro di  buono nel perimetro produttivo delle divisioni di Leonardo, che andrebbe sostenuto. Lo abbiamo gìà scritto più volte, ma val la pena di ripeterlo. Ci sono: il nuovo elicottero europeo di attacco che potrebbe interessare, oltre all’Italia, Francia, Germania, Spagna; il nuovo Carro cingolato europeo, utile a noi, come a Francia, Germania Polonia, Spagna. Poi, esiste il programma di sviluppo del futuro velivolo da caccia Fighter non pilotato che potrebbe riguardare l’Italia, la Germania, la Svezia e la Francia. Inoltre è da segnalare il Radar di sorveglianza aerea a lungo raggio con capacità di detenzione e tracciamento di missili balistici, appetibile, oltre che per il nostro Paese, anche per Francia, Germania, Svezia. Ancora, i Sistemi subacquei di nuova generazione, come il siluro pesante, quello leggero e i sonar che interessano l’Italia, la Francia, la Germania e la Svezia. Ci sono, inoltre, altri programmi militari in cui Leonardo potrebbe avere un ruolo di leadership. Il ‘Pattugliatore armato Atr’ è un prodotto unico in Europa. Il progetto Unmanned per Sky-X, Sky-Y, Male 20/25 in cui abbiamo una decennale esperienza sia come velivolo che come sistemi di guida e controllo. Il progetto per gli Addestratori come gli M346, M346 Light combat, M345 Het, aerei da trasporto tattico presenti in numerose forze armate.

L’export nei settori di riferimento di Leonardo, però, ha anche bisogno di un maggiore sostegno dello Stato: è indispensabile offrire strumenti di credito all’esportazione con la finalità di costruire un pacchetto di finanziamento articolato e complesso con tutti i Paesi interessati Siccome manca al momento un mercato interno per alimentare una realtà come Leonardo, i Paesi d’esportazione rappresentano la primaria via da percorrere.

Si tratta di un percorso da imboccare, in particolar modo per quanto riguarda i settori aeronautico ed aerospaziale. Rispetto al primo settore enunciato contiamo sull’addestratore ex Aermacchi e sulla collaborazione con la Boeing. Ma andrebbero rafforzate, per esempio, le produzioni della ex Augusta Westland. Per quanto riguarda il settore aerospaziale, invece, penso a quel fiore all’occhiello che è il vettore Vega e la cui partecipazione al consorzio andrebbe allargata. E dovremmo prendere più spazio anche all’interno del perimetro in cui si muovono i francesi della Thales. Insomma, Leonardo ha tutte le carte in regole per competere sui mercati internazionali, ma deve decidere di espandersi su scala globale, anziché restringersi sempre di più all’interno del proprio perimetro industriale.

Lo può fare partendo dal settore della difesa europea ed estendendo i benefici di questa scelta alla parte dell’industria civile. Occorre agire presto e bene sia per valorizzare i manager capaci all’interno del gruppo, ma soprattutto  la forza lavoro che egregiamente sostiene le produzioni. Il sindacato è pronto a svolgere la parte che gli compete, con senso di responsabilità e con il necessario approccio partecipativo.

 

palombella

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