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La lettera della Banca d’Italia in tema di riforma del credito cooperativo pubblicata il 4 gennaio scorso ha suscitato un certo interesse da parte dei media e dei quotidiani finanziari.

Alcuni, nonostante il presidente di Cassa Centrale Banca, Giorgio Fracalossi, dopo aver incassato l’adesione della banca presieduta da Lorenzo Bini Smaghi, appaia giustamente fiducioso per le 103 adesioni già conseguite, hanno interpretato la fretta imposta da Banca d’Italia come una pressione messa sul collo soprattutto della cordata trentina la quale, a differenza di Iccrea che possiede già il capitale minimo richiesto, deve concordare con le banche aderenti il contributo che ognuna dovrà versare per arrivare al miliardo di capitale previsto dalla legge di riforma.

Altri, per contro, temono che per Bankitalia, dopo le quattro banche poste in risoluzione, le due banche venete e, soprattutto, Mps, possa aprirsi un altro “terremoto finanziario” nell’ambito delle banche di credito cooperativo.

Premesso che, come ampiamente trattato (qui l’articolo di Formiche.net), l’Organo di vigilanza ha approvato in via definitiva il 3 novembre scorso le norme di propria competenza e che da quella data decorrono i diciotto mesi per la costituzione dei gruppi bancari cooperativi, la Banca d’Italia, al fine di assicurare il pieno conseguimento degli obiettivi della riforma e tenuto conto della innovatività e complessità dei progetti costitutivi dei Gruppi Bancari Cooperativi, ritiene necessario che tutti gli attori del sistema del credito cooperativo si preparino per tempo e adeguatamente per strutturare il percorso più idoneo e sicuro per la realizzazione dei nuovi gruppi.

Tutto ciò, si dice espressamente nella lettera, “nella consapevolezza che il rafforzamento del sistema cooperativo cui tende la riforma richiede un’azione concertata in cui gli interessi dei singoli si coniughino con quelli della categoria, in nome del dovere di solidarietà tra le banche a mutualità prevalente che ispira la stessa legge.”.

Stante quanto sopra, prosegue la lettera, l’Organo di Vigilanza “ritiene opportuno che gli intermediari intenzionati ad assumere il ruolo di capogruppo nazionale o provinciale ne diano formale comunicazione, entro il mese di gennaio 2017, alla Banca d’Italia e all’intero sistema delle Bcc. Tale comunicazione andrà accompagnata da un piano che illustri nel dettaglio le azioni che le potenziali capogruppo intendono intraprendere per assicurare il rispetto, in un arco di tempo definito e contenuto, di tutti i requisiti, sia di patrimonio netto sia di altro tipo, richiesti dalla normativa ai fini dell’assunzione di tale ruolo”.

Aggiungendo che: “Con l’occasione, questo Istituto richiama le candidate capogruppo a prestare la massima attenzione alla definizione delle condizioni di ammissione, che devono risultare ancorate a “criteri non discriminatori in linea con il principio di solidarietà tra le banche cooperative a mutualità prevalente”, come previsto dalla legge. Né l’adesione delle singole Bcc potrà essere acquisita assicurando un trattamento più favorevole (ad esempio in termini di più ampi margini di autonomia gestionale), considerato che i criteri di valutazione dei progetti saranno applicati omogeneamente nei confronti di tutti i costituendi gruppi”.

Nessuna pressione specifica nei confronti di Cassa Centrale Banca appare interpretabile sino a questo punto della lettera, la quale, semplicemente, sembrerebbe richiedere una formalizzazione delle tre candidature e dei progetti per i quali sino ad ora si è discusso solo “informalmente”.

Per la verità, sino al 7 gennaio scorso, l’unico progetto per il quale ancora non si aveva avuto un riscontro “ufficiale” era quello delle Raiffeisen della Provincia di Bolzano. Si è registrato, infatti, un annuncio più in linea con il metodo Iccrea-Federcasse che con quello di Cassa Centrale Banca, auspicato dal Governatore Ignazio Visco in occasione della relazione annuale 2015 (qui l’articolo di Formiche.net), considerato che a rilasciarlo è stato il direttore generale della federazione Raiffeisen, Paul Gasser, in luogo degli esponenti della Cassa Centrale Raiffeisen dell’Alto Adige.

Ciò che appare invece maggiormente a tutela di Cassa Centrale Banca e delle banche che saranno chiamate a fare una scelta sul gruppo al quale aderire è il richiamo, previsto anche nella legge di riforma delle Bcc, ai criteri non discriminatori nella definizione dei parametri di ammissione al gruppo prescelto.

Chi ha avuto modo di confrontare i progetti delle due candidate capogruppo nazionali potrà confermare che i criteri risk based con i quali sono costruite le griglie che consentiranno di dimensionare l’autonomia con la quale la capogruppo eserciterà i propri controlli, risultano molto più rigidi e stringenti per Cassa Centrale Banca, facendo ipotizzare, a parità di condizioni, maggiore autonomia nell’ipotesi di adesione al gruppo Iccrea-Federcasse. Una diseguaglianza che il regolatore, giustamente, non intende accettare.
Il richiamo alla non discriminazione appare particolarmente opportuno anche per la tutela delle diverse Bcc che hanno già inviato la propria pre-adesione a Cassa Centrale Banca, alcune delle quali, proprio in questi giorni, si sono viste costrette ad inviare una missiva a Bankitalia per segnalare atti censurabili, a volte sconfinati nella ritorsione, commessi da Iccrea nei loro confronti durante la prestazione dei servizi per il solo fatto di aver pre-aderito al progetto di Cassa Centrale Banca. Fatti che appaiono ancora più gravi in relazione all’importanza delle scelte di adesione che le banche dovranno effettuare e tenendo conto dell’ultima raccomandazione contenuta nella lettera di Bankitalia che prevede che: “Le Bcc interessate dalla riforma, in occasione dell’approvazione del bilancio 2016, deliberino in assemblea a quale gruppo intendono aderire, comunicandolo alla rispettiva capogruppo e alla Banca d’Italia entro i successivi 10 giorni”.

In definitiva, l’unica parte della lettera che appare di difficile interpretazione è quella (finale) in cui si dice: “Infine, nelle more della creazione dei gruppi, ci si aspetta che, quando necessario, le Bcc realizzino con tempestività i processi aggregativi al fine di rafforzare, anche prospetticamente, la stabilità dei singoli intermediari e dell’intero sistema del credito cooperativo”.
Da qui il dubbio di qualche giornalista, in precedenza evidenziato, in merito ad un’eventuale imminente “tempesta finanziaria” che possa interessare le Bcc, oppure la preoccupazione che una gestione a dir poco “disinvolta” del Fondo temporaneo, inserito nella legge di riforma delle Bcc dalla Camera in sede referente con l’art. 2-bis, possa far scaturire una serie di cause legali che potrebbero bloccare i processi aggregativi in corso per il salvataggio di talune Bcc. Ma questo è un altro argomento che richiederebbe un intervento ad hoc!

ivass

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