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In Sicilia è scoppiata la guerra dei porti. Un derby per rivendicare lo scettro di comando dell’Autorità Portuale che vede in campo Augusta contro Catania. E dove il presidente della Regione, Rosario Crocetta sembra che invece di fare da arbitro imparziale abbia spinto il Ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio a scegliere, con tanto di lettera, che Formiche.net pubblica integralmente, a optare per Catania “perché il porto risponde del tutto alla logica e alle caratteristiche del core network” cosa che invece non potrebbe rivendicare lo scalo megarese.

Insomma, un vero melodramma in salsa sicula, dove saltano anche le appartenenze politiche e dove ovviamente quando si parla di core non si fa riferimento a un titolo onorifico, ma si tratta del livello più alto nella gerarchia portuale, almeno nella recente riforma dei porti, e serve a gestire i futuri investimenti e le infrastrutture del mare.

Il caos è scoppiato perché fin dall’inizio era stato designato il porto di Augusta come sede dell’Autorità portuale per la Sicilia Orientale ma, qualche giorno fa, il clamoroso passo indietro e l’esultanza del sindaco etneo, Enzo Bianco che non è riuscito a trattenere la propria soddisfazione: “un ulteriore importante riconoscimento per la nostra città, alla credibilità che in questi anni ha conquistato a livello nazionale e internazionale” con il pensiero, neanche tanto nascosto di una sua ricandidatura a sindaco per le prossime amministrative.

Ma allo “scippo” non ci sta il primo cittadino di Augusta, Maria Concetta Di Pietro del M5s che sta valutando “di impugnare il decreto ministeriale” ed ha lanciato anche una mobilitazione pubblica per venerdì 10 febbraio. Una battaglia condivisa dai vertici del Movimento di Beppe Grillo, basta pensare che sul tema si è speso anche il Vice Presidente della Camera, Luigi Di Maio. “Nella prima bozza di decreto c’era scritto che la sede dell’autorità portuale doveva andare al porto di Augusta. Questa è roba da sfigati: in una notte si trasferiscono la sede da Augusta a Catania perché il sindaco Bianco deve avere la sede. E lo fa insieme a Crocetta. Con le solite spartizioni politiche che si fanno in una notte: ma l’unica cosa che faranno sarà continuare ad indebolire il territorio. Rappresenta una politica che ha bisogno di questi simboli per sentirsi importanti: è roba da sfigati”.

Ma le motivazioni sul porto di Augusta hanno trovato sponda anche nel primo cittadino di Siracusa, Giancarlo Garozzo del partito democratico che ha precisato: “Delrio mi ha confermato il suo convincimento sul fatto che la sede debba coincidere con il ‘porto core’ – quindi con Augusta, così individuato a livello europeo in quanto di gran lunga superiore a Catania per infrastrutture e traffico merci – salvo diverse indicazioni che sono arrivate dalla Regione”.

Un vero e proprio caos politico, tanto che sulla vicenda è intervenuta anche Assoporto che ha cercato di rimettere ordine alle ingerenze politiche e di riportare la questione nel campo tecnico: “Augusta è l’unico Porto Core della Sicilia e fa parte della Rete europea Ten-T. Il porto di Catania non rientra in nessuna delle due classi di merito europee che sono assegnate dalla Comunità europea per motivi tecnici, lontano dalle logiche tipiche delle “parrocchie” politiche nazionali e regionali”.

Come finirà? Per la portualità siciliana si attendono settimane di incertezza. Oltre alla querelle Augusta-Catania, infatti, è sempre pendente l’accorpamento di Messina a Gioia Tauro, coi relativi focolai di protesta che, alimentati da quanto sta succedendo sotto l’Etna, si stanno rinfocolando velocemente. Senza dimenticare che anche Palermo è in attesa di un nuovo presidente, mentre quello designato dal Ministro Delrio per il polo Augusta-Catania, Andrea Annunziata è più che mai in bilico perché il presidente della Regione Crocetta ne ha contestato la designazione.

Di certo quella che doveva essere la nuova governance del sistema portuale, attesa da quasi un ventennio, e per la quale il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio si è speso molto come raccontato più volte da Formiche.net rischia di diventare un risiko complicato dove ciascun territorio cerca di rivendicare il proprio spazio vitale senza operare nella logica di una “messa a sistema” che poi è il punto fondamentale della riforma delle autorità portuali.

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