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Spesso si definisce un’organizzazione o un’azienda innovativa solo perché opera in settori nuovi, o considerati tali dai media. Ma è un errore perché anche in tanti settori ‘tradizionali’ ci sono aziende e organizzazioni che fanno innovazioni di processo, di prodotto o dell’offerta. E dietro a tutte queste innovazioni, ci sono donne e uomini che amano il proprio lavoro.

Persone che hanno fatto loro il proverbio africano “Chi vuole sul serio qualcosa trova una strada, gli altri una scusa” e che sanno che la vera innovazione è quella condivisa in grado di generare benessere per la collettività.
Quest’intervista fa parte della rubrica Innovatori pubblicata su www.robertorace.com. Uno spazio in cui proviamo a raccontare le storie degli Innovatori, a scoprirne modi di pensare, predilezioni e visioni del mondo. Cercando di capire meglio cosa ci riservano presente e futuro.

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Tutti i giorni mi adopero per “dettare l’umore”, disegnare soluzioni, immaginare scenari e coreografare magie. E’ la frase con cui Paolo Carito si presenta sui suoi profili social.
45enne manager, ha “esplorato” diversi mondi: media, sport, entertainment, social responsability management, digital e branded content.
Chiama il suo approccio al lavoro “Surfing Experience”: la condivisione delle esperienze per elaborare scenari e strategie innovative.

D. Chi è un innovatore per te? Perché?

R. Un innovatore è colui il quale riesce ad imporre con carisma e positività le sue intuizioni. Riesce ad interpretare prima di altri gli scenari futuri individuando con concretezza le migliori soluzioni per affrontarli. Riuscendo a coniugare risultati e immaginazione.

D. Qual è l’innovazione che cambierà il mondo nei prossimi anni?

R. Premesso che il futuro non si cambia con una sola innovazione, penso a quanto il settore dei “Big Data” accompagnerà i cambiamenti dei prossimi decenni.
La necessità e la capacità di usare tutte le informazioni generate dal web per svolgere analisi, elaborare e trovare riscontri oggettivi sui diversi temi.
L’ “umore” dei mercati e del commercio, lo studio delle tendenze complessive della società e tutto il fiume di informazioni viaggeranno e transiteranno attraverso Internet.
“Big Data” rappresenta anche l’interrelazione di dati provenienti da fonti eterogenee, quindi non soltanto i dati strutturati, come i database, ma anche non strutturati, come immagini, email, dati GPS e le informazioni prese dai social network.
Parliamo del modo di dialogare e relazionarsi nel prossimo futuro.

D. Qual è il ruolo di un leader in un’organizzazione?

R. Il leader ti racconta un sogno, te lo disegna, lo fa avverare e ti regala quella fotografia. In un’organizzazione deve necessariamente concretizzare, ottimizzando mezzi e risorse, quanto è stato immaginato per raggiungere i risultati auspicati.

D. Una persona che ha lasciato il segno nella tua vita?

R. La mia Famiglia: Lorenzo, Ausilia, Lucio e Marilena. Li ho sempre sentiti come un’unica persona.

D. La tua più grande paura/la tua più grande speranza?

R. La cosa che al giorno d’oggi mi mette più paura è la cattiveria umana nel voler distruggere storie e persone di successo.
La mia più grande speranza, per dirla con le parole di Papa Francesco rivolto ai giovani, è “Per favore non lasciatevi rubare la speranza”. Nel senso che il “Mondo Migliore” deve essere sempre possibile, immaginabile, percepibile. E mi piace pensare che la violenza, la corruzione e l’ingiustizia prima o poi facciano un passo indietro.

D. Il tuo progetto di lavoro attuale e quello futuro.

R. Mi trovo nella situazione di aver da poco concluso due bellissime esperienze di lavoro: essere stato per due anni il Direttore Marketing e Commerciale di un Club di calcio di serie A, e per quasi dieci l’Amministratore ed il Fondatore di una società molto innovativa nel settore della comunicazione ed eventi, produzioni Tv e sport marketing.
Il mio progetto futuro: sebbene sappia già l’azienda per cui lavorerò a partire dal nuovo anno, voglio immaginarmi nella mia azione manageriale sempre più proiettato nella ricerca di modelli che coniughino business ed etica, business e sostenibilità. Vedo troppa gente soffrire nell’indifferenza e mi riprometto di fare nel mio piccolo e nel mio ambito il più possibile.

D. La cosa che più ti fa emozionare e quella che ti fa più arrabbiare

R. Mi emozionano gli occhi delle persone intrisi di stelle. Cioè di quella luce che sprigiona gioia, serenità, magia, entusiasmo, tenacia, voglia di fare e senso di appagamento per aver raggiunto un traguardo.
La cosa che più mi fa arrabbiare è il guardare gli stessi occhi che non possono permettersi le stelle, magari per un maltolto.

Paolo Carito: mi emozionano gli occhi intrisi di stelle

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