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Donald Trump esce clamorosamente rafforzato dall’attentato e si avvia quindi ad un secondo mandato alla Casa Bianca, complice anche l’insostenibile debolezza del Presidente uscente Biden (ma io non mi stupirei affatto di un cambio in corsa sul versante democratico).

Cosa dobbiamo aspettarci dunque dal suo secondo mandato presidenziale?

E, ancora, esso rappresenta quella potenziale tragedia che molti osservatori “liberal” descrivono?

Comincio da quest’ultimo punto dicendo che non credo affatto alla bontà di quest’ultima impostazione.
Non mi è piaciuto per niente il Trump di Capitol Hill, non ho mai amato la sua tendenza alla rissa perenne, non ne appoggio lo stile da bullo. Ma non per questo lo ritengo inaccettabile sul piano politico democratico.

Al netto di questo penso anzi che Trump potrà persino fare meglio, perché alla Casa Bianca l’esperienza conta moltissimo: il secondo mandato può quindi essere più efficace del primo, ad esempio evitando furiose rotazioni nello staff che sono decisamente deleterie (ma che hanno caratterizzato i primi quattro anni di presidenza).

Ecco allora i cardini del “Trump 2”, combinando quello che ha senso aspettarsi con quello che serve all’America e al mondo. In primo luogo un abbassamento della tensione internazionale, centrato su tre dossier essenziali.

Cessazione delle ostilità sul fronte ucraino, con definitiva chiarezza sul fatto che Putin non può trattare le nazioni a lui vicine come birilli: Kyiv è la capitale di uno Stato indipendente che la Nato è pronta a difendere. Di conseguenza sul resto, territori compresi, si può trattare.

Drastico abbassamento della tensione in Medio Oriente con due punti certi: la sicurezza d’Israele è garantita e difesa con ogni mezzo a disposizione e chi la mette in discussione paga prezzi altissimi; il popolo palestinese ha diritto ad un futuro senza Hamas che deve essere assicurato innanzitutto da nazioni come Egitto e Arabia Saudita.

Chiarezza sul versante indo-pacifico, con assoluta fermezza verso la Cina, la cui minaccia militare a Taiwan deve essere respinta senza indugio alcuno.

Poi c’è un versante “interno” al mondo democratico, dove credo Trump proseguirà nell’azione di chiamata alla responsabilità dell’Europa. Qui sarà evidente che due teatri, quello ai confini russi e quello del Mediterraneo dovranno vedere un’impennata nello sforzo polacco, francese, italiano, tedesco e inglese (e così via) per garantire sicurezza e sviluppo. Tanto per essere chiari: a breve capiremo che il 2% di spese sulla Difesa non sarà sufficiente.

Infine, vedo la nuova amministrazione Trump concentrata su due capitoli centrali del programma proposto agli americani: una drastica inversione di tendenza sull’immigrazione illegale e un gigantesco sforzo di politica industriale per ridurre la dipendenza dall’estero in molti settori economici.

In queste ore Elon Musk sta alzando la voce in favore di Trump. Non serve altro per capire.

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