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C’è sempre più energia solare nel futuro del maxi produttore di petrolio Arabia Saudita: Riad ha messo in cantiere una serie di nuovi progetti per la generazione elettrica dal sole e dal vento che dovrebbero prendere il via nei primi mesi del 2017. “Mi aspetto per il primo trimestre dell’anno nuove gare per produrre almeno 500 megawatt dalle rinnovabili e un’ulteriore crescita nei trimestri a seguire”, ha indicato all’agenzia di stampa Bloomberg Paddy Padmanathan, Ceo di Acwa Power International, con sede a Riad. “È un bel cambiamento per questa regione del mondo”.

PIU’ ENTRATE PER LO STATO

Il primo paese per esportazioni di greggio al mondo è anche il paese che più di ogni altro usa il petrolio per la generazione di energia elettrica. Secondo l’AIE (Agenzia internazionale dell’energia), il Regno saudita consuma almeno 900.000 barili al giorno nei periodi di picco per produrre energia elettrica per un valore di 16 miliardi di dollari l’anno circa. Ciò spiega perché Riad punti a generare più elettricità dalle rinnovabili: ciò significa liberare per le esportazioni greggio attualmente destinato al consumo interno: con un prezzo medio del barile previsto al rialzo nel 2017 questo si traduce in maggiori introiti per le casse dello Stato.

OBIETTIVI A LUNGO TERMINE

Secondo le fonti di Bloomberg, nel progetto del governo Saudita c’è di assegnare quest’anno progetti per aggiungere ulteriori 700 megawatt di generazione elettrica da solare e eolico nel 2018; l’obiettivo a lungo termine (2019-2023) sarebbe di aggiungere alla rete elettrica 8,8 gigawatt di energia da fonti rinnovabili.

“Ci aspettiamo che l’Arabia Saudita diventi il principale mercato della sua regione nel medio-lungo periodo per la generazione elettrica da rinnovabili”, afferma Sami Khoreibi, fondatore e Ceo di Enviromena Power Systems, società di Abu Dhabi che sviluppa e realizza impianti fotovoltaici in Medio Oriente e Africa. “Usare il greggio per produrre elettricità implica un alto costo operativo e la crescita della domanda di generazione elettrica in Arabia Saudita è tra le più alte della regione”.

IL TAGLIO OPEC NON BASTA

Esportare più greggio per rimpinguare le casse statali sembra la strategia giusta per un Paese che in passato non sempre ha perseguito i progetti per l’energia solare con coerenza ma che nell’ultima metà del 2016 ha mostrato maggiore determinazione nel cercare la diversificazione economica. Come riportato da Formiche.net, il quadro per l’Arabia Saudita è piuttosto nero, tra guerra yemenita, costi per mantenere la leadership in Medio Oriente e introiti petroliferi in calo.

A dicembre, l’Opec ha raggiunto un accordo, il primo negli ultimi otto anni, per tagliare la produzione di petrolio: l’Arabia Saudita farà il grosso del lavoro con una riduzione dell’output di 500mila barili al giorno su un taglio congiunto di 1,2 milioni di barili al giorno. Tuttavia ciò potrebbero non bastare: secondo il Fondo monetario internazionale, l’Arabia Saudita ha bisogno di vendere il petrolio stabilmente a 80 dollari al barile per andare in pari con le spese domestiche, senza mettere in conto costose avventure militari e extra vari, e quest’anno il target degli 80 dollari non è considerato plausibile.

STRATEGIE DA RIVEDERE

Tra l’altro, l’accordo raggiunto a dicembre dall’Opec suona all’apparenza come una vittoria dell’Arabia Saudita, ma in realtà è il segnale della sconfitta della sua strategia iniziata con il vertice Opec del 27 novembre 2014, quando Riad riuscì a far prevalere la decisione di mantenere la produzione invariata nonostante il forte aumento dell’offerta globale legato al boom dello shale oil nordamericano. L’obiettivo saudita era di far crollare i prezzi per non perdere quote di mercato a favore dei produttori di idrocarburi non convenzionali di Usa e Canada che, sulla carta, avrebbero dovuto finire per cedere alla luce dei costi di produzione molto più elevati rispetto ai Paesi del Golfo. I produttori di shale oil hanno invece dato prova di un’efficienza e una resistenza imprevedibili al tonfo dei prezzi e ora Riad non può più permettersi di ignorare la necessità di cambiare e diversificare. Si parte – probabilmente – con un nuovo aumento dei prezzi di vendita al consumo dei combustibili fossili sul mercato domestico, ma in prospettiva tocca guardare seriamente anche alle rinnovabili.

Ecco i nuovi piani energetici dell'Arabia Saudita

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