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Il cardinale Christoph Schönborn è uno dei porporati più ascoltati da Papa Francesco. “Un grande teologo”, l’ha definito lo scorso aprile, di ritorno dall’isola di Lesbo, commentando il ruolo da lui svolto nell’ultimo Sinodo dei vescovi. Domenica 11 settembre, nella cattedrale di Santo Stefano a Vienna, città di cui è arcivescovo da più di due decenni, Schönborn ha parlato di Europa e islam. Un’omelia che ha fatto rumore, e non solo in Austria, perché i toni usati dal presule sono stati tutt’altro che improntati al politicamente corretto così tanto in voga nel continente.

L’APPELLO PER L’EUROPA

“Questo noi chiediamo oggi per l’Europa: Signore, dacci ancora una possibilità! Non dimenticare che noi siamo il tuo popolo! Allo stesso modo di come Mosè te lo rammentò: è il tuo popolo, Signore, il popolo che tu hai condotto fuori [dall’Egitto], che tu hai santificato; è il tuo tuo popolo. Per cui preghiamo: Signore, ricordati: è il tuo popolo. E anche quando abbiamo smarrito la strada, e anche quando abbiamo dissipato l’eredità, Signore, non ripudiarci! Non ripudiare questa Europa, che tanti santi ti ha dato. Non ci ripudiare, anche se siamo diventati tiepidi nella fede”.

IL PASSAGGIO SULL’ISLAM

Ma è il passaggio sull’islam che ha colpito molti. Riferendosi all’assedio di Vienna del 1683, punto di massima espansione dei turchi ottomani in Europa, Schönborn ha detto: “Ora ci sarà un terzo tentativo islamico di conquistare l’Europa? Molti musulmani lo pensano e lo vogliono e dicono che questa è la fine dell’Europa “. Successivamente, visto il clamore suscitato dalle dichiarazioni del porporato, solitamente lontano dai toni apocalittici, l’arcidiocesi viennese ha emesso una nota in cui si chiarisce che Schonborn non intendeva parlare della questione dei migranti, così sentita in Austria tanto da aver favorito – secondo la maggior parte degli osservatori – l’ascesa della destra nazionalista che il prossimo 4 dicembre si contenderà la presidenza federale – e che il rimando all’attualità era più che altro generico.

JIHAD E CRISTIANESIMO

Il discorso di Schönborn, in realtà, più che sull’islam era centrato sull’Europa. E’ sufficiente riprendere gli ultimi interventi del cardinale, leggerli uno di seguito all’altro per cogliere l’accento pessimista sul destino del continente, che ha ormai smarrito l’anima e che si è assuefatto alla secolarizzazione imperante. Quanto all’islam, Schönborn ha più volte esortato le autorità religiose musulmane a usare parole chiare nel condannare le azioni perpetrate dalle milizie jihadiste che si rifanno al sedicente Stato islamico guidato dal califfo Abu Bakr al Baghdadi.

IL CASO AUSTRIACO

Il caso austriaco è emblematico: da tempo si discute (con toni tutt’altro che improntati al diplomaticamente corretto) sui finanziamenti ai centri islamici provenienti dall’estero (Turchia e Arabia Saudita su tutti), mentre la popolazione scolastica è sempre più musulmana nella stessa Vienna. “Cosa posso fare?”, si domandava quasi tre anni fa Schönborn a Milano, parlando in Duomo a proposito della scristianizzazione austriaca della situazione di Vienna, dove l’arcidiocesi è costretta a vendere le chiese perché vuote e senza risorse finanziarie per poter sopravvivere.

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