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C’era attesa ieri per l’assemblea di Unindustria Bologna, l’associazione guidata dal patron di Ima Alberto Vacchi che la primavera scorsa ha conteso la presidenza di Confindustria nazionale al salernitano Vincenzo Boccia risultando poi sconfitto. C’era attesa perché si trattava di una delle più importanti uscite pubbliche del leader degli industriali bolognesi dopo la mancata scalata a viale dell’Astronomia a Roma. In concomitanza con l’avvio di “Farete” (la due giorni delle imprese del territorio organizzata nei padiglioni di BolognaFiere), Vacchi davanti a una platea di quasi duemila persone ha abbozzato una sorta di pax confindustriale tendendo la mano al neopresidente Boccia e annunciando la nascita nel 2017 di Confindustria Emilia, la nuova organizzazione che riunirà le sedi provinciali di Bologna, Ferrara e Modena.

CHI C’ERA (E CHI NO) A BOLOGNA

Inutile dire che prima ancora delle presenze, a balzare agli occhi ieri è stata un’assenza di non poco conto: quella del neopresidente Boccia, mancato proprio all’appuntamento più importante dell’associazione guidata dal suo ex sfidante. E pensare che era stato il suo predecessore, l’ex presidente nazionale di Confindustria Giorgio Squinzi, a concludere i lavori dell’assemblea pubblica di Unindustria Bologna nel 2015. La distanza tra le due correnti interne all’associazione – quella di Vacchi che predica maggiore autonomia dalla politica da quella di Boccia – è ancora in gran parte da colmare, ma se non altro ieri si è iniziato a farlo.

Non sono mancati esponenti di primo piano della Confindustria pro Vacchi: dal senatore di Scelta civica ed ex candidato alla presidenza confindustriale e patron Brembo Alberto Bombassei, al presidente di Assolombarda Gianfelice Rocca fino ai rappresentanti di Bergamo, Varese e di tutta la Romagna. Quindi i politici: l’ex premier Romano Prodi, il ministro (bolognese) all’Ambiente Gianluca Galletti, l’ex ministro prodiano Giulio Santagata, il governatore Stefano Bonaccini e il sindaco felsineo Virginio Merola.

VACCHI TENDE LA MANO

“Voglio subito ribadire che la competizione non ha lasciato divisioni tra noi e Roma”, ha detto in apertura Vacchi, quasi a voler sgombrare subito il campo dagli equivoci su dissidi ancora in corso. “Come parti interessate ci auguriamo tutti che il nuovo presidente Vincenzo Boccia operi al meglio. E che il nostro messaggio di rinnovamento, di modernizzazione degli apparati e di rimozione dei vincoli alla crescita sia recepito anche nelle aree meno produttive del Paese”. “Sono sereno – ha aggiunto – del risultato ottenuto e del fatto che il programma che ho presentato abbia ricevuto un ampio consenso”.

A PROPOSITO DI BREXIT

Nella sua relazione, Vacchi ha puntato sul tema della crescita che – ha spiegato – “dipende soprattutto dalla qualità della politica, delle istituzioni locali, nazionali, europee, che perdendo spesso i contatti con la realtà del mondo produttivo, hanno, per fortuna non sempre ovunque, cambiato le regole del gioco perdendo il senso del merito”.

In merito alla Brexit, per il presidente di Unindustria Bologna si è trattato di un “improbabile accadimento” per il quale “le spinte populiste devono essere considerate un sintomo dei più profondi trend economici e sociali che stanno attraversando l’Europa”. Il voto britannico “ci ricorda, per la prima volta con una veste istituzionale, che la globalizzazione ha creato numerose istanze, e che le istituzioni, la politica, devono essere in grado di dare una risposta ai propri cittadini. Come italiani non possiamo che auspicare che la recente scelta britannica, per quanto dolorosa e frutto di un vero e proprio ‘avventurismo politico’, venga attuata quanto prima e senza tentennamenti. Nulla è più pericoloso, in queste fasi, dell’incertezza e del dubbio”.

L’ANALISI SULL’ITALIA

“L’Italia è sopravvissuta, ma più divisa e polarizzata di prima, agli ultimi 10 anni di crisi” ha scandito Vacchi, criticando il debito pubblico (“ci imbriglia”) e fornendo una sintetica quanto amara analisi della situazione attuale: dal Pil che “resta basso, la produzione è stagnante” alle “troppe divaricazioni” a partire da Nord e Sud fino al fatto che “c’è risalita ma non decollo” mentre “l’inondazione di liquidità della Bce non arriva al sistema produttivo”. Ossia, si ferma nelle banche. Tuttavia, il patron di Ima – che nel suo intervento non ha toccato il tema del referendum costituzionale, mentre Boccia ha schierato l’associazione per il sì – ha dato atto al governo che “il Jobs Act funziona e funzionano soprattutto gli incentivi alla decontribuzione”.

DA FITOUSSI A MONS. ZUPPI

Alle parole del presidente di Unindustria Bologna, sono seguite quelle degli ospiti invitati per l’occasione a salire sul palco. Per primo è toccato all’economista Jean Paul Fitoussi che ha attaccato le politiche di austerità dell’Ue (“hanno avuto come conseguenza la stagnazione e la recessione in alcuni Paesi”) e il loro effetto nefasto sul capitale umano e sul capitale sociale, aggiungendo severe critiche alla Germania che “ci ha guadagnato con l’euro”. Spazio poi agli interventi del fisico Sergio Bertolucci, presidente della Commissione grandi rischi, e del sociologo Enrico Finzi, mentre le conclusioni sono state affidate all’arcivescovo di Bologna, monsignor Matteo Maria Zuppi. “Non possiamo rispondere alle nuove sfide con gli atteggiamenti di sempre, non possiamo limitarci a conservare il passato – ha detto il prelato bergogliano -. Servono umiltà e perseveranza nel cambiamento, bisogna imparare ad essere protagonisti senza protagonismi”.

Alberto Vacchi

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