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Il trasporto pubblico di Roma è sempre più in stato confusionale. I dati degli ultimi anni sono estremamente preoccupanti, ma le paure più grandi derivano dal fatto che la politica non sembra avere compreso quali siano i problemi di Atac.

La nomina del nuovo amministratore unico, dopo le dimissioni del precedente Armando Brandolese e del direttore generale Marco Rettighieri, sono state accompagnate da queste frasi dell’assessore alla mobilità Linda Meleo: “Confermo il nome di Fantasia”, continuando poi, “Fantasia ci aiuterà a rivoluzionare la bigliettazione”.

Sembra che l’assessore non abbia assolutamente chiaro quali siano i problemi di ATAC. Si sente spesso dire che l’unico problema dell’azienda di trasporto pubblico siano i bassi ricavi, dovuti all’elevato livello di evasione tariffaria.

E’ bene analizzare i dati e cominciare a sfatare i miti che accompagnano il fantasma di Atac.

L’azienda di trasporto pubblico ha un problema di costo, prima che di ricavo. Non accorgersi di questo, è un errore fatale.

L’azienda ha speso nel 2015 circa 1056 milioni di euro, in miglioramento rispetto all’anno precedente. Di questi costi, il 50,8 per cento sono relativi al personale. Ad esempio nel 2013 il costo del personale incideva per il 45 per cento dei costi totali.

Questo dimostra che i costi del personale non sono facili da tagliare e che la situazione è poco seria, ma molto grave.

Ci vorrebbe il coraggio politico di tagliare almeno 3000 dipendenti (non operativi) per rendere l’azienda efficiente, ma non sembra che la politica abbia la forza di affrontare questo tema spinoso (si ricorda piuttosto la difesa dei dipendenti ATAC da parte del sindaco Raggi durante lo sciopero in concomitanza della partita dell’Italia ai Mondiali).

E’ interessante vedere come ad esempio il costo del carburante incida solo il 4,6 per cento dei costi totali, mentre le consulenze – cavallo di battaglia del sindaco Raggi – incidono per lo 0,48 per cento dei costi totali. Anche eliminando del tutto le consulenze, ATAC con i soldi risparmiati non comprerebbe nemmeno un treno della metropolitana.

ATAC ha accumulato perdite tra il 2009 e il 2015 per quasi 1,3 miliardi di euro, nonostante abbia ricevuto sussidi per oltre 5 miliardi di euro.

I contributi che ogni anno riceve l’azienda di trasporto pubblico sono enormi: nel periodo considerato oltre 715 milioni di euro annui.

Ma quanti soldi incassa ATAC dalla vendita di biglietti e abbonamenti? È davvero questo il problema dell’azienda?

Analizzando i dati, si evince che il ricavo da biglietti è di 260 milioni di euro, che coprono solo il 48,6 per cento del solo costo del personale.

Anche eliminando del tutto l’evasione, i ricavi coprirebbero solo una parte dei costi del personale. Migliorare la bigliettazione è un processo semplice e relativamente marginale, quando potrebbero essere prese altre azioni per diminuire l’evasione. Ad esempio in città anche meno sviluppate, quali Istanbul, l’entrata nei bus avviene solo dalla porta anteriore, con il controllo del guidatore. In Italia questo è avversato dai sindacati.

ATAC è alla deriva per via dei costi esagerati e non per i ricavi mancanti. L’azienda ha problemi di investimenti mancati (tutti i soldi vanno in spese correnti) e l’età media della flotta è troppo elevata, tanto che lo scorso anno non è riuscita nemmeno a raggiungere il livello di servizio richiesto dal Comune di Roma.

La Metro A e la B hanno prodotto circa il 20 per cento in meno di quanto programmato, sia per colpa degli scioperi selvaggi che il materiale rotabile guasto.

Ci sono soluzioni a questo disastro?

In primo luogo la politica dovrebbe uscire dalla gestione dell’azienda pubblica. ATAC è costata molto di più della vecchia Alitalia pubblica: 6,3 miliardi tra il 2009 e il 2015 tra contributi pubblici e perdite.

La gestione dell’azienda dovrebbe essere affidata tramite gara, con un serio processo di liberalizzazione del settore del trasporto pubblico. E fintanto che questo processo non si porta a compimento, l’assessore alla mobilità di Roma e la politica dovrebbero cercare di non fare ulteriori danni, con un minore interventismo politico nella gestione di ATAC.

Andrea Giuricin

CEO TRA consulting, esperto di trasporti e docente di mobilility management all’Università Milano Bicocca

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