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“Sono un cristiano, un conservatore e un repubblicano, in quest’ordine”. Il governatore dell’Indiana Mike Pence s’è presentato così sul palco della Convention di Cleveland, accettando la nomination come vice di Donald Trump nella corsa per la Casa Bianca. “Non avrei mai immaginato di trovarmi qui […] Trump è noto per la sua forte personalità e per il suo carisma: immagino cercasse un po’ di equilibrio nel ticket”, ha scherzato.

Per la stragrande maggioranza degli elettori americani, il discorso è stata l’occasione per conoscere il governatore dell’Indiana, ultra-conservatore e Tea Party, anti-gay e pro-armi. Stasera, la chiusura della convention sarà l’apoteosi di Trump: accettando l’investitura, il candidato parlerà, fra l’altro, di controlli sull’immigrazione e di lotta al terrorismo.

La terza giornata della convention repubblicana è stata anche segnata da incidenti e arresti, fuori dall’Arena, oltre che dallo sgarbo del senatore Ted Cruz, rivale di Trump per la nomination, che non sostiene il magnate. Sul palco, pure l’ennesimo Trump, Eric, il terzo figlio.

IL DISCORSO DI PENCE 

“In politica – ha raccontato di sé il vice-Trump – ho iniziato in un altro partito ma poi mi sono unito alla rivoluzione reaganiana”. E ha presentato la sua famiglia, la madre Nancy, seduta in platea, “luce della mia vita”; la moglie Karen, “donna dei mie sogni”; e i suoi tre figli. Intanto, la platea intonava “Ci piace Mike”.

Pence ha elogiato il candidato presidente: “Un po’ duro con i politici”, ma rispettoso “del prossimo” e “devoto alla famiglia”, con figli straordinari. Quanto alla candidata democratica Hillary Clinton, l’ha definita, con un gioco di parole, “il segretario dello status quo”, che non può essere comandante in capo dopo l’attentato di Bengasi in Libia.

La scelta, ha ribadito Pence, “è tra il cambiamento e lo status quo”: una volta eletto presidente Trump, “il cambiamento sarà enorme”. Al termine dell’applaudito intervento, il governatore è stato raggiunto sul palco dal magnate e dai familiari per i saluti di rito.

LO STRAPPO DI CRUZ 

Sì al muro contro gli immigrati, ma no a Trump. Ted Cruz, il più agguerrito ex rivale del magnate nella corsa alla nomination repubblicana, crea la sorpresa negando l’endorsement a Trump sul palco della Convention di Cleveland. “Votate secondo coscienza”, dice, fra i fischi di molti delegati. “Meritiamo leader che si battono per i principi, che ci uniscono dietro valori comuni e che mettono da parte l’odio per l’amore. Questo è lo standard che ci meritiamo”.

E il senatore texano, ultra-conservatore ed evangelico, ha proseguito: “Non rimanete a casa l’8 Novembre. Se amate il vostro Paese e i vostri figli come me, alzatevi e parlate. Votate secondo coscienza per un candidato di cui vi fidate perché difenda la nostra libertà e sia fedele alla Costituzione”. Trump, che era presente, non s’è scomposto e lo ha salutato; Cruz l’ha congratulato per la nomination.

GLI ALTRI INTERVENTI

La terza e penultima serata della convention è stata aperta dal governatore della Florida Rick Scott, seguito, tra gli altri, da Eileen Collins, la prima donna ad avere comandato una missione dello shuttle. “L’ultima volta che gli Stati Uniti hanno lanciato in orbita loro astronauti dal suolo Usa è stata cinque anni or sono […] Abbiamo bisogno di una leadership che renda l’America di nuovo grande”, ha detto, riproponendo lo slogan della campagna di Trump.

Sul palco è salita pure una dipendente del magnate, Lynne Patton, afroamericana, che ha decantato le virtù del suo boss. Prima di Cruz, con un video, ha parlato un altro ex rivale di Trump nella corsa per la nomination, Marco Rubio, che s’è guadagnato un applauso con un appello all’unità: “Il tempo degli scontri è finito – ha detto – : è arrivato il momento di unirci e lottare per imprimere all’America una nuova direzione”.

GLI INCIDENTI E GLI ARRESTI 

La giornata di mercoledì è stata quella finora più segnata da proteste e arresti fuori dall’arena di Cleveland, dove alcuni uomini e una donna hanno dato fuoco, in due episodi distinti, a una bandiera americana. Due poliziotti sono rimasti leggermente feriti in scontri con manifestanti anti-Trump e almeno 17 persone sono state arrestate.

I manifestanti non hanno obbedito all’ordine di disperdersi, gli agenti sono avanzati per farlo rispettare e ne sono nati tafferugli. Lo riferisce il dipartimento di polizia di Cleveland. Le tensioni sono esplose solo a un isolato di distanza dalla Quicken Loans Arena che ospita la convention.

Le misure di sicurezza sono massime per la tensione persistente tra neri e bianchi e il rischio d’attentati.

“PLOTONE D’ESECUZIONE” PER HILLARY, IMBARAZZO E  SCUSE

A Cleveland, l’unità repubblicana resta basata su un unico minimo comune denominatore: gli attacchi a Hillary Clinton che, un consigliere dello showman, Al Baldasaro, vorrebbe davanti a un plotone d’esecuzione per tradimento.

Donald Trump ha preso le distanze dalle frasi shock su Hillary Clinton del suo consigliere, deputato del New Hempshire, che è ora sotto inchiesta. “Dovrebbe essere portata davanti a un plotone d’esecuzione e fucilata per alto tradimento”, ha detto a una radio di Boston Baldasaro, che fa parte della coalizione dei veterani che sostengono Trump ed è delegato alla convention.

Hillary “è una disgrazia per tutti, per le bugie che disse alle madri di quanti sono morti a Bengasi”, ha detto il deputato, reclamando giustizia per l’uccisione di quattro americani nell’attentato in Libia nel settembre del 2012.

Dopo le esternazioni di Baldasaro, è stato aperto un dossier a suo carico, mentre Hope Hicks, portavoce della campagna di Trump, ha precisato che il candidato alla presidenza non ne condivide le dichiarazioni.

Non è certo bastato a evitare la reazione della Clinton. “La costante escalation di retorica offensiva da parte di Trump rischia di alimentare quel tipo di odio che da tempo era stato relegato ai margini della politica americana”, ha dichiarato Hillary tramite i suoi portavoce. “Questa settimana si assiste alla convention repubblicana a un rafforzamento di questo pericoloso fenomeno”.

DI TRUMP IN TRUMP SUL PALCO

Se restano vivaci le polemiche sul discorso di Melania, la moglie di Trump, “copiato” da quello fatto nel 2008 da Michelle Obama, lo showman fa spallucce: “Tutta pubblicità”. Ma Meredith McIver, l’autrice del testo, ammette la colpa e offre le dimissioni, però respinte.

Orchestrata quasi come una festa di famiglia, la convention di Cleveland offre spazio a tutta la prole del magnate. Lunedì, la moglie; martedì, due figli Donald Jr e Tiffany; mercoledì, un altro figlio, Eric, tanta politica e pochi aneddoti personali, per la commozione di papà in platea. E oggi, per il gran finale, la prediletta Ivanka, un prodotto da esibizione.

(post tratto dal blog di Giampiero Gramaglia)

Cleveland: il vice, gli incidenti e il plotone d'esecuzione per Hillary

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