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I sondaggi hanno parlato, le previsioni sulla consultazione del 4 dicembre sulla riforma costituzionale Renzi-Boschi dicono che è avanti il No, ma il margine di incertezza è ampio. I dati dei diversi istituti concordano – con numeri più o meno simili – sulla possibile bocciatura della riforma, ma il dato sugli indecisi potrebbe cambiare il risultato, come hanno insegnato le ultime competizioni elettorali negli Usa e in Gran Bretagna. Inoltre, restano fuori dai sondaggi le previsioni sui voti all’estero, una fetta considerevole che potrebbe riservare sorprese. Ecco di seguito tutti gli ultimi sondaggi prima del silenzio che scatta il 19 novembre.

GPF

Secondo il sondaggio GPF condotto per Il Fatto Quotidiano, i Sì sarebbero al 26% e i No al 32%. Molto ampia la fetta degli indecisi, al 14,2%, di cui il 5,3% propende per il Sì e il 4,3 per il No; il restante 4,6%, invece, non ha idea di cosa voterà. Ancora più ampia degli indecisi la percentuale di persone che non intendono andare a votare: il 28,7% dichiara l’astensione dal voto. “L’elevato numero di indecisi – spiega Marco Cacciotto sul Fatto – con una forte propensione a votare (14,2%) e il fatto che, se si guarda alle motivazioni possibili di voto (i driver), tra quelle riconducibili a una preferenza per il sì e quelle riconducibili a una preferenza per il no, vi è un sostanziale pareggio”. Il No è in vantaggio, dunque, ma non si può escludere il sorpasso dei favorevoli alla riforma.

IPSOS

“Il vantaggio del No è abbastanza netto in uno scenario nel quale comunque permangono diversi elementi di incertezza: la ‘stabilità’ della decisione attuale espressa dagli elettori, il numero di indecisi e la partecipazione al voto. Nonché il voto dei residenti all’estero che solitamente non viene considerato nei sondaggi”. Con queste parole Nando Pagnoncelli conclude l’articolo del Corriere della Sera in cui ha esposto i dati dell’ultimo sondaggio di Ipsos condotto per il quotidiano di via Solferino. La scelta degli intervistati da Ipsos si schiera al 55% verso il No e al 45% verso il Sì, con oscillazioni del 15% per i contrari alla riforma e del 13% per i favorevoli, che potrebbero cambiare idea all’ultimo momento.

DEMOS

Il sostanziale vantaggio del No è stato riportato anche dall’agenzia Demos, secondo cui i contrari avrebbero raggiunto il 41% degli intervistati e i Sì il 34%, con una percentuale di indecisi al 25%. “La decisione ritardata (o non dichiarata) e l’indecisione potrebbero determinare variazioni profonde, nell’esito del voto. Fino a rovesciare le previsioni”, spiega Ilvo Diamanti dalle pagine di Repubblica.

DEMOPOLIS

Uno scarto di tre punti percentuali a vantaggio del No anche secondo le rilevazioni di Demopolis condotte per Otto e ½ e La7, con i Sì che si attestano sul 36% e i no al 39% e la fascia di indecisi al 25%. Il voto al referendum, riporta ancora Demopolis, sarà al 56% un “Sì o un No al Governo Renzi”, al 40% un “Sì o un No alla riforma” e il 4% non sa.

EUROMEDIA RESEARCH

Secondo Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research, sentita dal Messaggero, più ci si avvicina al voto più le persone si orientano per una posizione o per l’altra, ma il ragionamento sulla scelta “non va tanto nel merito della riforma ma sulla valutazione di quello che può essere meglio per una parte o per l’altra”. Secondo il suo istituto di ricerca, il No sarebbe in vantaggio del 52-54%.

TECNÈ

“La stragrande maggioranza degli indecisi è composta da elettori che hanno votato per quei partiti che oggi sono contrari alla riforma”, è questa una delle ragioni per cui il voto del 4 dicembre non vede una vittoria netta di una posizione sull’altra, o meglio, non vede una forbice così ampia tra il No e il Sì, No dato in vantaggio da tutti gli istituti. Gli incerti, dunque, sono ancora una volta la chiave di volta di queste votazioni, molto simili nella comunicazione e nella campagna elettorale a una vera e propria elezione politica.

LORIEN CONSULTING

Dall’ultimo rilevamento di Lorien Consulting condotto per Italia Oggi, il 44,5% degli intervistati propende per il Sì e il 47,5% per il No, con una stima sull’affluenza tra il 55 e il 58%. “Una seconda domanda sul voto rivolta soltanto agli indecisi comunque intenzionati a recarsi alle urne – spiega Antonio Valente, direttore Lorien – ha misurato che questi sono molto più propensi al Sì, e il loro apporto in un caso di affluenza superiore al 58% porterebbe ad uno scenario prossimo al testa-a-testa. Tra questi indecisi si misura un maggior numero di donne, di over 45 non particolarmente istruiti; circa l’11% è stato elettore di Renzi alle Europee (la maggior parte sono astensionisti) e il 42% dà tutt’oggi un giudizio positivo sul Governo. Tuttavia, oltre la metà di essi, non si sente ancora sufficientemente informato sul referendum” (leggi qui l’articolo completo).

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