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Con l’accavallarsi di problematiche di carattere geopolitico, l’Unione Europea ha dovuto più che raddoppiare gli sforzi per proteggere sé stessa e i suoi interessi. Ma come viene percepita l’azione dell’Unione Europea sul piano internazionale da parte dei suoi cittadini, in particolare rispetto alle questioni che riguardano la sua sicurezza e la sua linea di politica estera? Questa è la domanda che ha animato il lavoro dei ricercatori dell’Università di Siena Rossella Borri, Pierangelo Isernia, Carlotta Mingardi e Francesco Olmastroni, tradottosi in un report pubblicato sotto l’egida dell’iniziativa Joint.

Il report illustra i risultati di un sondaggio condotto in sei Paesi europei (Francia, Germania, Grecia, Italia, Polonia e Spagna) per valutare i sentimenti dell’opinione pubblica nei confronti della Politica estera e di sicurezza europea. I dati del sondaggio sono rivelatori: l’Europa viene considerata dagli intervistati come un attore di primo piano nell’arena internazionale soltanto sotto il punto di vista culturale, mentre viene considerata soltanto come “influente” in quello politico ed economico, mentre la scena è dominata dalle superpotenze americana e cinese.

I cittadini europei si mostrano più che favorevoli ad un’azione più risoluta e più autonoma all’interno del framework della Politica Estera e di Sicurezza Comune, ritenendo che la Nato (verso cui viene registrata in ogni caos un’opinione più che positiva) non offra le garanzie necessarie alla difesa territoriale del Vecchio Continente. Data questa attitudine, non sorprenda che la maggioranza degli intervistati sostenga l’abbandono della regola dell’unanimità, vista come troppo macchinosa e in adatta ai ritmi degli scenari contemporanei, per passare al voto a maggioranza.

Tuttavia, nonostante il sostegno verso maggiori capacità di difesa a livello europeo, la maggioranza non è disposta a rinunciare agli eserciti nazionali per una forza unificata, e mentre vede di buon occhio un aumento delle spese della difesa a livello europeo, solo una minoranza appoggia un incremento delle risorse nazionali destinate al budget militare.

Il tema apicale della guerra tra Russia e Ucraina, come si evince dallo studio, introduce però una potenziale dissonanza, e offre un’immagine di coesione decisamente inferiore rispetto a quanto viso sino ad ora: la percentuale più altra di intervistati nella maggior parte dei Paesi interessati dal sondaggio si dichiara pronta a sostenere l’Ucraina, ma questo sostegno si differenzia per intensità e per approccio, in particolare in Grecia e in Italia.

L’indagine suggerisce che, sebbene esistano le condizioni per una Politica Estera e di Sicurezza Comune più integrata, le élite politiche devono articolare un argomento persuasivo per riequilibrare il rapporto tra gli Stati membri e l’Unione in materia di esteri e difesa a favore di quest’ultima.

 

 

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