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Italia e Stati Uniti hanno co-presieduto un incontro di alto livello sulla Libia durante l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, dimostrando un impegno condiviso per affrontare lo stallo politico e le divisioni interne del Paese nordafricano. La partecipazione di numerosi Paesi chiave, tra cui Francia, Germania, Egitto e Turchia, sottolinea la rilevanza di questa iniziativa diplomatica congiunta che mira a mantenere vivo il dibatti su come stabilizzare la Libia e promuovere un percorso verso elezioni libere e inclusive. L’incontro riflette la volontà di Washington di rafforzare la sua presenza nella regione attraverso la collaborazione con Roma, storicamente impegnata sul dossier libico.

Questo sforzo congiunto è particolarmente significativo in un momento in cui la crisi della Banca Centrale libica e il blocco della produzione petrolifera minacciano ulteriormente la già fragile stabilità economica del Paese. L’accordo raggiunto da due dei tre principali organi di governo – c’è l’ok di Camera dei Rappresentanti e Alto Coniglio di Stato — per risolvere la crisi bancaria rappresenta un passo avanti, ma restano ancora numerosi ostacoli da superare, inclusa la resistenza del Consiglio Presidenziale a Tripoli.

Il contesto diplomatico dell’incontro onusiano italo-americano è particolarmente significativo: l’iniziativa congiunta dimostra come gli Stati Uniti vogliano rafforzare la loro presenza e coinvolgimento nella questione libica, appoggiandosi a un partner europeo di lungo corso come l’Italia. La sinergia tra Washington e Roma su questo dossier riflette un impegno comune per stabilizzare un’area di interesse strategico cruciale, che ha implicazioni sia per la sicurezza regionale che per la gestione dei flussi migratori.

Tra i risultati concreti dell’incontro, i co-presidenti hanno accolto con favore i progressi fatti dalla missione Onu, Unsmil, nel facilitare un accordo tra le parti libiche sulla nuova leadership della Banca Centrale, un passo essenziale per affrontare le conseguenze economiche della crisi recente. Questo successo viene considerato un imprescindibile punto di partenza per ristabilire la fiducia nelle istituzioni libiche e favorire un percorso verso elezioni presidenziali e parlamentari libere e inclusive.

Il comunicato congiunto ha inoltre sottolineato l’importanza di una gestione trasparente ed equa delle risorse petrolifere, ribadendo che queste appartengono a tutti i libici e non devono essere oggetto di strumentalizzazioni politiche. A ciò si aggiunge il rinnovato sostegno al cessate il fuoco del 23 ottobre 2020 e l’esigenza di una rapida rimozione dei mercenari stranieri (russi nell’Est, ma non solo) dal territorio libico, con l’obiettivo di unificare le istituzioni militari e di sicurezza del Paese.

Infine, è stato dato risalto alla necessità di migliorare il coordinamento e la condivisione di informazioni tra le forze di sicurezza libiche per potenziare le capacità di contrasto al terrorismo e la sicurezza delle frontiere. Questo punto riflette la volontà di costruire una Libia più sicura e stabile, che possa contribuire alla sicurezza dell’intera regione mediterranea e nordafricana.

Questo incontro, frutto di un impegno congiunto tra Italia e Stati Uniti, rappresenta dunque un tentativo concreto di portare la Comunità internazionale a un fronte comune per risolvere la complessa crisi libica, cercando di offrire una visione di stabilità e unità che va oltre le divisioni interne e le pressioni esterne.

Tuttavia, nonostante gli incoraggianti sviluppi riguardo alla crisi della Banca Centrale, il quadro generale in Libia rimane complesso e precario. La via per un accordo per risolvere la crisi della Banca Centrale aumenta significativamente le probabilità di una ripresa della produzione petrolifera. Ma non garantisce la fine del blocco petrolifero.

Da un lato, il supporto di Khalifa Haftar, leader delle forze dell’Est, suggerisce una certa disponibilità a riprendere i flussi di petrolio, soprattutto se l’accordo verrà pienamente implementato. Questo potrebbe rappresentare un segnale positivo per la stabilizzazione economica del Paese. Dall’altro, persistono le riserve del Consiglio Presidenziale, l’organo di governo basato a Tripoli (che si era insediato su mandato dell’Onu), che insiste sul suo diritto di nominare il consiglio di amministrazione della Banca Centrale.

In Libia, un accordo non è mai definitivo fino a quando non viene completamente attuato e ufficializzato. Sono ancora molte le incognite, e qualsiasi sviluppo positivo potrebbe essere compromesso da ulteriori divisione interne, che di fatto significano l’assenza di una vera e propria transizione legale e istituzionale. In altre parole, la stabilità resta fragile e l’equilibrio raggiunto potrebbe rapidamente deteriorarsi se non verranno superate le attuali divisioni politiche. Il lavoro diplomatico di Italia e Usa, e altri, mira a concretizzare questa finestra di opportunità.

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