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La sportellata è stata secca! Dura per l’America ufficiale, quella dell’«autorevole» corte, quella dell’opulente ed autoreferente  «serietà», l’America da bere!

Uno shock, i prossimi anni ci diranno quanto salutare, destinato comunque ed inevitabilmente a segnare il futuro anche dell’Italia. Un futuro politico che nel Belpaese si coniuga al costituzionale assumendo la scadenza assai ravvicinata del 4 dicembre.

L’indole moderata dell’elettorato italiano è solita rispondere alle sollecitazioni -soprattutto interne- con una reazione uguale e contraria. Ciò è accaduto anche recentemente. L’exploit dei 5 Stelle alle elezioni politiche del 2013 fu debitamente compensata dall’affermazione -in quel caso eccezionale- del PD alle elezioni europee del 2014 (con un netto ridimensionamento dei grillini) seguita da una sonora sconfitta dello stesso PD, sempre a guida Matteo Renzi, alle elezioni regionali del 2015 e dall’affermazione grillina alle recenti amministrativa.

Questa tendenza culturale dell’elettorato italiano alla “compensazione” potrebbe segnare anche la prossima cruna d’ago della politica italiana.

L’ondata di sconcerto disseminata dall’azzardo degli americani di puntare sull’ignoto, sconfessare ogni previsione, sconvolgere lo status quo per scommettere -quasi a scatola chiusa- su un “risettaggio” della politica USA e, più in generale, della politica mondiale -in queste ore nei bar della periferia italiana non si parlava d’altro- rischia, infatti, di portare acqua al mulino delle riforme e tradursi -per la regola del contrappasso- in un maggiore consenso per il Sì.

Certamente l’America non è l’Italia ma, storicamente, nel popolo italiano le vicende americane sono vissute come “vicende di casa”: come imminente ed immanente futuro. Ciò è capitato nel campo della musica fin dagli anni ‘50, ma anche per le mode e soprattutto nell’economia.

E siccome ciò che succede in America -prima o poi- accadrà anche da noi, la vicenda Trump in quanto “affare italiano”, potrebbe generare un maggior consenso verso “l’usato sicuro” che in questo caso è rappresentato non dal fronte del NO assai popolato di reduci ed ex, ma dal Governo e, al di là delle fandonie sulla personalizzazione -nella cultura individualista tutto è scientemente personalizzato-, dal suo Presidente.

Una reazione istintiva -di pancia o di «pratica saggezza»- che prescinde ogni merito e che questa volta, per timore del nuovo, potrebbe donare all’Italia quelle riforme attese da decenni.

vignetta Trump

Effetto Trump sul referendum del 4 dicembre

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