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Sapere aspettare è una gran cosa? Tutta l’attenzione dei “mercati”, dei leader politici europei, degli analisti, dei sondaggi e delle previsioni è rivolta al voto Brexit del 23 giugno. Una voce fuori dal coro, leggendo i report di alcune banche d’investimento, è quella di Teis Knuthsen, Cio di Saxo Private Bank che ricorda di non aver mai assistito a una tale massiccia campagna di paura come quella di quest’anno.

Inoltre, TK evidenzia che quando i leader europei parlano di punire il Regno Unito in caso di uscita non stanno certo curando gli interessi dei propri cittadini. Aggiunge che si tratta esattamente dello stesso meccanismo che sembra rendere impossibile per i leader europei realizzare che la Grecia sia effettivamente insolvente. Invece, viene preferita una soluzione economicamente irrazionale – che si traduce in una perdita di ricchezza complessiva per l’Ue.

In ballo c’è sì la capacità del Regno Unito di strappare nuove e più favorevoli condizioni all’Ue, ma anche l’incapacità dell’Ue di essere un organismo che sappia pensare in modo politico e non solo economico.

Tutti quindi preferiscono una soluzione economicamente irrazionale che si traduce in una perdita di ricchezza complessiva per l’Ue? Semplicemente TK ricorda che la Germania ha un surplus commerciale sostanziale nei confronti del Regno Unito. In tal caso la perdita di benessere sarebbe condivisa con la Germania? Ma sappiamo che se il Regno Unito optasse per la Brexit, avrebbe comunque due anni per negoziare i termini dell’uscita dal momento in cui sceglie di presentare la domanda (art. 50 del Trattato di Lisbona). Non si tratterebbe, quindi, di un collasso improvviso. Da quel momento – come non essere d’accordo – molto dipenderebbe da quale percorso verrà intrapreso dal Regno Unito: “libero scambio globale o campanilismo lillipuziano”? Sapere aspettare è una gran cosa e non bisogna volere tutto e subito.

Un’idea (balzana?) sulla Brexit

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