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Tutto questo parlare del successo incredibile che in sole 24 ore ha avuto “Pokémon GO” è servito forse a distogliere l’attenzione da una serie di elementi che è bene analizzare con cautela per poter, come sempre, avere una visione a 360° di ciò che accade, soprattutto in tempi moderni in cui il mondo dell’innovazione e delle tecnologie corre sempre più veloce e non facciamo in tempo a fermarci a scaricare un’app che già ne è uscita una più accattivante.

E’ un 2016 che sempre più ci ha abituati alla nascita di “unicorni”, avete presente quelli bianchi con il corno in fronte? Nel Medioevo si diceva che solo una vergine potesse catturarne e possederne uno, oggi invece solo un Venture(Capitalist) può…

Ma non siamo nel Medioevo, siamo nell’era delle Startup e nel gergo del Venture Capital un unicorno è proprio una semplice startup (spesso che operi in ambito tecnologico o digitale) con una piccola caratteristica però, ovvero che la sua valutazione supera la soglia di $1 miliardo. Attualmente ci sono oltre 250 startup che si qualificano come unicorni, con una valutazione aggregata che supera i $1.300 miliardi.
Non più tanto una leggenda.

Allora provo a divertirmi con qualche ipotesi e tirare giù qualche dato…
La prima informazione sospetta che sarà balzata agli occhi di tutti è che una volta installata l’app non c’è il classico “login with Facebook” ma un insolito e raro “login with Google”, cioè un’app che punta a diventare l’app più scaricata del mondo non ti permette l’accesso istantaneo e comodissimo tramite Facebook, anzi, addirittura non nomina minimamente da nessuna parte il social network più diffuso al mondo (neanche nella condivisione dei risultati o nell’invito di altri giocatori) ma si basa solo ed unicamente su un account Google (raramente utilizzato per giocare). Come se non bastasse, il fondamento dell’intero gioco è proprio uno strumento di google: “Google Maps”. Senza la fantastica mappa di google, infatti, il nostro allenatore di mostriciattoli non potrebbe muoversi per tutte le viette del mondo conosciuto e completare il suo esercito di demoni alla conquista del mondo in una nuova crociata all’insegna della Cristianità (ah no scusate mi ero fatto prendere dal fomento…).

Continuiamo con gli indizi degni di attenzione: il design di “Pokémon GO Plus” (uno strumento per videogiocatori, indossabile, in vendita a $34,99 e già esaurito) come se non bastasse, è un mix fra il logo dei Pokémon e il “segnaposto” di Google Maps. A sottolineare ancora una volta l’enorme legame fra Google e questo gioco.

Quindi finora sembrerebbe un’app google-centrica, piuttosto insolito. Ma a questo punto vediamo chi è il produttore di questo fenomeno mediatico, ci aspetteremmo di vedere in prima fila la Nintendo, ma non è proprio così, anzi, pare che la Nintendo, contrariamente da quanto sostenuto da qualche “giornaletto”, ci stia guadagnando poco o nulla. Infatti la società proprietaria di “Pokémon GO” a quanto pare è una (semi)sconosciuta “Niantic, Inc.”

Nome piuttosto familiare ora che ci penso, son quasi sicuro di ricordarmi che circa 6 anni fa Google lanciò una certa “Niantic Labs”, fondata da John Hanke. Lo stesso John, 12 anni fa, nel 2004 era stato acquisito dal colosso di Mountain View con la sua start-up “Keyhole” (che coincidenza, Google ha sborsato $35 milioni per questa start-up subito dopo che un fondo della CIA chiamato “In-Q-Tel” aveva investito entrando anch’esso nella società) da cui guardacaso nacquero Google Earth e Google Maps… ma non finisce qui, ora arriva il bello.

Nel 2012 la Niantic lancia un gioco chiamato “Ingress”, un videogioco di realtà aumentata che ha come interfaccia grafica proprio le Google Maps e come campo di gioco proprio il mondo (mancano solo i Pokémon dentro). Non viene pubblicizzato quasi per nulla, fa circa 14 milioni di downloads e centinaia di migliaia di persone partecipano a eventi dal vivo organizzati nell’ambito del gioco, ritorvandosi in vere e proprie “ronde di gruppo” (qualcosa di familiare con ciò che sta accadendo tramite Pokémon GO?)

Nel 2015, poi, la notiziona, Google improvvisamente cambia nome, o per essere precisi nasce “Alphabet” (la compagnia madre di Google) e, subito dopo, si decide di far diventare Niantic una società indipendente. Seppur Google sia rimasto come investitore, come conferma un dirigente di Google al Techcrunch«Niantic è pronta ad accelerare la propria crescita, diventando una società indipendente, cosa che li aiuterà ad avvicinarsi a investitori e partner nel mondo dell’intrattenimento. Saremo contenti di continuare a sostenerli mentre porteranno esplorazione e divertimento ad ancora più persone nel mondo».

Neanche due mesi dopo, Google, The Pokémon Company e Nintendo investono su Niantic, Inc oltre 20 milioni di dollari per porre le basi di Pokémon GO. A questo punto mi torna in mente un episodio che avevo quasi rimosso, il 1° Aprile di un quasi lontano 2014, Google fece un pesce d’aprile al mondo riempiendo le proprie mappe di Pokémon da catturare. Credo sia a questo punto più che scontato pensare che “Ingress” e il “Pesce d’aprile” non fossero fenomeni casuali e scollegati tra loro ma fossero veri e propri test. Anzi, probabilmente test di preparazione al lancio di un’arma che Google era costretto ad usare per non lasciare il monopolio “Social” a Zuckerberg. Dopo il fallimento (con tanto di figuraccia) di “Google Plus”, era forse impensabile veder nascere un fenomeno più virale di Facebook, eppure Google ci insegna che bastano qualche decina di milioni di dollari, un po’ di CIA, un genio sviluppatore, la nostra infanzia e, soprattutto, una strategia lenta ma ponderata per ottenere il risultato che nessuno poteva immaginarsi.

Pokémon GO, in sole 24 ore, nel primo giorno di lancio ha superato i downloads dell’app di incontri Tinder, ma anche quelli di colossi proprio come Facebook e Twitter. Gli utenti ci passano più tempo che su WhatsApp, Instagram, Snapchat e Messenger (attualmente la media giornaliera di fruizione è di oltre 45 minuti). Inoltre, il nuovo gioco Nintendo ha più ricerche su internet rispetto ai siti porno, come confermano i dati di Google Trends.

Dunque, il vero dato importante non è il record raggiunto di download o di utenti attivi ma il fatto che questo colpo incredibilmente strategico e mosso da determinate tecniche di psicologia di massa riposiziona improvvisamente Google nella dimensione social. Proprio quel campo di battaglia nel quale si pensava che non potesse più competere con Facebook.

Ed ecco che giorno dopo giorno Google, attraverso Niantic, sta raccogliendo proporzionalmente più utenti di Facebook ma, soprattutto, si tiene i loro dati senza doverli condividere minimamente con Mark.
Non solo, subito si aprono nuove frontiere per il Local Marketing, per l’eventistica e per moltissime altre dinamiche pubblicitarie. Ma più di tutto, Google mette il cappello (forse!) su un mondo nuovo che sembrerebbe già superare quello dei social, il mondo della realtà aumentata. Ora, la mano passa a Facebook, e per la prima volta sarà Zuckerberg a dover inventarsi qualcosa per provare ad entrare nel mercato della realtà aumentata e raggiungere Google.

Ma in tutto questo, Nintendo che c’entra? I Pokémon sono di Nintendo, qualcosa ci guadagnerà? NO. Probabilmente, contrariamente a quanto si vuol far credere e si legge su diversi giornali, il successo di Pokémon GO non si ribalterà interamente su Nintendo, questo dipende dalle quote di proprietà effettive del progetto. Pokémon GO è sviluppato e distribuito da Niantic, spin-off della società che sta in cima alla piramide di Google, Alphabet appunto. Anche Nintendo fa parte dell’azionariato della Niantic, ma in misura notevolmente più ridotta.

Per quanto riguarda lo sfruttamento dei Pokémon, questo è in capo alla Pokemon Co., della quale Nintendo ha solo il 32% e che incassa un “compenso per la compartecipazione” allo sviluppo del gioco Pokémon GO. In pratica, ogni guadagno di Pokémon GO passa attraverso Google e Pokemon Co. per arrivare infine a Nintendo con un processo i cui dettagli non sono pubblicamente reperibili. Secondo una stima degli analisti di Macquarie, il beneficio economico per Nintendo dall’app si limiterebbe al 13% del totale, mentre gli esperti del Financial Times sono più ottimisti ed indicano un 30%.

Ciò che è certo è che, come la società di analisi finanziaria Slice Intelligence fa sapere, Pokémon GO pochi giorni fa è riuscito nel difficile intento di produrre da solo il 47%dei ricavi totali giornalieri del mercato mobile.
In altre parole, in 24 ore il gioco ha generato più denaro di tutte le altre app messe insieme. Addirittura, molti degli utenti che hanno speso e stanno spendendo soldi veri nel gioco si sono approcciati per la prima volta al mercato delle microtransazioni e la percentuale di nuovi clienti si aggira intorno al 53%, generando guadagni pari a circa $6,5 milioni al giorno!

Estratto di un lungo posto pubblicato sul Blog di Gian Luca Comandini.

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