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Quando si parla della mancanza della libertà di espressione nel nostro Paese, frutto – come ovvio e scontato – della mancanza di democrazia e di libertà, si ha la sensazione di essere a teatro. O al cinema o in qualche luogo di divertimento e di grasse risate. Invece no, e non si può neanche scherzarci troppo su perché c’è un intero schieramento politico, il cosiddetto ‘campo largo’ della sinistra progressista, che nel nostro Paese sostiene apertamente e quotidianamente queste barzellette.

Non voglio infierire e mi fermo alla categoria più esposta e più popolare di questa denuncia. Cioè quelli che ogni sera, oppure ogni settimana, attraverso i programmi televisivi che conducono o a cui partecipano regolarmente, lanciano accuse precise e altisonanti. Accuse e sentenze che vengono poi amplificate e ingigantite dai rispettivi leader politici di riferimento. Al riguardo, e per onestà intellettuale, forse è anche opportuno ricordare alcuni aspetti non secondari.

Perché si tratta di persone che trascorrono le loro giornate negli studi televisivi, nei dibattiti pubblici, vengono intervistati dai giornali di riferimento politico e culturale, partecipano a convegni e a cortei e via discorrendo. Tutto corretto e legittimo, come ovvio. Ma c’è un piccolo particolare che, se siamo seri, trasparenti e senza paraocchi ideologici, non possiamo e non dobbiamo sottovalutare o, peggio ancora, sottacere.

Parliamo di professionisti dell’informazione e non solo – tra l’altro con contratti sontuosi e pesantissimi che i ceti popolari possono solo vedere con il binocolo e sognare di notte – che trascorrono, appunto, le giornate denunciando da tutti i pulpiti pubblici, in molti studi televisivi e organi di informazione che in Italia “la democrazia è a rischio” e ”la libertà di espressione” indebolita se non del tutto azzerata.

Denunce, appelli, sentenze e accuse che, lo ripeto, i capi dei partiti della sinistra poi amplificano ponendo una questione che infiamma le piazze, alimenta il dibattito pubblico e creando, al contempo, dei miti o addirittura delle “vittime” di questo clima di oppressione democratica, che sono comunque sempre strapagati e popolarissimi.

I nomi e i cognomi li conosciamo tutti talmente sono presenti in quasi tutte le Tv e in buona parte dei giornali di riferimento che costituiscono il circo mediatico del nostro Paese. Personaggi che invitano apertamente la pubblica opinione a ribellarsi e contestare il clima antidemocratico, anti costituzionale e anti libertà che staremmo vivendo. Ecco perché, forse, è arrivato anche il momento per introdurre una banale verità che molti sanno e che i principali protagonisti di questa narrazione, falsa e settaria, sperano che non emerga e che, di conseguenza, non venga percepita come tale dalla pubblica opinione.

Almeno da quella pubblica opinione che rappresenta la piazza di riferimento a cui si rivolgono i nuovi “martiri della libertà”, milionari e popolarissimi. E cioè, per dirlo con parole chiare e trasparenti, qui non c’è nessun rischio per la democrazia, qui non c’è nessun attentato alla libertà di espressione, qui non c’è nessun attacco ai principi e ai valori della Costituzione, qui non c’è nessun attacco alla libertà in generale.

Qui c’è, e molto semplicemente, un disegno politico finalizzato a creare un “mostro” – che è sempre lo stesso dai tempi della Dc e che si ripete, seppur con forme e modalità diverse adeguati ai tempi – che va abbattuto con tutti i mezzi a disposizione, pur di far ritornare la sinistra al potere e sconfiggere il nemico odiato e detestato e, purtroppo, votato dagli italiani. Le cose, a volte, sono molto più semplici di quel che appare. Al di là delle prediche e delle denunce dei simpatici milionari alto borghesi che vedono disastri per la nostra democrazia e dipingono scenari che, come è ovvio e scontato, sono presenti nelle loro teste e nelle loro menti ma che, comunque sia, producono straordinari fatturati ed indiscussa popolarità.

La barzelletta della mancanza della libertà di espressione. L'opinione di Merlo

Non c’è nessun rischio per la democrazia, qui non c’è nessun attentato alla libertà di espressione, qui non c’è nessun attacco ai principi e ai valori della Costituzione, qui non c’è nessun attacco alla libertà in generale. L’opinione di Giorgio Merlo

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