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Un titolo che ha tenuto botta nonostante l’ottovolante delle Borse ma anche una tiratina d’orecchie al governo, reo di fare pochino per invogliare gli italiani a investire i propri quattrini nel Paese e mettendo così Poste in allarme. Francesco Caio, l’ingegnere a capo del gruppo fresco di quotazione, due giorni fa è stato audito dai deputati della commissione Trasporti della Camera, per tracciare un primo bilancio a sei mesi dallo sbarco a Piazza Affari, avvenuto a ottobre, data che ha pressapoco coinciso con il varo del nuovo piano industriale 2016-2020 che porterà Poste a un profondo cambiamento.

2016, FUGA DALL’ITALIA?

C’è comunque qualcosa che preoccupa non poco il numero uno delle Poste. Ovvero la prospettiva che, in mancanza di incentivi agli investimenti in prodotti finanziari di Stato, Poste sia costretta a guardarsi attorno, magari all’estero, dove i rendimenti sono più alti e le regole più chiare. Il gruppo è da sempre infatti serbatoio del risparmio nazionale e il rischio è che risparmiatori stufi degli scarsi ritorni ritirino i propri risparmi: “Per salvaguardare i risparmi dei cittadini-clienti potremmo essere costretti a portare i loro investimenti fuori dove ci sono rendimenti”, ha spiegato Caio. “Noi gestiamo 476 miliardi di risparmio di italiani che sono alla ricerca di ritorni, perché i buoni fruttiferi e i Btp non li danno più. Dobbiamo garantire una prospettiva di ritorno, bisogna trovare possibilità di investimenti”. “In mancanza di una politica di investimenti – ha aggiunto – saremo costretti a portare il risparmio dell’Italia in Paesi dove ci sono infrastrutture e regole chiare: se dobbiamo garantire ai nostri risparmiatori dei guadagni, dobbiamo portare i loro risparmi dove ci sono i ritorni”.

L’ANDAMENTO DEL TITOLO

Un altro punto affrontato dall’ad di Poste, è stato l’andamento del titolo, a sei mesi dalla quotazione del gruppo a Piazza Affari. Non sono certo stati mesi facili per la Borsa, costantemente alle prese con i problemi del settore bancario i cui titoli hanno spesso trascinato al ribasso i listini. Caio è tuttavia parso abbastanza soddisfatto del trend del titolo Poste, il cui valore è aumentato del 17% dall’inizio delle contrattazioni: “Il titolo è leggermente sotto al livello di quotazione ma la valutazione va fatta in un contesto di mercato particolarmente critico, che ha visto Poste battere l’indice di mercato, con una performance migliore del 17%”, ha chiarito il manager.

LA (VERA) MISSIONE DI POSTE

Cosa c’è nell’immediato futuro di Poste? Sicuramente la revisione del rapporto con le famiglie, da sempre il vero bacino delle Poste. Caio ha parlato di vera e propria “missione” nel portare le famiglie verso nuovi strumenti finanziari, in grado di superare per rendimento quelli tradizionali, seppur con qualche rischio in più. Compito non facile, perché si tratta di accantonare, almeno in parte, prodotti collaudati come i buoni fruttiferi. Oggi “il sistema finanziario si trova in un contesto di interessi zero, il che significa che gli strumenti tradizionali hanno prospettiva di rendimento zero”. Dunque, “quando abbiamo clienti che ci chiedono strumenti che oggi possono dare prospettive di ritorno, dobbiamo indirizzare queste famiglie verso un nuovo territorio, e il ritorno si può generare solo in un contesto di qualche rischio”. Per Caio non ci sono dubbi: la ricerca di una nuova frontiera del risparmio rappresenta un “passaggio importantissimo per assicurare che Poste continui a dare quel livello di trasparenza e continui ad essere riferimento per il risparmio”.

POSTE E ATLANTE

Il risparmio però non è l’unico pilastro di Poste. C’è anche il comparto bancario, la cui espressione tradizionale è BancoPosta. Ora però si è aggiunto anche Atlante, il paracadute messo a punto dai maggiori istituti di credito e dalla Cassa depositi e prestiti per mettere in sicurezza le banche più traballanti e intervenire in caso di quotazioni flop, come nel caso della Popolare di Vicenza. Poste vi è appena entrata con la controllata assicurativa Poste vita. Un investimento giustificato da Caio  in un’ottica di “diversificazione degli impieghi che facciamo per conto dei cittadini alla ricerca dei ritorni dei loro investimenti”. L’ad, nonostante le domande dei deputati per maggiori dettagli, non ha voluto precisare l’ammontare dell’investimento che, secondo le indiscrezioni, dovrebbe aggirarsi intorno ai 240 milioni.

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