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È il più anziano nel nucleo di vaticanisti di La Stampa, il quotidiano che, col canale web Vatican Insider, dedica forse la maggior attenzione, nell’informazione italiana, ai Sacri Palazzi e alle vicende cattoliche in genere. Ma Marco Tosatti, classe 1947, genovese, di quel gruppo di esperti di Oltretevere è quello che, sul suo blog “San Pietro e dintorni”, scrive spesso le cose più scomode per Papa Francesco.

Notizie introvabili, salvo poche eccezioni, nel mainstream vaticanistico. Solo lui, per esempio, ha scritto in Italia che il primo lettore della messa di Francesco, in settembre, al Madison Square Garden di New York, era stato un notissimo militante del movimento gay statunitense, notizie non arrivata aldiqua dell’Atlantico.

Con Tosatti vogliamo capire di più dell’Esortazione sinodale Amoris Laetitia, letta da molti giornali laici come una notevole apertura sui temi dell’accesso ai sacramenti dei divorziati, mentre, la stampa cattolica s’è affrettata a dire che non cambia nulla.

Tosatti lei ha scritto molto dei due Sinodi che hanno condotto a questo documento, anche della dialettica, se non delle divisioni, che si produssero all’interno di quelle assise. L’Esortazione tiene conto di quanto fu detto in quelle assemblee, dove risulta che ci fu una dura contestazione della linea “aperturista” del cardinal Walter Kasper?

Credo che il documento firmato dal Papa tenga conto del fatto che la “linea Kasper” trovò in entrambi i Sinodi una opposizione molto ferma da parte quella che io penso sia la maggioranza dei partecipanti; e questo nonostante tutti i tentativi da parte degli organizzatori delle assemblee di dirigere i lavori nella direzione da essi voluta. Basta ricordare che il numero degli invitati papali a partecipare con diritto di voto era circa il doppio dei sinodi precedenti.

Papa Francesco avrebbe voluto qualcosa di diverso?

Per quanto riguarda i divorziati-risposati, credo di sì. Ma le parole di Gesù nel Vangelo, la dottrina costante della Chiesa sul tema e il parere di esperti e teologi l’hanno obbligato a essere più prudente. È così che mi spiego il suo discorso molto seccato alla fine del Sinodo, e le sgridate a chi difende la dottrina, ripetute anche di recente.

Durissima, quasi stizzita, l’ultima omelia a S.Marta…

A quello che mi dicono, e che mi sembra plausibile, larga parte del testo del documento era stato preparato durante l’estate scorsa, ed è stato poi aggiornato dopo ottobre.

Nelle molte pagine del documento ci si preoccupa di dire che la dottrina non cambia ma, a livello di prassi, ossia di pastorale, si suggeriscono molti cambiamenti sulla questione nodale ossia i sacramenti ai divorziati. Lei è d’accordo? E quali sono secondo lei i passaggi più significativi?

L’Esortazione vive di questa doppia linea; e cioè dell’affermazione che la dottrina sul matrimonio è la sua indissolubilità, che ha fondamento nelle parole di Gesù del Vangelo, particolarmente nette, e in “controcultura” anche all’epoca in cui furono pronunciate, non cambia. E poi…

E poi?

E poi la possibilità non espressa in maniera netta, e in una nota sulla possibilità dell’accesso ai sacramenti, fra cui l’eucaristia.

Per esempio?

Le cito alcuni passaggi: “[…] la disciplina sacramentale, dal momento che il discernimento può riconoscere che in una situazione particolare non c’è colpa grave”. Oppure: “La Chiesa possiede una solida riflessione circa i condizionamenti e le circostanze attenuanti. Per questo non è più possibile dire che tutti coloro che si trovano in qualche situazione cosiddetta ‘irregolare’ vivano in stato di peccato mortale, privi della grazia santificante. I limiti non dipendono semplicemente da una eventuale ignoranza della norma. Un soggetto, pur conoscendo bene la norma, può avere grande difficoltà nel comprendere ‘valori insiti nella norma morale’ o si può trovare in condizioni concrete che non gli permettano di agire diversamente e di prendere altre decisioni senza una nuova colpa”.

E poi c’è il tema dell’accesso ai sacramenti.

Esattamente, quando si dice che: “In certi casi, potrebbe essere anche l’aiuto dei sacramenti”. Per questo, “ai sacerdoti ricordo che il confessionale non dev’essere una sala di tortura bensì il luogo della misericordia del Signore”. E ancora: “Ugualmente segnalo che l’eucaristia ‘non è un premio per i perfetti, ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli'”.

Solo suggerimenti, appunto.

Suggerimenti, consigli, esortazioni; ma che sono sufficienti per permettere alla corrente più “aperturista” di organizzare, come è accaduto, una campagna mediatica a tappeto per esaltare la rivoluzione, una rivoluzione nelle note a pie’ di pagina.

Senta Tosatti, il combinato disposto fra Motu Proprio, emanato da Papa Bergoglio nel settembre scorso e che semplifica l’annullabilità fino quasi a ricondurla alla semplice volontà degli sposi, e questa Esortazione, quali scenari apre?

La possibilità concreta che in certi casi si arrivi a una “privatizzazione” del fenomeno. Il Papa si secca molto, quando sente parlare di “divorzio cattolico”, ma è una delle possibilità molto reali e concrete dell’insieme di questi documenti e non si può non dirlo.

Il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, cardinal Gerhard Ludwig Müller, nominato da Benedetto XVI, in settembre, aveva riparlato di scisma. È un rischio reale se certi episcopati, come quello tedesco, useranno l’autonomia che anche il documento sembra riaffermare?

La Chiesa tedesca è una Chiesa ricchissima in soldi e strutture, e in drammatico calo di fedeli.

E quindi?

C’è chi dice che per questo motivo si sia lanciata in una “semplificazione” delle regole e degli obblighi per i credenti. È la strada che hanno seguito le confessioni protestanti storiche; ma non sembra che abbia funzionato. Non credo che rinunciare a esprimere quello che è contro-culturale nel mondo di oggi aiuti.

Perché?

Perché, anzi, solo se uno è fedele a se stesso, a quello in cui crede, ed è coerente, appare credibile. Anche all’esterno. Se ti vedo disposto a negoziare sui tuoi principi, perché dovrei stimarti?

Sono rimasti fuori dall’Esortazione temi che stanno a cuore alla Chiesa più progressista, come i gay e il sacerdozio femminile. Saranno il prossimo appuntamento?

L’Esortazione apostolica è molto dura e netta sull’equiparazione di unioni che non siano fra un uomo e una donna. Il Papa si è espresso molte volte, e senza esitazioni o dubbi, su questo tema; così come sull’ideologia “Gender”. Non credo che farà mutamenti in questo senso. E un discorso analogo vale per il sacerdozio femminile.

Quindi?

R. Quindi penso piuttosto che potrà esserci qualche novità, sempre in situazioni pastorali particolari, come l’America Latina, per quello che riguarda l’ordinazione sacerdotale di uomini già sposati, i cosiddetti “viri probati”.

(Pubblicato su Italia Oggi, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

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