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La Corea del Sud sta valutando come modellare l’approccio nei confronti della Russia sulla scia della recente intensificazione della cooperazione con la Corea del Nord, suggerendo che i tentativi di Mosca di minacciare Seul per indurla a negare gli aiuti all’Ucraina sono ormai falliti.

Il direttore della sicurezza nazionale sudcoreana, Chang Ho-jin, ha spiegato il 23 giugno che il tipo di sostegno militare che la Corea del Sud fornirà all’Ucraina dipenderà dalla profondità e dall’evoluzione della cooperazione militare russa con la Corea del Nord. Aspetto che per altro serve a ribadire, ce ne fosse bisogno, come le dinamiche dei macro quadranti strategici di Europa e Asia siano interconnessi anche nelle dinamiche di causa/effetto.

Il 20 giugno Chang aveva già dichiarato che l’accordo di partenariato strategico Russia-Corea del Nord annunciato il giorno precedente avrebbe incoraggiato la Corea del Sud a cambiare la sua politica — quella con cui ha fornito sostegno a Kyiv sin dal febbraio 2022, ma vietando il trasferimento di armi all’Ucraina. E ancora: il 21 giugno la sudcoreana Yonhap ha riferito che Seul sta prendendo in considerazione l’invio di proiettili di artiglieria da 155 mm e di sistemi di difesa aerea non specificati in Ucraina.

Il presidente russo, Vladimir Putin, aveva minacciato Seul il 20 giugno, affermando che avrebbe commesso “un errore molto grande” se avesse deciso di fornire armi al Paese invaso. I funzionari diplomatici russi hanno poi cercato di reagire alla dichiarazione di Seul sulla fornitura di aiuti all’Ucraina, sostenendo che si tratta di un “ricatto” nei confronti della Russia.

Secondo i dati del Center for Advanced Defense Studies (C4ADS), la Corea del Nord ha consegnato alla Russia oltre 74.000 tonnellate metriche di esplosivi (equivalenti a circa 1,6 milioni di proiettili d’artiglieria) tra l’agosto 2023 e il gennaio 2024. Il Washington Post ha riferito che queste spedizioni nordcoreane sono arrivate in 16 siti in Russia, 12 dei quali vicini a depositi di munizioni noti.

La Russia sta triangolando con Nordcorea e Cina un sistema di elusione delle sanzioni occidentali. Non a caso, Putin ha portato con sé a Pyongyang anche il governatore di Primorsky Krai, la regione russa che confina con la Corea del Nord, quella in cui si svolgono gran parte dei traffici in violazione delle sanzioni economiche fra Russia, Cina e Corea del Nord.

Questo allineamento dell’asse dei Paesi anti-occidentali revisionisti riflette le sue problematiche sui like-minded occidentali asiatici. Per la Corea del Sud e per il Giappone (che intanto ha imposto nuove sanzioni contro compagnie cinesi collegate alla Russia) è una sfida al limite dell’esistenziale: la sovrapposizione di interessi Mosca-Pyongyang, che va dall’Ucraina alla Penisola Coreana e Mar del Giappone fino alle Curili, è un elemento che richiede ingaggio diretto e contro cui Tokyo e Seul trovano supporto da parte di Washington e Bruxelles.

La questione è molto differente dagli equilibri con Pechino — che è un rivale sistemico di Corea e Giappone, ma anche un partner commerciale di primaria importanza. Nei confronti di Mosca e di Pyongyang i due alleati asiatici dell’Occidente non intendono cedere di un millimetro. Una linea che d’altronde segue quella occidentale: sia Usa che Ue cercano forme di dialogo con la Cina che non concedono ad altri rivali, come appunto Russia o Corea del Nord. D’altronde, come scrive il Japan Times, questa situazione non fa rafforzare la cooperazione nippo-coreana in asse con Washington.

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